Il Senato ha approvato l'ordine del giorno unitario di Pd, Leu, Psi, M5s, Iv e Autonomie, che ha "ammorbidito" le quattro mozioni precedenti con una parziale retromarcia. Approvata anche la mozione "alternativa" del centrodestra che impegna il governo a "contrastare tutte - nessuna esclusa - le realtà eversive", senza riferimenti al neofascismo. Quest'ultima è stata votata anche dall'ex capogruppo dem Andrea Marcucci
Il Senato ha approvato l’ordine del giorno unitario presentato da Pd, Leu, Psi, M5s, Iv e gruppo delle Autonomie che impegna il governo “a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”. Ma anche la mozione “alternativa” del centrodestra che invece lo impegna, molto più genericamente, a “valutare le modalità per attuare ogni misura prevista dalla legge per contrastare tutte – nessuna esclusa – le realtà eversive che intendano perseguire il sovvertimento dei valori fondamentali dell’ordinamento costituzionale e, di conseguenza, che rappresentano un concreto pericolo per l’impianto democratico”. E quest’ultima, a sorpresa, è stata votata anche dal senatore ed ex capogruppo del Pd Andrea Marcucci, in discontinuità dal resto del gruppo.
L’ordine del giorno del centrosinistra – un atto di indirizzo politico meno importante – aveva preso il posto delle quattro mozioni che chiedevano di applicare il dettato costituzionale sul divieto di riorganizzazione del partito fascista, con il riferimento iniziale a “valutare le modalità”. Una parziale retromarcia che lascia aperte tutte le porte. Il dibattito, infatti, ruota intorno alle due alternative previste dalla legge Scelba del 1952: lo scioglimento d’urgenza con decreto-legge del governo o quello per decreto del Viminale a seguito di una decisione giudiziaria. “Qualora – recita il testo – con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il ministro per l’Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione o movimento. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo (…) adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’art. 77 della Costituzione”.
È stata votata però anche la mozione presentata dal centrodestra (prima firmataria la capogruppo di Forza Italia Annamaria Bernini) dal cui dispositivo è assente ogni riferimento al neofascismo: anzi, nelle premesse si sottolinea che alla manifestazione di Roma hanno partecipato “moltissime famiglie con bambini” e si chiede di “distinguere in maniera chiara il piano della tutela della salute e delle resistenze (…) alle misure adottate in tale ambito, da quello più strettamente politico legato a contrapposizioni di tipo ideologico“. Nel testo si legge inoltre che “la legge Scelba contempla la possibilità di scioglimento per decreto come extrema ratio rispetto alla mancanza di altri strumenti per raggiungere lo stesso obiettivo” e che “non è nello spirito del nostro ordinamento costituzionale consentire l’adozione di misure di restrizione delle libertà fondamentali, tanto più quelle di natura politica, senza un’attenta ponderazione delle pluralità di interessi in gioco”.