Dopo la presentazione alla quale abbiamo assistito poco più di un mese fa, abbiamo messo le mani sulla versione PC della nuova fatica Ubisoft e l’ultimo figlio nato in casa Far Cry: Far Cry 6. Le aspettative erano alte e ora possiamo tirare le somme su Yara e la sua rivoluzione ai danni del dittatore Castillo.
Dopo un breve preambolo siamo chiamati a scegliere il sesso del nostro personaggio, non c’è un protagonista canonico, ma per comodità, avendo scelto Dani al femminile, ci riferiremo con il relativo pronome durante il testo.
Far Cry 6: L’inizio della rivoluzione
Dani è finalmente pronta ad abbandonare Yara insieme alla sua migliore amica e c’è già una barca che le aspetta ormeggiata al porto, ma proprio durante la notte della fuga gli uomini di Castillo fanno irruzione nel quartiere cercando proprio lei, divenuta guerrigliera dopo una breve parentesi nell’esercito. Dopo una fuga rocambolesca Dani raggiunge la barca convincendo non senza fatica il responsabile a far salire a bordo tutti i disperati presenti, ma qualcosa va terribilmente storto. Partiti da poco, un elicottero atterra sul ponte ed entra in scena lo stesso Castillo, perfettamente a conoscenza del fatto che, tra i disperati, era presente anche suo figlio Diego, in fuga insieme agli emigranti. Diego implora il padre di risparmiare gli abitanti dell’imbarcazione promettendo in cambo di tornare al suo fianco e suo padre accetta, ma fa aprire il fuoco ai suoi soldati poco dopo aver salito le scale della stiva.
Sopravvive solo Dani che continuerà a cercare il modo di evadere da quell’inferno che è ormai diventata l’isola di Yara, ma l’incontro con Clara Garcia, militante capo del gruppo di dissidenti Libertad, cambierà di non poco i suoi piani.
Castillo è ben arroccato nella sua roccaforte, circondato dai suoi luogotenenti che hanno il controllo di tre zone ben delineate, impegnati a respingere altrettanti gruppi ribelli pronti ad affondare il coltello nella gola del dittatore: la famiglia Montero, le Leggende del ’67 e i Maxima Matanzas. Solo riuscendo a entrare nelle grazie dei gruppi rivoluzionari sparsi per Yara e ottenendo l’aiuto dei loro eserciti si riuscirà a mettere fine alle angherie del dittatore.
Far Cry 6: una rivoluzione in tutti i sensi?
È ormai scontato che quando si parla di Far Cry viene in mente una sola parola: Villain.
Le aspettative per il nemico principale, dopo le parentesi ormai iconiche di Vaas, Pagan Min e Seed, sono sempre più elevate di capitolo in capitolo e Ubisoft è costretta a salire sempre un gradino più in alto. Vista così, la scelta di assumere un mostro sacro del calibro di Antonio Esposito nei panni di Castillo, che d’interpretazione di villain ne sa qualcosa (se nominiamo Gus Fringe di Breaking Bad dovrebbe accendersi più di qualche lampadina), non risulta certo un’esagerazione.
A livello narrativo in generale siamo certamente davanti alla già citata più volte “rivoluzione”: per la prima volta non interpretiamo un personaggio vuoto privo di faccia e nome, ma un protagonista in carne e ossa, con le sue idee, le sue battute e i suoi modi di fare che da un lato potrebbe togliere un pelo d’immersività rispetto ai capitoli precedenti, nei quali molti traevano piacere nell’immaginarsi effettivamente nei panni dell’anonimo protagonista, dall’altra vengono aperte parecchie strade sul lato narrativo e sull’interazione tra noi e i vari comprimari.
Strade che sono state battute con efficacia vista l’ottima scrittura dei dialoghi e quel miscuglio perfetto di serietà, comicità e humor nero che permea anche il sesto capitolo della serie, con battute sempre sul pezzo alle quali ormai siamo piacevolmente abituate.
È proprio forse l’eccellente scrittura dei comprimari che viene fatta ombra sull’antagonista, da anni ormai quasi il vero coprotagonista della serie, che a volte risulta un po’ stereotipato nonostante le doti attoriali di Esposito traspaiano in tutto il loro splendore. Castillo si porta sulle spalle però un’eredità talmente pesante da spingere la casa madre a costruire un DLC totalmente incentrato sui villain della serie e non sempre il dittatore di Yara ci è sembrato talmente carismatico e imprevedibile da aver toccato i picchi raggiunti dai suoi tre antenati.
