Siena. I legali dell'ex premier hanno tre giorni di tempo per presentare formale istanza, ma i magistrati dopo un'ora di camera di consiglio hanno deciso di proseguire. Non è chiaro quando i giudici entreranno in camera di consiglio
Potrebbe arrivare a breve la sentenza a Siena nell’ambito del processo Ruby in cui è stato già condannato a due anni il pianista Danilo Mariani presente alle “cene eleganti” ad Arcore. L’annuncio della ricusazione del collegio da parte della difesa di Silvio Berlusconi non ha fermato il processo. Dopo oltre un’ora di camera di consiglio il nuovo collegio presieduto da Simone Spina non ha ritenuto “che la mera esistenza di una dichiarazione di ricusazione possa comportare l’incapacità del giudice di procedere oltre nella discussione“. In aula quindi sono partite le arringhe difensive dei legali di Berlusconi e del pianista di Arcore Danilo Mariani. Per entrambi il pm ha chiesto questa mattina una condanna di 4 anni. Mariani era stato già condannato giudicato lo scorso 13 maggio a 2 anni con la sospensione condizionale. Il processo col precedente collegio era già arrivato alle battute finali nel febbraio 2020, cioè 20 mesi fa: allora la richiesta del pm era stata di 4 anni e 2 mesi di reclusione per Berlusconi e di 4 anni e mezzo per Mariani.
Già in passato e in altri processi l’imputato Berlusconi, tramite i suoi avvocati, aveva ricusato i giudici. Nessuna delle sue richieste è stata mai accolta. Ora i legali dell’ex premier hanno tre giorni di tempo per presentare formale istanza di ricusazione, con le relative motivazioni, alla corte di appello di Firenze a cui spetta pronunciarsi in merito. Ma comunque il verdetto potrebbe essere già arrivato. Secondo l’articolo 37 del codice di procedura penale “il giudice ricusato non può pronunciare né concorrere a pronunciare sentenza fino a che non sia intervenuta l’ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione”.
Il dibattimento è stato chiuso giovedì mattina dopo il rigetto della richiesta degli avvocati di sentire tre testimoni ovvero il ragioniere contabile di Berlusconi Giuseppe Spinelli, il musicista Mariano Apicella e la moglie di Mariani, Simonetta Losi. Dopo aver respinto l’istanza il collegio ha quindi dichiarato chiusa l’istruttoria dibattimentale invitando le parti alle conclusioni. Un programma che prevede che i giudici si ritirino in camera di consiglio per emettere la sentenza. Non è chiaro se la camera di consiglio potrebbe riunirsi oggi oppure no. Il verdetto di condanna per Mariani per la sola falsa testimonianza era arrivato dopo che per una serie molto lunga di rinvii la difesa dell’artista aveva chiesto lo stralcio della posizione per essere giudicato. Una mossa che però aveva comportato il cambio del collegio. Il pianista è comunque imputato anche per corruzione in atti giudiziari.
Mariani aveva raccontato che durante le feste ad Arcore – per cui sono stati condannati in via definitiva Emilio Fede e Nicole Minetti – non c’era stato nulla di male: “Non c’erano contatti fisici tra Berlusconi e le sue ospiti ma solo strette di mano”, anche se alcune delle giovani ospiti ballavano “in modo sexy, provocante”. Mariani aveva raccontato che Ruby, spacciata invano per la nipote dell’ex presidente egiziano, “su YouTube fece vedere il video di una cantante egiziana, diceva che era sua madre”. Mariani aveva confermato che erano sempre presenti i camerieri e il barman. “In discoteca si beveva moderatamente: il drink più alcolico era a base di champagne”. E Berlusconi cosa faceva? Da buon padrone di casa “stava seduto e parlava con gli ospiti”. Questi racconti falsi, secondo l’accusa, sarebbero stati pagati con bonifici effettuati da Berlusconi a Mariani come rimborsi spesa, circa 170mila euro dal 2011 al 2013. Al pianista era stata concessa la sospensione condizionale della pena.
Il processo senese è stato originato da un fascicolo trasmesso dal tribunale di Milano a quello della città toscana nel 2017 per competenza territoriale. Per i pm milanesi a Siena sarebbe stato completato il pagamento effettuato da Berlusconi a Mariani, per indurlo, secondo l’accusa, a rendere testimonianze edulcorate sulle serate a villa San Martino, le famose cene eleganti che hanno portato alla condanna dell’ex direttore del Tg4 i Emilio Fede e l’ex consigliera regionale lombarda Nicole Minetti.