Eletto per acclamazione dopo una lettera arrivata direttamente da Silvio Berlusconi che ha sbloccato lo stallo per la successione di Roberto Occhiuto ed evitato una conta formale interna al partito. Il suo ruolo come capogruppo di Forza Italia sarà ricoperto da Paolo Barelli, che è anche presidente della Federnuoto. Il deputato, considerato vicino ad Antonio Tajani, era stato ‘sfidato’ da Sestino Giacomoni, che ha deciso di sfilarsi dalla corsa alla presidenza del gruppo dopo la missiva inviata dal fondatore di Fi al fine di salvaguardare l’unità. “Ora serve unità, lavoriamo perché il ruolo di Forza Italia sia centrale nel centrodestra e incida di più nelle scelte del governo”, ha detto Barelli – 67 anni, membro della Commissione attività produttive – nel suo intervento in assemblea.
Ma né l’intervento del leader né le parole di Barelli sono state sufficienti a disinnescare la lotta intestina che si consuma ormai da mesi dentro il partito. Dopo la lettera di Berlusconi, il ministro Renato Brunetta aveva chiesto lo scrutinio segreto per garantire la massima trasparenza all’elezione. Un documento che era stato firmato da un terzo dei deputati (26, come da statuto) ma, a quanto si apprende, dopo l’indicazione dell’ex presidente del Consiglio, Pietro Pittalis avrebbe ritirato la sua firma. A quel punto Occhiuto, eletto come presidente della Regione Calabria, avrebbe proposto come mediazione Barelli capogruppo e Giacomoni come vice. Una soluzione per evitare il voto dei 77 deputati che avrebbe avuto anche il sapore della ‘conta interna’ tra le due ali del partito, quella ‘conservatrice’ a cui appartiene Barelli e quella ‘moderata’ della quale è espressione Giacomoni, 54enne vicepresidente della Commissione finanze. Non c’è stata, ma a quanto si apprende non sarebbero mancati diversi sfoghi durante l’incontro e la mossa di Brunetta testimonia l’insofferenza che si respira dentro Forza Italia.
A sopire gli animi non è bastata nemmeno la lettera di Berlusconi, chiarissimo nella sua indicazione: “Caro Roberto, dopo un’attenta valutazione designo come tuo successore l’onorevole Paolo Barelli”, aveva scritto il fondatore di Forza Italia. Giacomoni ha spiegato che la sua candidatura “non era per dividere ma per unire, ma essendo venuto meno il voto segreto ed essendo arrivata la designazione del presidente dobbiamo essere tutti uniti intorno a lui che finalmente è tornato a Roma e sta lavorando per noi per rilanciare” il centrodestra e Forza Italia. “Non ha senso dividersi – ha aggiunto – perché le guerre intestine ci fanno perdere spazio e consenso. Io e Barelli non saremo mai nemici, anzi vi posso dire che siamo innanzitutto amici e leali a Berlusconi”. Ma il redde rationem formale tra l’ala di Tajani e quella moderata che ruota attorno a Carfagna, Gelmini e Brunetta sembra solo rinviato.