Per quanto riguarda il gameplay invece questa rivoluzione si è vista solo in parte: Far Cry 6 resta il solito Far Cry con qualche cambiamento volto a guidare il giocatore verso determinate aree rispetto ad altre, ma senza togliergli un ottimo senso di libertà.
Orfani del solito skill tree, ad esempio, sbloccheremo abbastanza presto e in automatico tutte quelle meccaniche che nei precedenti capitoli ci sarebbero costate qualche perk importante, come la tuta alare o il paracadute, lasciandoci liberi di esplorare l’isola di Yara in lungo e in largo sin dal nostro primo approdo al continente, con le dovute cautele in termini di rapporti di forza con i nemici.
La crescita del personaggio è incentrata sulla salita parecchio lenta del nostro livello che ci sbloccherà nuove armi dai rivenditori e nuove possibilità di crafting alle varie postazioni dedicate, ma non ci sarà assolutamente precluso l’avventurarci in aree ben sorvegliate per sottrarre qualche arma o mezzo avanzato dagli accampamenti nemici.
Parlando di mezzi ci viene concessa una certa libertà anche per quelli: basterà accaparrarsene uno qualsiasi e depositarlo nei garage preposti in modo da averlo sempre a disposizione. Unica eccezione la fanno elicotteri e aerei che sì, saremo in grado di pilotare fin da subito, ma finché non abbatteremo le varie torrette antiaeree presenti nelle varie zone di Yara, non potremo usarli per esplorare l’isola o pena l’abbattimento quasi istantaneo.
La giocabilità
Far Cry 6 presenta qualche problema a livello di shooting experience che, eventualmente e fortunatamente, potrebbe essere sistemato con l’ausilio di qualche patch. Nonostante dell’equipaggiamento preposto ad aumentare le nostre munizioni, i caricatori delle armi automatiche sembrano finire quasi immediatamente, dettaglio che si unisce al fatto che Dani sembra saper sparare fino a un certo punto, anche aiutata da vari accessori attaccati alle armi che dovrebbero aiutarla in tal senso.
Le uccisioni stealth fanno ancora la parte del leone se non si vuole essere martoriati da continui rinforzi nemici, ma quelle ravvicinate, a causa delle lente manovre che saremo costretti a fare per arrivare a una certa distanza alle spalle del nemico senza farci scoprire, lasciano troppo spazio all’opzione “uccisione a distanza” facendoci prediligere arco e fucili di precisione silenziati, trasformando Far Cry in una sorta di Sniper Elite.
Ottima l’idea dell’introduzione dei companion animali, ognuno con le sue abilità specifiche: dall’alligatore che si lancia sui nemici uccidendo e creando scompiglio, al simpaticissimo Chorizo che li distrarrà aprendoci le porte ai nostri beneamati omicidi stealth, ma proseguendo nel gioco purtroppo ci renderemo di far sempre meno uso dei nostri amici animali, arrivando persino a parcheggiarli nell’inventario in modo da starci poco tra i piedi.
I soldati di Castillo sono letali e finalmente abbiamo un set di nemici ben differenziati tra loro, ognuno con un diverso tipo di corazze e armamento da affrontare con tipi di proiettili diversi e questo, molte volte, nei momenti più concitati, ci mette di fronte a vere e proprie crisi costringendoci alla fuga. Se da un lato è giusto così (stiamo pur sempre fronteggiando un esercito organizzato), dall’altra parte il modo in cui succede può risultare frustrante dato che verremo colpiti in continuazione da un’IA che punta quasi tutto sul numero di rinforzi e ci è capitato parecchie volte di restare inermi sommersi di colpi da nemici che neanche riuscivamo a vedere.
Casa dolce casa
Una volta fatta la conoscenza dei vari gruppi di dissidenti saremo invitati nei loro accampamenti dentro ai quali potremo prendere parte a varie attività. Una delle più interessanti è sicuramente composta dalle operazioni speciali: missioni istanziate in determinati scenari nei quali il nostro compito sarà impadronirci di una fondamentale arma chimica e portarla in salvo. Queste operazioni, come d’altronde il gioco nella sua interezza, potranno essere svolte sia in single player che insieme ad altri giocatori e, nel caso delle suddette operazioni speciali, potremo avvalerci di un matchmaking che ci affiancherà utenti in cerca di aiuto e compagnia per portarle a termine.
