Nel capoluogo lombardo ha partecipato anche una quindicina di esponenti di Do.RA, la comunità era stata messa sotto inchiesta dalla Procura di Busto Arsizio (Varese) per tentata ricostruzione del partito fascista. Tensioni con la polizia vicino alla camera del lavoro. Secondo la questura alla manifestazione hanno partecipato circa 6mila persone. Il corteo si è concluso dove era iniziato, cioè in Piazza Duomo. Roma ha intonato lo slogan dell'attore Enrico Montesano: "Giù le mani dai bambini"
Pomeriggio di manifestazioni in tutta Italia contro l’obbligo del Green pass. Da Trieste, dove sono anche i portuali genovesi, a Roma, dove in piazza era presente anche l’attore Enrico Montesano, fino a Siracusa, sono state migliaia le persone in piazza a scandire lo slogan che è diventato oramai un po’ il simbolo delle proteste no pass: “La gente come noi non molla mai”. Numerose le manifestazioni al nord, da Aosta a Trento, Vicenza, Padova, Bologna. La protesta più grossa a Milano, dove un corteo non autorizzato – come avviene ormai da 14 sabati consecutivi – ha sfilato al grido di ‘Trieste chiama, Milano risponde’ e ha attraversato le vie del centro. Qualche tensione vicino alla camera del lavoro: poco dopo la polizia ha fermato un ragazzo. I partecipanti hanno proseguito con cori come “Libertà, Libertà!” e “Vergogna, vergogna”.
A prendere parte alla manifestazione, come già nelle precedenti occasioni, anche militanti dei centri sociali ed esponenti di estrema destra accomunati nella lotta contro il certificato verde. Secondo la questura erano circa 6mila persone. Dopo aver percorso piazza Cinque Giornate si sono trovati davanti le forze dell’ordine, che hanno impedito loro di accedere alla sede della Cgil. Alcuni manifestanti hanno tentato di forzare il blocco e si sono verificate alcune tensioni. In seguito i manifestanti si sono diretti verso piazza Fontana, per rientrare in Duomo. Qui il corteo si è concluso, con le forze dell’ordine a difesa della Galleria Vittorio Emanuele. Giunti sul sagrato del Duomo, i manifestanti hanno intonato i loro cavalli di battaglia (‘no green pass’, ‘libertà, ‘Trieste chiama, Milano rispondè), prima di sciogliersi. A Roma il sit in è al Circo Massimo, dove, tra tricolori e cartelli, non sono mancati fischi contro Draghi e Lamorgese. Ad Ancona manifestazioni al porto e in centro.
MILANO – “Andate via, servi di m…”, “Dite solo bugie. I giornalisti sono degli infami” sono solo alcune delle frasi che una parte dei manifestanti no Green pass stanno rivolgendo ai giornalisti che seguono il corteo in corso a Milano. Bersaglio principale dei contestatori sono i cronisti televisivi, più facilmente individuabili per le insegne delle testate riconoscibili sui microfoni. Il corteo – secondo le agenzie di stampa circa 6mia persone – ha attraversato piazza Duomo, già affollata di milanesi e turisti. Partecipa anche una quindicina di esponenti di Do.RA, fra cui il presidente Alessandro Limido. La comunità dei 12 raggi di Varese, nata dall’unione di Ultras 7 Laghi e Varese Skinhead nel 2007, è stata messa sotto inchiesta dalla Procura di Busto Arsizio (Varese) per tentata ricostruzione del partito fascista. Lo slogan che sta accompagnando l’inizio del corteo è ‘Trieste chiama, Milano risponde’. Il corteo dei no green pass a Milano ha attraversato il centro della città, passando lungo corso Buenos Aires, una delle principali arterie dello shopping, raggiungendo piazzale Loreto. Qui, le migliaia di manifestanti, dopo alcuni minuti di stallo, hanno ripreso la marcia lungo viale Abruzzi, bloccando la circolazione nell’orario del rientro a casa per molti. Sempre qui, un giornalista del Tg5 che si era collegato per una diretta è stato insultato e non ha potuto portare a termine il suo lavoro. Al corteo anche l’ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari, che ha scontato trent’anni ed è uscito dal carcere nel 2004 senza mai dissociarsi dalla lotta armata. Ferrari, 76 anni, è stato anche condannato nel maxiprocesso ai no tav per gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2011, quando migliaia di persone si radunarono a Chiomonte per opporsi all’arrivo delle ruspe e delle forze dell’ordine che dovevano prendere il controllo dell’area. Fra gli slogan dei manifestanti, anche il grido di ‘Nunzia, Nunzia’, cioè il nome del vicequestore di Roma Nunzia Schilirò, sospesa dopo la sua partecipazione alla manifestazione contro il green pass di Roma del 25 settembre. Tensioni fra le forze dell’ordine e i manifestanti, fra le vie del centro. Dopo aver percorso corso 22 marzo ed essere giunto in piazza 5 giornate, il corteo ‘no green pass’ milanese si è trovato le forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa all’imbocco di corso di Porta Vittoria, decise ad impedire l’ingresso della manifestazione nei paraggi di alcuni obiettivi sensibili come la sede della Cgil (presidiata dai rappresentanti del sindacato), il tribunale o la Prefettura. Alcuni dei manifestanti hanno cercato di forzare il blocco, respinti dagli agenti. Prima che gli animi si scaldassero ulteriormente, una parte del corteo si è rimessa in moto lungo viale Bianca Maria in direzione Porta Venezia, per poi virare verso via Corridoni e tornare verso Piazza Fontana, non lontano da Piazza Duomo, cantando “La gente come noi non molla mai”. Qui, con la polizia a difesa di Galleria Vittorio Emanuele, il corteo si è concluso.
