Steve Bannon, il controverso ex stratega di Donald Trump alla Casa Bianca, è accusato di oltraggio al Congresso americano dalla Commissione che indaga sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. La Commissione ha votato all’unanimità una risoluzione nei suoi confronti dopo che si è rifiutato di testimoniare nel corso dell’indagine e per questo ha richiesto alla Camera di incolparlo formalmente: il voto della Camera sul provvedimento si terrà giovedì. In caso di approvazione, la questione passerà poi al Dipartimento di Giustizia, che deciderà se accusare formalmente Bannon. L’ex consigliere del tycoon potrebbe essere quindi anche arrestato per il mancato rispetto del mandato di comparizione.
Il presidente della commissione, il deputato democratico Bennie Thompson, ha affermato che Bannon “è solo nella sua sfida totale alla nostra citazione in giudizio” e ha aggiunto che l’ex stratega di Trump potrebbe essere “disposto ad essere un martire” per “mascherare” ciò che è successo il 6 gennaio e dimostrare la sua “completa lealtà” all’ex presidente. Il fatto che Bannon e Trump rivendichino il privilegio esecutivo “sembra rivelare un’unica cosa”, ovvero che “Trump era personalmente coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione del 6 gennaio”, afferma Liz Cheney, la repubblicana vicepresidente della Commissione che indaga sull’assalto al Campidoglio. Cheney quindi si rivolge ai suoi colleghi repubblicani in Congresso: “Sapete che non ci sono prove di frodi elettorali in grado di capovolgere l’esito del voto. Sapete che questa accusa e’ falsa”, dice riferendosi alle parole che Trump va ripentendo da mesi, ovvero che e’ stato sconfitto alle elezioni a causa di frodi.