Ci sarà anche la possibilità di raccogliere capitani e liberare guerriglieri imprigionati sparsi per l’isola e utilizzarli per spedizioni semi automatiche a caccia di nuove risorse da utilizzare per il crafting e la crescita dell’accampamento.
Insomma, Far Cry 6 cerca la rivoluzione come nella sua storyline, ma ci riesce solo in parte: un po’ per colpa delle aspettative, un po’ per colpa dell’eredità davvero pesante non si è avuto il coraggio di fare quel vero e proprio passo in più che si voleva dalla saga, in un universo videoludico nel quale persino un caposaldo come Assassin’s Creed è riuscito a rivedersi e stravolgersi.
Preso per sé resta un fps/gdr open world divertentissimo e regalerà almeno una trentina di ore di divertimento senza contare le svariate attività secondarie, ma con quel retrogusto agrodolce di non essere davanti al seguito che ci si aspettava davvero.
Tecnologia
Far Cry 6: l’ultima fatica di Ubisoft cerca di rivoluzionarsi rispetto ai predecessori senza snaturare ciò che ha reso celebre la saga
Dopo la presentazione alla quale abbiamo assistito poco più di un mese fa, abbiamo messo le mani sulla versione PC della nuova fatica Ubisoft e l’ultimo figlio nato in casa Far Cry: Far Cry 6. Le aspettative erano alte e ora possiamo tirare le somme su Yara e la sua rivoluzione ai danni del dittatore Castillo.
Dopo un breve preambolo siamo chiamati a scegliere il sesso del nostro personaggio, non c’è un protagonista canonico, ma per comodità, avendo scelto Dani al femminile, ci riferiremo con il relativo pronome durante il testo.
Far Cry 6: L’inizio della rivoluzione
Dani è finalmente pronta ad abbandonare Yara insieme alla sua migliore amica e c’è già una barca che le aspetta ormeggiata al porto, ma proprio durante la notte della fuga gli uomini di Castillo fanno irruzione nel quartiere cercando proprio lei, divenuta guerrigliera dopo una breve parentesi nell’esercito. Dopo una fuga rocambolesca Dani raggiunge la barca convincendo non senza fatica il responsabile a far salire a bordo tutti i disperati presenti, ma qualcosa va terribilmente storto. Partiti da poco, un elicottero atterra sul ponte ed entra in scena lo stesso Castillo, perfettamente a conoscenza del fatto che, tra i disperati, era presente anche suo figlio Diego, in fuga insieme agli emigranti. Diego implora il padre di risparmiare gli abitanti dell’imbarcazione promettendo in cambo di tornare al suo fianco e suo padre accetta, ma fa aprire il fuoco ai suoi soldati poco dopo aver salito le scale della stiva.
Sopravvive solo Dani che continuerà a cercare il modo di evadere da quell’inferno che è ormai diventata l’isola di Yara, ma l’incontro con Clara Garcia, militante capo del gruppo di dissidenti Libertad, cambierà di non poco i suoi piani.
Castillo è ben arroccato nella sua roccaforte, circondato dai suoi luogotenenti che hanno il controllo di tre zone ben delineate, impegnati a respingere altrettanti gruppi ribelli pronti ad affondare il coltello nella gola del dittatore: la famiglia Montero, le Leggende del ’67 e i Maxima Matanzas. Solo riuscendo a entrare nelle grazie dei gruppi rivoluzionari sparsi per Yara e ottenendo l’aiuto dei loro eserciti si riuscirà a mettere fine alle angherie del dittatore.
Far Cry 6: una rivoluzione in tutti i sensi?
È ormai scontato che quando si parla di Far Cry viene in mente una sola parola: Villain.
Le aspettative per il nemico principale, dopo le parentesi ormai iconiche di Vaas, Pagan Min e Seed, sono sempre più elevate di capitolo in capitolo e Ubisoft è costretta a salire sempre un gradino più in alto. Vista così, la scelta di assumere un mostro sacro del calibro di Antonio Esposito nei panni di Castillo, che d’interpretazione di villain ne sa qualcosa (se nominiamo Gus Fringe di Breaking Bad dovrebbe accendersi più di qualche lampadina), non risulta certo un’esagerazione.