ROMA – Sulle note del coro “Libertà”, il segretario nazionale del Movimento 3V, Luca Teodori, è intervenuto alla manifestazione no Green pass organizzata a Roma, al piazzale Ugo La Malfa: “Il green pass è da stracciare in generale, non solo quello sull’obbligo al lavoro. Adesso che finalmente ci siamo ribellati non ci possiamo limitare solo alla sua modifica. Dobbiamo chiedere la caduta di questo governo. Siamo in piazza per portare sostegno ai portuali di Trieste. Trieste chiama, Roma risponde. La battaglia si vince in tutte le piazze d’Italia. L’importante è dare un segnale democratico. Andare in piazza – ha aggiunto Teodori – non farà cadere il governo, c’è bisogno di una proposta. La vera battaglia va fatta nelle aule parlamentari. Per far cadere il governo non bastano proteste in piazza, non basta qualcuno che parli a nome del popolo italiano. Serve un gruppo. Bisogna far partire un progetto. Oggi abbiamo scelto di non avere bandiere di partito, ma le bandiere ci devono essere. Abbiamo bisogno di una bandiera che rappresenti un progetto politico per tutti gli italiani”. L’attore Enrico Montesano era presente alla manifestazione e ha preso la parola: “Non voglio fare un elogio alla polizia che a Trieste ha usato maniere troppo forti ma la responsabilità è di chi impartisce ordini. Si poteva non eccedere ma chi ha dato questi ordini è responsabile di quello che è successo”. Parole in difesa degli agenti accolte con qualche fischio. Alcuni manifestanti espongono cartelli con su scritto “Trieste chiama Roma risponde”. “Il futuro è creare una nuova forza che ci rappresenti” ha aggiunto Montesano. In tema vaccini l’attore ha detto che “proteggono ma non immunizzano” e ha lanciato lo slogan, poi intonato dalla piazza, “giù le mani dai bambini”. “Noi i morti li rispettiamo, sono loro che non li rispettano perché hanno lasciato morire persone da sole in ospedale senza neanche un parente”, ha proseguito l’attore. “Sarà una manifestazione pacifica e senza cortei” ha assicurato Montesano spiegando che al sit-in hanno dato l’adesione, tra gli altri, la deputata Sara Cunial e l’avvocato Edoardo Polacco che però non potranno essere in piazza. “Vaccinati e non vaccinati siamo tutti uguali – ha detto Montesano – basta con queste divisioni”. La manifestazione, scrivono le agenzie di stampa, si è conclusa.
TORINO – Alcune centinaia di persone si sono date appuntamento in piazza Castello, nel centro di Torino, per manifestare contro il Green pass per il 14esimo sabato consecutivo. Agli interventi in solidarietà con i portuali di Trieste si alternano gli appelli a continuare i blocchi e i racconti di avvocati e operai sospesi dal lavoro perché senza Green pass. Non si sono registrate al momento tensioni, ma c’è stata un’accesa discussione con una troupe del Tgr Piemonte, allontanata al grido “giornalisti terroristi”.
TRIESTE – Circa 150 persone sono presenti in piazza Unità a Trieste per manifestare contro il Green pass. La situazione è stata tranquilla, una decina di manifestanti ha percorso la piazza di continuo esponendo un cartello con un’immagine sacra e recitando preghiere. Altri partecipanti al raduno cantano e ballano. Diversi i cittadini che si fermano incuriositi a osservare quanto sta accadendo. La zona di piazza Unità è presidiata dalla polizia, come altri punti della città. I manifestanti, nella giornata del 23 ottobre, hanno incontrato il ministro Stefano Patuanelli. La delegazione comprendeva Stefano Puzzer, che una settimana fa si è dimesso da portavoce del coordinamento dei portuali. Hanno avanzato alcune richieste, come l’abrogazione del green pass e dell’obbligo vaccinale per i sanitari.
NAPOLI – Circa 150 davanti alla Cattedrale, con il busto di San Gennaro, 400, forse 500 in Piazza Dante. Un terzo presidio annunciato in piazza San Domenico Maggiore, nel centro antico della città. Il “presidio Duomo” invita all’unità, ma l’appello – ha detto uno degli organizzatori – non è stato raccolto dal “presidio Dante”, altra ala dell’area anti-green pass, guidato da un coordinamento che ha già annunciato una nuova manifestazione per sabato prossimo. In piazza Dante ci sono tamburi che rullano al grido “corteo-corteo”. Ma la Questura non lo ha autorizzato. Tra le due piazze, le parole d’ordine sono le stesse: no all’odiato lasciapassare verde, libertà di vaccinarsi o meno, libertà di lavoro, dimissioni del governo Draghi e del ministro Speranza. Su un banchetto si raccolgono firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per “l’abolizione immediata dello stato di emergenza”. Sventolano bandiere del Regno delle Due Sicilie, ma si vedono anche cartelli che chiamano alla “unità proletaria contro il capitale”. Al microfono, un rappresentante degli “Studenti contro il green pass” che distribuisce volantini (“il green pass è una misura politica di controllo sociale”) legge un lungo proclama ideologico. Il coordinamento tenta di mediare: “chi vuole fare il corteo è libero di farlo, ma dobbiamo dirvi che non è autorizzato”.