Con qualche patema di troppo e con una partita bruttina, ma la Juventus vince anche a San Pietroburgo contro lo Zenit. Un 1 a 0 e che vale la vetta del girone Champions a punteggio pieno. Una vittoria arrivata con un gol di Kulusevski arrivato all’88esimo minuto, in una partita in cui i bianconeri non hanno brillato.

E va detto che è quasi delittuoso per la Juve non approfittare già nel primo tempo della pochezza dello Zenit. Perché se non si può dire che la squadra russa sia scarsa, colpisce l’assoluta nullità che nei primi 45 minuti i giocatori di Semak mostrano, in particolare nella costruzione della manovra, buttando via un sacco di palloni. Il pragmatismo puro di Allegri avrebbe voluto un paio di morsi ben assestati e affondati nelle debolezze dell’avversario a placarne ogni velleità. E invece paradossalmente è addirittura lo Zenit ad avere le migliori occasioni nel primo tempo: con un destro potente ma centrale da fuori di Claudinho che impegna Szczesny forse più del dovuto e un colpo di testa da calcio d’angolo di Dzyiuba.

La Juve potrebbe mordere in apertura di secondo tempo con un’invenzione di Morata per McKennie, che però non riesce a superare il portiere russo. Ecco, la chiave sarebbe proprio quella: il lampo di Morata. Già perché nel pragmatismo allegriano i lampi dei big sono condizione vitale. Ma ne arrivano pochi con Chiesa che non riesce a liberare la sua esplosività e gli altri che si infrangono sulla tignosa difesa dello Zenit. Sembrerebbe quasi che si cerchi ancora Ronaldo. E d’altronde è anche fisiologico per una squadra che fino a qualche mese fa aveva nel portoghese una sorta di parafulmine che nei momenti difficili ha tolto le castagne dal fuoco. Ma Cr7 non c’è più e vista la gara bloccata Allegri inserisce chi può scuoterla: Cuadrado, Kulusevski e poi Kean.

Le difficoltà della Juve sembrano ringalluzzire lo Zenit che prova le sortite offensive inserendo anche l’iraniano Azmoun, ma alla fine sono pochi i pericoli portati dai russi dalle parti di Sczezsny. E alla fine ha ragione Allegri: è proprio lo svedese Kulusevski, nuovo entrato, a portare in vantaggio la Juventus a tre minuti dalla fine, nella maniera che gli è meno congeniale: con un colpo di testa su un bel cross di De Sciglio.

Di cortomuso dunque, anche dopo una gara così così: quel che chiede Allegri, anche se qualche patema di troppo a San Pietroburgo la Juve l’ha avuto. Servirebbe qualche idea in più: servirebbe Dybala, per intenderci, che dovrebbe essere, com’è stato in passato, una delle armi in più della squadra di Allegri. Ma restano i numeri: la Juve è prima a punteggio pieno, con cinque vittorie consecutive, sei nelle ultime sette partite tra campionato e Champions ed è a tutti gli effetti tornata a far paura dopo l’avvio difficile. Ad Allegri proprio quello era stato chiesto: i numeri.

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