A livello narrativo in generale siamo certamente davanti alla già citata più volte “rivoluzione”: per la prima volta non interpretiamo un personaggio vuoto privo di faccia e nome, ma un protagonista in carne e ossa, con le sue idee, le sue battute e i suoi modi di fare che da un lato potrebbe togliere un pelo d’immersività rispetto ai capitoli precedenti, nei quali molti traevano piacere nell’immaginarsi effettivamente nei panni dell’anonimo protagonista, dall’altra vengono aperte parecchie strade sul lato narrativo e sull’interazione tra noi e i vari comprimari.
Strade che sono state battute con efficacia vista l’ottima scrittura dei dialoghi e quel miscuglio perfetto di serietà, comicità e humor nero che permea anche il sesto capitolo della serie, con battute sempre sul pezzo alle quali ormai siamo piacevolmente abituate.
È proprio forse l’eccellente scrittura dei comprimari che viene fatta ombra sull’antagonista, da anni ormai quasi il vero coprotagonista della serie, che a volte risulta un po’ stereotipato nonostante le doti attoriali di Esposito traspaiano in tutto il loro splendore. Castillo si porta sulle spalle però un’eredità talmente pesante da spingere la casa madre a costruire un DLC totalmente incentrato sui villain della serie e non sempre il dittatore di Yara ci è sembrato talmente carismatico e imprevedibile da aver toccato i picchi raggiunti dai suoi tre antenati.
Per quanto riguarda il gameplay invece questa rivoluzione si è vista solo in parte: Far Cry 6 resta il solito Far Cry con qualche cambiamento volto a guidare il giocatore verso determinate aree rispetto ad altre, ma senza togliergli un ottimo senso di libertà.
Orfani del solito skill tree, ad esempio, sbloccheremo abbastanza presto e in automatico tutte quelle meccaniche che nei precedenti capitoli ci sarebbero costate qualche perk importante, come la tuta alare o il paracadute, lasciandoci liberi di esplorare l’isola di Yara in lungo e in largo sin dal nostro primo approdo al continente, con le dovute cautele in termini di rapporti di forza con i nemici.
La crescita del personaggio è incentrata sulla salita parecchio lenta del nostro livello che ci sbloccherà nuove armi dai rivenditori e nuove possibilità di crafting alle varie postazioni dedicate, ma non ci sarà assolutamente precluso l’avventurarci in aree ben sorvegliate per sottrarre qualche arma o mezzo avanzato dagli accampamenti nemici.
Parlando di mezzi ci viene concessa una certa libertà anche per quelli: basterà accaparrarsene uno qualsiasi e depositarlo nei garage preposti in modo da averlo sempre a disposizione. Unica eccezione la fanno elicotteri e aerei che sì, saremo in grado di pilotare fin da subito, ma finché non abbatteremo le varie torrette antiaeree presenti nelle varie zone di Yara, non potremo usarli per esplorare l’isola o pena l’abbattimento quasi istantaneo.
La giocabilità
Far Cry 6 presenta qualche problema a livello di shooting experience che, eventualmente e fortunatamente, potrebbe essere sistemato con l’ausilio di qualche patch. Nonostante dell’equipaggiamento preposto ad aumentare le nostre munizioni, i caricatori delle armi automatiche sembrano finire quasi immediatamente, dettaglio che si unisce al fatto che Dani sembra saper sparare fino a un certo punto, anche aiutata da vari accessori attaccati alle armi che dovrebbero aiutarla in tal senso.
Le uccisioni stealth fanno ancora la parte del leone se non si vuole essere martoriati da continui rinforzi nemici, ma quelle ravvicinate, a causa delle lente manovre che saremo costretti a fare per arrivare a una certa distanza alle spalle del nemico senza farci scoprire, lasciano troppo spazio all’opzione “uccisione a distanza” facendoci prediligere arco e fucili di precisione silenziati, trasformando Far Cry in una sorta di Sniper Elite.
Ottima l’idea dell’introduzione dei companion animali, ognuno con le sue abilità specifiche: dall’alligatore che si lancia sui nemici uccidendo e creando scompiglio, al simpaticissimo Chorizo che li distrarrà aprendoci le porte ai nostri beneamati omicidi stealth, ma proseguendo nel gioco purtroppo ci renderemo di far sempre meno uso dei nostri amici animali, arrivando persino a parcheggiarli nell’inventario in modo da starci poco tra i piedi.
