La spettacolarizzazione ci sarà. Saranno in tanti a sfilare al processo contro Matteo Salvini per il caso Open Arms e tra questi anche l’attore americano Richard Gere, ammesso tra i testimoni. Nei giorni di impasse, in cui la Open Arms restava al largo della costa di Lampedusa senza l’autorizzazione allo sbarco, nell’agosto del 2019, Gere salì, infatti, a bordo della nave spagnola per portare viveri ai migranti. Dovrà adesso raccontare cosa vide, nonostante i tentativi del capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, di contenere l’ondata mediatica del processo: “Al di là degli elementi di spettacolarizzazione della presenza di un attore famoso – ha detto Lo Voi – ci sono ben altri e ben più qualificati testi che possono riferire sulle condizioni a bordo della nave”.
“Ditemi voi quanto è serio un processo in cui verrà da Hollywood Richard Gere a testimoniare sulla mia cattiveria. Spero duri il meno possibile le perché ci sono cose più serie di cui occuparsi”, così Salvini ha commentato al termine dell’udienza. Oltre Richard Gere, il presidente della seconda sezione del Tribunale di Palermo ha ammesso tutti i testimoni presentati dalla procura, dalle parti civili (22 in tutto) e dalla difesa di Salvini, affidata a Giulia Bongiorno: all’uscita dell’udienza tra le varie liste che elencano anche testimoni in comune se ne contano addirittura una cinquantina. Dovranno testimoniare, tra gli altri, anche l’ex presidente Giuseppe Conte, e i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, gli ex ministri, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, l’ambasciatore, Maurizio Massari. Ammesso anche l’interrogatorio dello stesso Matteo Salvini, richiesto dall’accusa.
Si apre così il processo all’ex capo del Viminale. Un’udienza all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo durata meno di tre ore ma che ha visto nascere l’ossatura di quello che sarà il dibattimento che vede Salvini sul banco degli imputati. Banco che Bongiorno prova in qualche modo ad allargare, quando annovera le richieste dei documenti da acquisire, infatti, si lamenta di non essere riuscita ad ottenere gli atti di alcune indagini in corso a carico di Ong. La senatrice della Lega, e avvocata di Salvini, menziona le inchieste di Trapani e di Ragusa (questa in fase preliminare), e fa specifico riferimento ai presunti interessi economici delle Ong sui salvataggi. Un modo per rilanciare la palla dall’altro lato del campo, nonostante “non siano indagini che riguardano Open Arms”, ha sottolineato Lo Voi. Ma non solo, di recente la procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per l’indagine che riguardava Mare Jonio (la nave di Mediterranea Saving Humans, sotto indagini dalla procura di Ragusa per un altro episodio), e il gip di Agrigento ha deciso per il proscioglimento della Sea Watch. Ciò nonostante, il processo a Salvini si prospetta come un’occasione per puntare il dito sulle Ong e le operazioni di salvataggio in mare: “Non prendo lezioni da comandanti di navi che si sentono al di sopra delle leggi. Ci sono sicuramente dei motivi economici, in Italia ci sono diverse inchieste sui soldi che le Ong guadagnano con questa loro attività”, ha detto, infatti, il leader del Carroccio al termine dell’udienza. E ha continuato: “Una nave spagnola che rifiuta di andare in Spagna compie un abuso. Una nave italiana che pretendesse di entrare in un porto spagnolo ovviamente creerebbe problemi in Spagna. Io facevo il ministro in Italia, e conto di tornare a fare il ministro in Italia, quindi le navi spagnole vanno in Spagna”.
Ed è qui che si snocciola il dibattimento: secondo la difesa l’Italia non aveva la competenza per assegnare il Place of Safety (il porto sicuro per lo sbarco), c’erano notizie dei servizi segreti su possibili infiltrazioni terroristiche, ovvero argomenti validi per non concedere lo sbarco. È infatti tutto intorno all’assegnazione del Pos che è impostata l’accusa della Procura di Palermo che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Il Place of safety, il luogo sicuro di attracco che Salvini, in qualità di ministro dell’Interno, si rifiutò di concedere, l’accusa della procura di Palermo punta il dito in particolare su questo punto. Un atto amministrativo e non politico, in seguito al quale si configura il secondo reato di sequestro di persona. Un rifiuto andato oltre la pronuncia del Tar del Lazio che aveva dichiarato illegittimo il provvedimento ministeriale che aveva disposto il divieto di accesso per la nave.
