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Consiglio Ue, verso un nulla di fatto sulla questione del caro energia. Il ministro Franco: “Ripresa a rischio”

Le posizioni dei 27 stati membri restano distante, difficile trovare una linea comune per fronteggiare i rincari di luce e gas. Il ministro dell'Economia Franco annuncia nuovi interventi per alleggerire il peso delle bollette di luce e gas

Agire subito per non far deragliare la ripresa e per preservare quella transizione ecologica che ha i suoi tempi e i suoi costi. Mario Draghi si è presentato all’Europa Building di Bruxelles portando questo messaggio al Consiglio europeo, il vertice che riunisce capi di Stato e di governo Ue, il vero organo decisionale dell’Unione. Il consiglio che si è aperto oggi alle 14 e si concluderà domani ha come temi di discussione le tensioni tra Bruxelles e Polonia, sviluppi e prospettive nel digitale e, appunto, il caro energia che sta colpendo colpendo tutti i paesi europei. Il presidente del Consiglio ha invece messo subito sul tavolo l’importanza di un coordinamento tra tutti e 27 Stati membri, operazione tutt’altro che semplice.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez, prima di entrare al vertice, ha sottolineato ad esempio che vorrebbe che una prima parte dell’iter si chiudesse già a dicembre. Madrid ha introdotto una tassa sugli extraprofitti che incassano le aziende energetiche grazie alle maxi bollette e ha sempre spinto per un’azione coordinata a livello europeo, a cominciare dalla creazione di una piattaforma unica per gli acquisti di gas e metano. Ma al momento l’unico obiettivo percorribile sembra essere quello dell’alleanza di volenterosi per l’acquisto di riserve comuni di gas. A tarda sera, un accordo tra i 27 sul testo delle conclusioni del summit non è stato ancora trovato.

La discussione è stata “molto approfondita”, spiega una fonte Ue usando una formula che spesso maschera evidenti divisioni. Del resto la stessa Angela Merkel sulla strada dello stoccaggio comune per calmierare i prezzi è tiepida. Più che intervenire sul mercato è “meglio adottare misure di sostegno sociale, come facciamo ad esempio in Germania”, è stata la linea della cancelliera. La Germania si appresta a far entrare in funzione il gasdotto North Stream 2 che corre dalle coste russe a quelle tedesche. Secondo alcuni osservatori dietro i recenti rincari ci sarebbe anche una manovra di Mosca, smentita dal Cremlino, per velocizzare la messa in opera della nuova condotta. Oggi a Roma, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha ammesso che il caro-prezzi “è un fattore che può essere di ostacolo al consolidarsi della ripresa”, assicurando che il governo è pronto ad ulteriori interventi che andranno ad aggiungersi alle misure da 2,5 miliardi di euro messe in campo lo scorso 23 settembre.

C’è poi la questione del mix energetico, definito da una fonte diplomatica una parole chiave del dossier. Concetto che contiene una domanda cara a tutti i big dell’Ue: quali sono le energie utilizzabili nella transizione alle rinnovabili? La Francia, ad esempio, sventola la bandiera del nucleare. In Germania è ancora ampio l’uso del carbone. L’Italia spinge sul gas che già oggi alimenta buona parte delle sue centrali. Ieri la commissaria europea ai servizi finanziari Mairead McGuinnes ha detto che la Commissione ha bisogno di altro tempo per decidere se includere o meno il nucleare tra le fonti meritevoli di ricevere i fondi destinati alla transizione verde.