I soldati di Castillo sono letali e finalmente abbiamo un set di nemici ben differenziati tra loro, ognuno con un diverso tipo di corazze e armamento da affrontare con tipi di proiettili diversi e questo, molte volte, nei momenti più concitati, ci mette di fronte a vere e proprie crisi costringendoci alla fuga. Se da un lato è giusto così (stiamo pur sempre fronteggiando un esercito organizzato), dall’altra parte il modo in cui succede può risultare frustrante dato che verremo colpiti in continuazione da un’IA che punta quasi tutto sul numero di rinforzi e ci è capitato parecchie volte di restare inermi sommersi di colpi da nemici che neanche riuscivamo a vedere.
Casa dolce casa
Una volta fatta la conoscenza dei vari gruppi di dissidenti saremo invitati nei loro accampamenti dentro ai quali potremo prendere parte a varie attività. Una delle più interessanti è sicuramente composta dalle operazioni speciali: missioni istanziate in determinati scenari nei quali il nostro compito sarà impadronirci di una fondamentale arma chimica e portarla in salvo. Queste operazioni, come d’altronde il gioco nella sua interezza, potranno essere svolte sia in single player che insieme ad altri giocatori e, nel caso delle suddette operazioni speciali, potremo avvalerci di un matchmaking che ci affiancherà utenti in cerca di aiuto e compagnia per portarle a termine.
Ci sarà anche la possibilità di raccogliere capitani e liberare guerriglieri imprigionati sparsi per l’isola e utilizzarli per spedizioni semi automatiche a caccia di nuove risorse da utilizzare per il crafting e la crescita dell’accampamento.
Insomma, Far Cry 6 cerca la rivoluzione come nella sua storyline, ma ci riesce solo in parte: un po’ per colpa delle aspettative, un po’ per colpa dell’eredità davvero pesante non si è avuto il coraggio di fare quel vero e proprio passo in più che si voleva dalla saga, in un universo videoludico nel quale persino un caposaldo come Assassin’s Creed è riuscito a rivedersi e stravolgersi.
Preso per sé resta un fps/gdr open world divertentissimo e regalerà almeno una trentina di ore di divertimento senza contare le svariate attività secondarie, ma con quel retrogusto agrodolce di non essere davanti al seguito che ci si aspettava davvero.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - Ansia e depressione, nei pazienti con cancro, peggiorano la risposta alle cure e riducono la sopravvivenza. Lo evidenziano i risultati di uno studio (Stress Lung) pubblicato su 'Nature Medicine' e condotto su 227 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e trattati in prima linea con farmaci immunoterapici. A 2 anni, solo il 46% dei pazienti con distress emozionale, in particolare ansia e depressione, era vivo rispetto al 65% delle persone colpite dal carcinoma polmonare, ma senza segni di disagio psicologico. In Italia lo psicologo dedicato all'oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, in realtà solo il 20% delle strutture dispone di professionisti formati per affrontare il disagio mentale determinato dal cancro. Per contribuire a colmare questa lacuna nasce 'In buona salute', la prima piattaforma online di psiconcologia in Italia (inbuonasalute.eu), presentata ieri a Milano, in un incontro con la stampa. Si tratta di un luogo sicuro, accessibile e altamente professionale - riporta una nota - dove pazienti, caregiver e operatori sanitari possono ricevere un aiuto qualificato, senza limiti di tempo o spazio.
"Si stima che più del 50% dei pazienti oncologici sviluppi livelli significativi di distress emozionale che hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull'adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza - spiega Gabriella Pravettoni, responsabile scientifico di 'In buona salute', direttrice della divisione di Psiconcologia dell'Istituto europeo di oncologia e professoressa di Psicologia delle decisioni all'Università degli Studi di Milano - Il sostegno psiconcologico è fondamentale prima, durante e dopo le cure. Sono contenta che ci siano iniziative di questo genere dove si possa offrire un supporto concreto e personalizzato a chi affronta il tumore, attraverso un percorso di cura psicologica mirato e focalizzato al miglioramento del benessere mentale durante ogni fase della malattia".
Dopo aver completato un questionario online, la piattaforma suggerisce lo specialista più in linea con le necessità di ogni persona. E' infatti disponibile un team di psiconcologi certificati, impegnati a fornire un aiuto prezioso a pazienti, caregiver e operatori sanitari. Nella piattaforma è possibile trovare risorse, supporto emotivo e informazioni affidabili. E' consigliato un ciclo di 10 sedute online di 50 minuti.
