Filiera Italia, Federalimentare, Agrinsieme, Coldiretti, Assobibe. Esultano tutti – e in qualche modo anche i Cinque Stelle – per il rinvio dell’attuazione della sugar e plastic tax deciso martedì nel Documento programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri. Il comparto più agevolato dall’ennesimo posticipo della misura festeggia e rilancia con la richiesta di abolizione, mentre c’è solo Greenpeace a criticare l’ennesimo “inaccettabile” rinvio, che tiene a bagnomaria la nuova tassa questa volta fino al 2023: “Perdiamo l’ennesima importante occasione per tassare un comparto industriale inquinante e destinare i proventi a una vera riconversione sostenibile del settore. Il governo della finzione ecologica mantiene l’industria in un passato ancora dipendente dalle fonti fossili”, scrive l’associazione ambientalista.
E i produttori accolgono il segnale come un’arma di rilancio. Il rinvio al 2023 “fa tirare un sospiro di sollievo”, dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, prima di alzare l’asticella: “Rimaniamo sempre dell’idea, però, che sugar e plastic tax siano due misure da abolire perché dannose per le aziende”, vaticinando una contrazione di volumi d’affari per la filiera che metterebbe a rischio 5mila posti di lavoro. Stessa lunghezza d’onda per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: “Avremmo preferito senza dubbio la cancellazione, ma in un momento tanto cruciale per il rilancio della nostra economia, la scelta di posticipare l’ingresso di nuovi balzelli che avrebbero avuto come unico obiettivo quello di zavorrare un settore sempre più cruciale per la ripresa, non può che essere una buona notizia”.
La mossa viene invece giudicata insufficiente da Assobibe, l’associazione di Confindustria, il cui presidente Giangiacomo Pierini ha spiegato durante l’audizione in Conferenza delle Regioni come il settore si aspetti un intervento definitivo sulle due imposte che pendono sul settore come una spada di Damocle: “Per tornare ai livelli pre pandemia e garantire una crescita duratura nel tempo – ha detto Pierini – le imprese hanno bisogno di segnali coerenti dal governo, non della conferma di nuove tasse su un singolo settore produttivo”. Di scelta positiva parla il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, sollecitando il governo a valutare l’abrogazione: “Continuiamo a chiederne l’eliminazione perché si tratta di una misura fortemente restrittiva che indebolisce non solo il settore della trasformazione, ma tutta la filiera”.
La sospensione – che era stata chiesta pubblicamente dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi pochi giorni fa – trova d’accordo anche il deputato pentastellato Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura della Camera: “Oltre a far tirare un sospiro di sollievo all’industria di trasformazione, ci permette di avere il tempo per avviare un dibattito e un confronto più approfondito su queste questioni”, ha affermato auspicando che si intraprendono “altre vie a quella della tassazione” perché “non va criminalizzato il singolo alimento ma il comportamento di consumo, lo stile di vita nel suo insieme”. Secondo Gallinella una “transizione concreta” è “possibile anche senza la necessità di nuove tasse: non servono imposizioni ma dialogo, come dimostrano i risultati concreti raggiunti con il protocollo stipulato tra Assobibe e ministero della Salute che ha portato al taglio di circa il 30% di zucchero dal 2015″. Le imprese, aggiunge, “devono sapere che c’è uno Stato che ascolta, accogliendo le richieste e trovando mediazioni efficaci affinché rimangano sul nostro territorio e non siano costrette a delocalizzare, dato che non sarebbe vietata l’importazione da altri Paesi”.
Per Patuanelli la misura avrebbe avuto un “impatto importante” sull’industria della trasformazione e quindi il rinvio “agevolerà la chiusura del tavolo sul prezzo del latte”. In sostanza, ad avviso del ministro dell’Agricoltura, adesso l’industria della trasformazione “aderirà con più serenità alla proposta dei produttori e della grande distribuzione organizzata”. Di tutt’altro tenore la reazione di Greenpeace che sottolinea come “qualsiasi ritardo nell’attuazione di misure politiche giuste e urgenti è un pesante fardello per gli ecosistemi e le future generazioni”. E chiede al governo di fare “marcia indietro” per non “darla vinta alle lobby a scapito delle persone e del pianeta”. In altri termini: “Com’è possibile che il governo scelga di anteporre gli interessi dell’industria della plastica a quelli dei cittadini?”. Protesta solo la Regione Lazio con Roberta Lombardi (M5s): “Un nuovo, inaccettabile, rinvio. Doveva entrare in vigore già nel luglio 2020 ma invece, dopo essere già stata rimandata più volte, ora slitterà addirittura al 2023 – dice l’assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale – Sono azioni mancate come questa che danno ragione a Greta Thunberg e agli altri ragazzi di Friday For Future quando accusano i politici di limitarsi alle vuote promesse del loro ‘bla bla bla’”.