La vita di Marta Russo oltre il delitto, oltre la morte. S’intitola Marta – il delitto della Sapienza e andrà in onda giovedì 21 ottobre alle 21.15 su Rai2 e disponibile su RaiPlay. Non un film di ricostruzione sull’incomprensibile uccisione della ragazza e nemmeno un documentario per svelare clamorose verità. L’opera diretta da Simone Manetti e prodotta da Rai Documentari e Minerva Pictures è un documentario che, come afferma Manetti, “nasce dalla sfida di partire da un atto dolente come la morte per raccontare la vita, invece di seguire il solito binario crime”. “Ci siamo avvicinati a tutto il materiale di repertorio e delle teche Rai, fondamentale per ricostruire anche l’aspetto sociale di quegli anni – ha spiegato – Poi c’è il repertorio familiare più intimo, le fotografie e il cardine del progetto che sono i diari segreti di Marta: un mezzo non tanto per raccontare una persona ma cercare di avvicinarsi il più possibile a lei, come se fosse la persona stessa a raccontarsi”.
“Dopo 24 anni in cui Marta è sempre stata una semplice foto nell’immaginario collettivo, finalmente torna a essere una persona grazie a questi diari che ho trovato per caso nella nostra camera, all’interno di un armadio”, ha raccontato Tiziana Russo, sorella di Marta. “Pensavo fossero semplici appunti di università, invece erano diari segreti: mi ha emozionato, ho iniziato a leggerli con grande fatica e poi mi sono sentita vicina a lei”. In una della pagine del diario, mostrate in anteprima alla stampa nella presentazione del documentario si legge: “Voglio essere felice in questa vita, e non in futuro, ma nel presente, per ogni attimo che vivo. Perché non so quanto potrò vivere e cosa ci sarà dopo”.
Marta Russo fu vittima, la mattina del 9 maggio 1997 da un proiettile vagante calibro 22 che le si conficcò nella nuca, mentre assieme all’amica Jolanda Ricci percorreva un vialetto della città universitaria tra le facoltà di scienze politiche e giurisprudenza. Subito ricoverata al policlinico Umberto I morì cinque giorni dopo. Dell’omicidio furono accusati e giudicati colpevoli in Cassazione Giovanni Scattone per omicidio colposo e Salvatore Ferraro per favoreggiamento personale. Tra ipotesi di “delitto perfetto”, scambi di persona, terrorismo, e colpo partito accidentalmente gli italiani seguirono per mesi indagini, interrogatori di testimoni e presunti colpevoli, come forse solo nel caso di Vermicino.