"Troppo spesso i risvolti psicologici di una diagnosi di cancro sono lasciati in seconda linea, rispetto ai bisogni strettamente clinici - continua Pravettoni - Vanno considerate le difficoltà dei medici a discutere di questi argomenti durante la visita, anche per mancanza di tempo, e la riluttanza dei pazienti a confidarli, talvolta per lo stigma ancora associato ai problemi legati alla salute mentale. Anche quando i problemi psicologici vengono riconosciuti, non è facile gestirli nella pratica clinica. Non esiste, infatti, un modello di valutazione e intervento adatto a tutte le circostanze. Anche il supporto psiconcologico deve adeguarsi e rispondere ai bisogni dei pazienti, adottando tutti gli strumenti utili, incluse le sedute online".
Nel 2024, nel nostro Paese, sono stati stimati 390.100 nuovi casi di tumore. Grazie ai programmi di screening e ai progressi nelle terapie, aumenta il numero di persone che vivono dopo la diagnosi: nel 2024 erano circa 3,7 milioni. "La cura a 360 gradi di questi cittadini deve implicare una maggiore attenzione alle conseguenze psicologiche della malattia - afferma Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia medica dell'Irccs Ospedale policlinico San Martino, Università di Genova - Il distress emozionale nelle persone colpite dal cancro è una condizione frequente, che ha un impatto negativo sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza. I pazienti oncologici con sintomi depressivi mostrano, inoltre, una minor aderenza ai protocolli terapeutici. Uno studio retrospettivo ha indagato il grado di accettazione della chemioterapia adiuvante in donne con carcinoma della mammella: tra le pazienti con depressione che non hanno richiesto aiuto psicologico, solo il 51% ha accettato di sottoporsi alla chemioterapia. L'associazione tra sintomi depressivi e riduzione della sopravvivenza può essere dovuta non solo alla mancata aderenza terapeutica, ma anche alla risposta allo stress cronico e ai meccanismi immunitari implicati".
Per garantire "servizi adeguati di psiconcologia - prosegue Del Mastro - serve non solo un potenziamento delle risorse, ma anche riconoscere il ruolo dello psiconcologo all'interno del team multidisciplinare. Inoltre, i pazienti devono essere informati di più e meglio sull'opportunità di beneficiare di questi servizi. Ad esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast unit ha stabilito che, all'interno dei team multidisciplinari, siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari. Ecco perché sono importanti progetti come 'In buona salute', che possono rispondere alle esigenze di supporto emotivo dei pazienti. Va considerata anche la facilità di accesso al servizio online, perché non è necessario spostarsi per accedere alle strutture, vantaggio importante soprattutto quando si tratta di pazienti fragili in trattamento".
Aggiunge Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia: "Già dalla diagnosi la donna si trova a affrontare una serie di problematiche che afferiscono all'ambito psicologico. Stress, disturbi d'ansia, depressione, immagine corporea alterata, difficoltà nella sfera emotiva, familiare e di coppia, sono le più comuni di un elenco purtroppo molto lungo. Grazie anche all'aiuto dello psiconcologo, è possibile per la paziente sviluppare una capacità di adattamento e di autogestione di fronte alla malattia, arrivare cioè a quello stato di resilienza necessario a superare le difficoltà nel percorso di cura. Lo psiconcologo dovrebbe essere presente, insieme all'oncologo medico, fin dall'inizio, ad ogni colloquio, anche se siamo ben consapevoli della carenza di personale dedicato e della precarietà degli incarichi".
"Mentre ci impegniamo con forza affinché questi limiti vengano superati e si rispettino le linee guida europee che prevedono la presenza dello psiconcologo in tutte le Breast Unit, accogliamo con favore la disponibilità di una piattaforma online con figure specializzate - conclude - a cui pazienti e familiari possano rivolgersi con la certezza di trovare un supporto qualificato".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sono vicino all’amico Mario Occhiuto con tutti i senatori di Forza Italia in questo momento di immenso dolore per la scomparsa del figlio". Lo scrive sul suo profilo X il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri per la morte di Francesco Occhiuto, figlio 30enne del senatore ed ex sindaco di Cosenza.
"Gli siamo vicini nella preghiera e con la fraterna amicizia, che gli testimoniamo per essergli accanto in un momento drammatico per lui e per la sua famiglia. Che abbracciamo tutta, con un pensiero a Roberto", conclude.
