L’incidenza settimanale delle nuove infezioni di Covid in Germania sta salendo senza sosta. È già il nono giorno consecutivo che i numeri della pandemia continuano a crescere e venerdì 22 ottobre sono stati toccati i 95,1 casi ogni 100mila abitanti. Dati che non si leggevano dallo scorso maggio e ai quali vanno aggiunti 116 decessi in un giorno. Così i medici tedeschi lanciano l’allarme: la Germania è entrata ufficialmente nella quarta ondata. Il Robert Koch Institut conferma che i numeri stanno crescendo dinamicamente e i responsabili dei dipartimenti di terapia intensiva degli ospedali lamentano che già ora molti posti letto non sono utilizzabili per carenza di personale. Sono ancora 22.207 quelli disponibili, ma all’inizio dell’anno erano 26.475, riporta la Ard. E le situazioni più allarmanti si registrano in Turingia, Sassonia e Baviera.
A complicare le cose c’è il fatto che il quadro pandemico nazionale, che è alla base della legislazione emergenziale finora emanata, scade il 25 novembre e il ministro della sanità Jens Spahn non vuole prolungarne la validità. È una competenza politica che spetta ai nuovi eletti ma il Paese, al momento, non ha un nuovo governo in carica dopo il voto del 26 settembre. Martedì la cancelliera Angela Merkel e tutti i suoi ministri dovranno infatti salire a Schloss Bellevue per ricevere il certificato di dimissioni dalle mani del presidente Frank-Walter Steinmeier e il governo resterà in carica solo per gli affari correnti. Tutto previsto dall’articolo 69 della Costituzione tedesca.
Il quadro epidemico nazionale è alla base delle misure di contenimento del propagarsi del virus e dev’essere votato dal Bundestag e dal Bundesrat dietro proposta del governo, che fin qui lo ha fatto in coordinamento con i Governatori dei Länder. Un accordo che ha validità trimestrale prorogabile. L’ultimo rinnovo è datato 25 agosto, ma il nuovo Bundestag, anche se si costituirà martedì, non può dibattere leggi o formare commissioni senza un nuovo Governo. Dall’altra parte, il gabinetto Merkel resterà in carica solo per gli affari correnti.
Al venire meno dell’attuale stato di emergenza pandemica i parlamenti dei Länder potrebbero teoricamente legiferare autonomamente con norme regionali, ma diverse pronunce giudiziarie hanno indicato chiaramente che la base del loro intervento dev’essere ancorata in una legge pandemica nazionale. Senza una norma quadro federale, quindi, la Germania rischia di trovarsi in un vuoto legislativo che paralizzerebbe la lotta alle nuove infezioni. In questo modo, la disciplina di registrazione degli ingressi per seguire le catene di contatti in caso di cluster, le norme distanziamento, lavaggio delle mani e obbligo di mascherina, ma anche le regole di accesso agli esercizi commerciali al chiuso non avrebbero più una chiara base legislativa.
Per il Governatore della Baviera Markus Söder (Csu) la nuova maggioranza non può fingere di non vedere, “si deve restare attenti per superare autunno e inverno” e “senza una base giuridica della Federazione i cittadini e le cittadine sarebbero senza difese”. Ma il capo della Fdp Wolfgang Kubicki replica a distanza che le richieste di Söder sono “sfacciate ed insensate”: ogni Land può varare le proprie misure, puntando il dito contro i nuovi protagonisti a Berlino Söder vorrebbe “distrarre dalla sua incapacità e nascondere la perdita di significato del suo potere politico divenuta evidente”.
Al termine della loro riunione annuale a Petersberg in Königswinter, vicino a Bonn, i governatori dei 16 Länder hanno tuttavia chiesto all’unisono venerdì che il governo federale individui nuove regole quadro uniche nazionali per la lotta al Covid entro il 25 novembre. Per dirla in termini calcistici, hanno mostrato il cartellino rosso a Jens Spahn mentre sta già scendendo negli spogliatoi. E anche se in molti ad agosto gli avevano già chiesto di rinunciare a prolungare la legislazione di emergenza, vedono tutti che in realtà i tassi di contagio sono sempre alti. Sono necessari meccanismi cautelari per difendere la popolazione dalla pandemia che poi i Länder possano organizzare singolarmente, ciascuno a seconda degli sviluppi. “Porterebbe a un rifiuto se invece ogni Land dovesse definirli da sé”, ha dichiarato alla stampa il governatore uscente del Nord Reno Vestfalia Armin Laschet (Cdu). Gli ha fatto eco il sindaco e governatore del Land Berlino Michael Müller (Spd), pure lui a fine incarico e futuro semplice parlamentare, spiegando che non deve necessariamente essere procrastinato il quadro pandemico emergenziale attuale, ma occorre comunque una regola transitoria o una decisione su un pacchetto di misure specifiche con validità nazionale che sia decisa prima che si crei il caos.
La progressione della pandemia è favorita dall’ancora insoddisfacente numero dei completamente vaccinati pari a solo il 66.1%. In Germania non ci sono basi giuridiche per imporre una vaccinazione obbligatoria per accedere al lavoro, come è stato fatto in Italia, e non è ancora chiaro se aver disposto la fine dei tamponi gratuiti per tutti abbia stimolato i recalcitranti a vaccinarsi. Circa il 10% dei pazienti nelle terapie intensive è stato vaccinato, ma si tratta per lo più di persone con più di 60 anni e anche altre patologie. Questo riflette un ritardo nella somministrazione di booster per rinfrescare la risposta anticorpale soprattutto nei più anziani, ma anche nel personale medico.
Un ulteriore aspetto che è stato sottolineato dai Governatori dei Länder il 22 ottobre è il diffondersi di attestazioni di vaccinazione false. Anche su questo fronte è auspicabile una forte risposta legislativa che però con il venire meno della piena legittimazione dell’azione del cancellierato la Germania rischia di non sapersi dare.
Le consultazioni per la formazione di una nuova maggioranza sono appena cominciate, dopo l’approvazione del documento programmatico di dodici pagine di cui Ilfattoquotidiano.it ha già dato conto, e i protagonisti hanno annunciato che prevedibilmente non si concluderanno che a fine novembre. Non è poi affatto detto che i tre partiti (Spd, Verdi e Liberali) trovino effettivamente un accordo. Da più parti viene sottolineato infatti come il documento programmatico finora abbia dichiarato propositi ambiziosi di rilancio nazionale, ma non ne abbia affatto indicato credibilmente il finanziamento e le posizioni dei partiti sono notoriamente distanti.