Nuovo record per il bitcoin che supera i 66mila dollari. Da giorni la criptovaluta “flirtava” con questa soglia spinto dall’esordio a Wall Street di un Etf (un fondo che si limita a replicare la composizione di alcuni indici) dedicato alla moneta digitale più famosa. Nell’ultimo anno il bitcoin ha più che raddoppiato il suo valore e la corsa non si arresta nonostante lo scetticismo espresso di recente da alcuni grandi nomi della finanza. La settimana scorsa l’amministratore delegato di Jp Morgan Jamie Dimon ha affermato che il bitcoin è “inutile”. A chi gli chiedeva come mai consentisse ai clienti della sua banca di avere un’esposizione alla valuta digitale, Dimon ha risposto facendo un parallelo con le sigarette: “Non penso che si debbano fumare le sigarette, ma i nostri clienti sono adulti“.

Nelle ultime settimana gli Stati Uniti hanno superato la Cina in termini di numeri di “minatori” ossia strutture di computer che lavorano alla creazione di monete digitali come previsto dall’algoritmo che sostiene la criptovaluta. Pechino ha di recente imposto divieti sulla produzione della criptovaluta, innescando una fuga verso nuove destinazioni. Secondo i dati di Cambridge Centre for Alternative Finance, fra maggio e luglio la quota globale cinese di hashrate – l’unità per misurare la potenza di elaborazione della rete Bitcoin – è crollata a zero, mentre quella americana è schizzata al 35,4%, in aumento del 428% rispetto al settembre 2020. In rialzo anche la quota del Kazakhstan, salita al 18%.

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