Mosca, 22 feb. (Adnkronos) - Un secondo incontro tra i rappresentanti di Russia e Stati Uniti è previsto entro le prossime due settimane. Lo ha annunciato il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, citato dall'agenzia di stampa statale Ria, aggiungendo che l'incontro avrà luogo in un paese terzo.
Reggio Emilia, 22 feb. - (Adnkronos) - Residui di amianto e carni in stato di decomposizione. E' cresciuta la preoccupazione dei cittadini di Reggio Emilia nei dieci giorni trascorsi dalla mattina dell’11 febbraio, quando si sono svegliati osservando una nube di fumo in cielo causata dall’incendio dello stabilimento della multinazionale Inalca, tra i leader internazionali per la lavorazione di carni fresche.
Nelle ultime ore, in seguito al parziale dissequestro dell’area, il sindaco reggiano Marco Massari ha quindi emanato un’ordinanza di bonificaper la presenza di residui di amianto e carni in stato di decomposizione negli spazi dove si era sviluppato l’incendio (VIDEO).
L’ordinanza si fonda sul referto del Dipartimento di Sanità ed Igiene pubblica dell’Ausl di Reggio Emilia, da cui emerge che “l’area scoperta dell’impianto identificata come area cortiliva, contenuta nel perimetro esterno del complesso e non sottoposta a sequestro giudiziario, risulta interessata da frammenti di cemento amianto ed è necessario adottare misure precauzionali atte ad impedire la dispersione di fibre attraverso la raccolta ad umido o con aspiratori a filtro assoluto”.
Inoltre, dallo stesso referto emerge che diversi alimenti di varia origine - tra cui consistenti quantità di provenienza animale, stoccati nel magazzino della ditta Quanta Stock&Go, anch’esso parzialmente coinvolto nell'incendio - stanno subendo un “normale processo di putrefazione che determina la necessità di provvedere con urgenza alla rimozione e smaltimento degli stessi”.
Gaza City, 22 feb. (Adnkronos) - Ha doppia cittadinanza israeliano e austriaca Tal Shoham, rapito insieme alla sua famiglia il 7 ottobre del 2023 dal kibbutz Be'eri. Era invece tenuto in prigionia da 11 anni Avera Mengistu, ebreo di origini etiopi entrato per errore nella Striscia di Gaza nel 2014. Sono loro i primi ostaggi rilasciati oggi da Hamas a Rafah, dopo essere fatti salire sul palco allestito davanti alla folla con le stesse modalità adottate in precedenza.
Il primo a salire sul palco è stato Tal Shoham, 39 anni, rapito dalla sua casa insieme ad altri otto membri della sua famiglia Tra questi c'erano Shoshan Haran, 67 anni, Avshalom Haran, 66 anni, Lilach Lea Kipnis, 60 anni, Adi Shoham, 38 anni, Naveh Shoham, 8 anni, Yahel Gani Shoham, 3 anni, Sharon Avigdori, 52 anni e Noam Avigdori, 12 anni. Il 7 ottobre Shoham era in visita a Be'eri per la festività di Simchat Torah con la moglie e i figli perché sua moglie era cresciuta lì. Anche la moglie e i figli di Shoham sono stati presi in ostaggio da Hamas e tenuti insieme, ma separati da Tal. Sua moglie Adi e i figli Naveh e Yahel, ora di 9 e 4 anni, sono stati rilasciati nel primo accordo di sequestro il 25 novembre 2023, dopo 50 giorni.
Il secondo a essere rilasciato oggi da Hamas è stato Mengistu, un ebreo israeliano di origine etiope che secondo i medici soffriva di una malattia psichiatrica quando attraversò il confine con la Striscia di Gaza il 7 settembre 2014. Nato in Etiopia, emigrato in Israele all'età di cinque anni con la sua famiglia come parte dell'Operazione Salomone. E' cresciuto ad Ashkelon con i suoi otto fratelli e sorelle. Dopo che suo fratello maggiore, Michael, ha sofferto di anoressia ed è morto all'età di 29 anni, il suo stato mentale è peggiorato e ha iniziato a condurre lunghe marce da solo in tutto Israele.
L'uomo, ora 38enne, aveva 28 anni quando è entrato nella parte settentrionale della Striscia di Gaza dopo aver litigato con la madre, secondo Human Rights Watch. Hamas sostiene che sia un soldato, un'affermazione contestata sia da Human Rights Watch sia dalla sua famiglia. Nel gennaio 2023 Hamas diffuse un video in cui chiedeva a Israele di negoziare la sua liberazione.