La 18enne di Sestri Levante (Genova) era morta il 10 giugno scorso dopo aver partecipato a un open day AstraZeneca. Dopo il suo caso si era deciso di riservare l'uso del vaccino di Oxford agli over 60. I consulenti della Procura evidenziano anche come la compilazione del questionario nell'hub vaccinale di Lavagna e gli step seguiti dai medici vaccinatori siano stati corretti
Il decesso di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante (Genova) morta il 10 giugno scorso dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca, è “ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi della vaccinazione”. Lo scrivono i periti della Procura di Genova Luca Tajana e Franco Piovella, nelle 74 pagine di relazione consegnata ai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo in cui analizzano le cause della trombosi cerebrale per carenza di piastrine che ne ha causato la morte. Come hanno sempre sostenuto i suoi familiari, anche secondo i medici Camilla non aveva patologie pregresse e non aveva assunto farmaci che potessero interferire con il vaccino. Sulla vicenda è aperto un fascicolo per omicidio colposo nei confronti di ignoti.
Il 25 maggio la ragazza aveva aderito a uno degli “open day” organizzati dalla Regione Liguria nel mese di giugno, in cui veniva somministrato AstraZeneca a tutti i cittadini prescindere dalla fascia di età. Proprio dopo la sua morte si era deciso di riservare in via preferenziale l’uso del vaccino di Oxford agli over 60. Nella relazione dei periti si evidenzia anche come la compilazione del questionario nell’hub vaccinale di Lavagna e gli step seguiti dai medici vaccinatori siano stati corretti: la “familiarità” alla piastrinopenia citata nella documentazione clinica sequestrata, infatti, non riguardava lo stato di salute di Camilla, ma il fatto che fosse un suo parente a soffrirne.
Per quanto riguarda, invece, l’operato del personale del pronto soccorso di Lavagna – che rimandò la ragazza a casa il 3 giugno dopo un primo accesso con cefalea e fastidio alla luce – secondo i periti della Procura non ci sono profili penalmente rilevanti, anche se su questo specifico punto i familiari di Camilla, assistiti dall’avvocato Angelo Paone, si riservano ulteriori approfondimenti con il proprio consulente. “Al primo ricovero – scrivono – era già in atto la reazione al vaccino e poteva essere interpretata come tale, ma in quel contesto e in quella fase storica ancora se ne parlava poco, e una correlazione non era di così facile intuibilità”.