Roberto Maroni è il nuovo presidente della Consulta contro il caporalato: dovrà guidare l’attuazione del protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e – appunto – del caporalato. L’associazione Terra, che dal 2008 è impegnata a livello locale, nazionale e internazionale in progetti e campagne sui temi dell’ambiente e dell’agricoltura ecologica, esprime perplessità: “La scelta della ministra Lamorgese (sua la nomina di Maroni, ndr) ha come effetto l’indebolimento degli spazi di democrazia, di confronto e dialogo sul tema del caporalato, che ci ha visti finora protagonisti, al fianco dei sindacati e di tante reti associative, nel ripensamento della filiera agroalimentare e nella tutela dei diritti di tutti gli attori del comparto”, spiega in un comunicato Fabio Ciconte, direttore. “Affidare ad una personalità con la storia e le idee di Maroni la presidenza di un organo che replica le azioni portate avanti in altri Tavoli, renderà complicata la consultazione degli attori coinvolti nell’azione di contrasto”. Allo stesso modo, precisa l’associazione “Desta stupore la decisione di istituire un ulteriore organo – oltre al già esistente Tavolo Caporalato – presieduto dagli stessi Ministeri e impegnato nella stessa missione, cioè l’attuazione del Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo. Riteniamo infatti che la moltiplicazione dei luoghi deputati a dare impulso alle iniziative contro il caporalato abbia come effetto il rallentamento dei processi decisionali e, quindi, il raggiungimento degli obiettivi”.
Prosegue Terra in una nota: “Da oggi, a Roberto Maroni viene affidata una delle sfide più difficili del nostro tempo: il contrasto allo sfruttamento di quelle stesse persone che lui e i suoi colleghi di partito avrebbero voluto espellere, spesso residenti negli insediamenti informali che punteggiano la nostra penisola, sgomberati con forza negli anni in cui alla testa del Ministero dell’Interno c’era Matteo Salvini“. La nomina di Maroni, spiegano, “giunge come un attacco netto a tutte le vittime di caporalato e a anche a quelle associazioni, come la nostra, che, nel corso di questi anni, si sono spese con determinazione per l’approvazione della legge anti caporalato, un provvedimento criticato e deriso dalla Lega, che più volte ha chiesto di modificarlo, ritenendolo “persecutorio” nei confronti dei datori di lavoro e dei caporali”.