A 20 giorni dall’annuncio della casa farmaceutica Merck su una pillola antivirale che “dimezza il rischio di ricovero di pazienti con Covid lieve o moderato” anche l’Agenzia europea del farmaco, come riporta Il Sole24ore, valuterà il molnupiravir. Sviluppato da Msd (Merck & co) e Ridgeback Biotherapeutics il farmaco è considerato molto promettente. Dopo aver depositato una richiesta di autorizzazione d’urgenza alla Food and Drug Admnistration (Fda) la società si sottoporrà alla rolling review dell’Ema. Se autorizzato, potrebbe essere il primo farmaco antivirale orale per il trattamento della malattia innescata da Sars-CoV-2. Di solito l’Agenzia Ue impiega circa 2-3 mesi per l’autorizzazione, mentre la Fda ha in agenda un incontro il 30 novembre per discutere se autorizzare o meno.

Sul fronte antivirali anche Roche e Pfizer stanno lavorando per sviluppare un antivirale efficace e i trial sono in corso. Pfizer ha avviato uno studio di media-lunga durata per testare il suo farmaco orale per la prevenzione del Covid-19 tra chi è stato esposto al virus, impendendo, come fanno i vaccini per intramuscolo, che la malattia diventi grave. Pfizer ha dichiarato che studierà il farmaco orale in circa 2.660 adulti in buona salute, che abitano ciascuno nella stessa abitazione di un soggetto positivo al Covid-19. L’esperimento testerà l’efficacia di una bassa dose del principio attivo ritonavir, un vecchio farmaco largamente usato in combinazione con altri medicinali per il trattamento dell’Hiv. Pfizer aveva anche affermato all’inizio di questo mese di aver avviato uno studio di fase medio-tardiva sul ritonavir per il trattamento del COVID-19 in pazienti adulti sintomatici non ospedalizzati.Per quanto riguarda Roche secondo l’azienda sono positivi gli esiti dello studio di fase II/III, che ha coinvolto Ronapreve, il trattamento anti-Covid, in pazienti ospedalizzati. Dai risultati, diffusi da Roche, Ronapreve ha ridotto significativamente la carica virale entro sette giorni dal trattamento nei pazienti che non hanno sviluppato una risposta immunitaria naturale. I dati clinici integrano i risultati precedenti in ambito ospedaliero, compresi quelli dello studio condotto dall’Università di Oxford nel Regno Unito.

La settimana scorsa il portavoce della Commissione per la Salute, Stefan de Keersmaecker aveva dichiarato riguardo alla pillola e anche il vaccino Curevac: “Firmare dei contratti di acquisto congiunto è sempre possibile. Bisogna che ci sia un interesse da parte degli Stati membri e da parte della Commissione: in questo caso un accordo può essere concluso. Non posso dire di più per quanto riguarda il molnupiravir, ma posso sottolineare in generale che sta agli Stati membri, insieme alla Commissione, valutare se c’è bisogno di concludere un contratto di acquisto congiunto, prendendo in considerazione tutta una serie di elementi, come la situazione epidemiologica e le necessità che gli Stati potrebbero avere”.

Foto di archivio

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