I fatti riguardano l’agosto del 2019, quando la nave battente bandiera spagnola, noleggiata dalla Ong ProActiva – Open Arms, ha atteso in mare aperto con 147 migranti a bordo l’indicazione di un Pos dall’1 al 20 agosto. Ma è soprattutto dal 14 che secondo l’accusa sostenuta dal capo della procura Francesco Lo Voi, si configurano i reati contestati: “Solo a partire dal 14 agosto – ha detto Lo Voi durante l’udienza preliminare – si verifica il venir meno della legittimità di quel provvedimento di blocco di accesso nelle acque territoriali italiane della Open Arms (a seguito della decisione del Tar del Lazio che sospese il divieto di accesso, ndr), in conseguenza del quale la Open Arms entra nelle acque territoriali italiane, com’è stato ricordato, legittimamente, aumentando. Che esisteva anche prima ma di sicuro non poteva non esistere a partire dal 14 agosto. A partire da questa data l’obbligo di rilascio del Pos è consacrato, anche per effetto delle condizioni di salute dei migranti che si buttavano a mare vedendo la costa là di fronte”. Lo sblocco avvenne solo dopo che il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo un’ispezione a bordo della nave, dispose il 20 agosto il sequestro dell’imbarcazione, permettendo lo sbarco di tutti i naufraghi. Eventi che saranno adesso ripercorsi in tribunale a Palermo, anche con le testimonianze – richiesta dai legali della Open Arms – dei giornalisti Nancy Porsia e Nello Scavo, che si stavano occupando degli sbarchi in Libia e della attività delle Ong, e per questo sono stati intercettati dalla procura di Trapani per un’indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Giustizia & Impunità
Open Arms, anche Richard Gere testimone nel processo contro Salvini. L’avvocata Bongiorno chiede gli atti delle inchieste sulle ong
L'attore dovrà adesso raccontare cosa vide sulla nave quando portò cibo e acqua. Dovranno testimoniare, tra gli altri, anche l’ex presidente Giuseppe Conte, e i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, gli ex ministri, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, l’ambasciatore, Maurizio Massari
La spettacolarizzazione ci sarà. Saranno in tanti a sfilare al processo contro Matteo Salvini per il caso Open Arms e tra questi anche l’attore americano Richard Gere, ammesso tra i testimoni. Nei giorni di impasse, in cui la Open Arms restava al largo della costa di Lampedusa senza l’autorizzazione allo sbarco, nell’agosto del 2019, Gere salì, infatti, a bordo della nave spagnola per portare viveri ai migranti. Dovrà adesso raccontare cosa vide, nonostante i tentativi del capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, di contenere l’ondata mediatica del processo: “Al di là degli elementi di spettacolarizzazione della presenza di un attore famoso – ha detto Lo Voi – ci sono ben altri e ben più qualificati testi che possono riferire sulle condizioni a bordo della nave”.
“Ditemi voi quanto è serio un processo in cui verrà da Hollywood Richard Gere a testimoniare sulla mia cattiveria. Spero duri il meno possibile le perché ci sono cose più serie di cui occuparsi”, così Salvini ha commentato al termine dell’udienza. Oltre Richard Gere, il presidente della seconda sezione del Tribunale di Palermo ha ammesso tutti i testimoni presentati dalla procura, dalle parti civili (22 in tutto) e dalla difesa di Salvini, affidata a Giulia Bongiorno: all’uscita dell’udienza tra le varie liste che elencano anche testimoni in comune se ne contano addirittura una cinquantina. Dovranno testimoniare, tra gli altri, anche l’ex presidente Giuseppe Conte, e i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, gli ex ministri, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, l’ambasciatore, Maurizio Massari. Ammesso anche l’interrogatorio dello stesso Matteo Salvini, richiesto dall’accusa.
Si apre così il processo all’ex capo del Viminale. Un’udienza all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo durata meno di tre ore ma che ha visto nascere l’ossatura di quello che sarà il dibattimento che vede Salvini sul banco degli imputati. Banco che Bongiorno prova in qualche modo ad allargare, quando annovera le richieste dei documenti da acquisire, infatti, si lamenta di non essere riuscita ad ottenere gli atti di alcune indagini in corso a carico di Ong. La senatrice della Lega, e avvocata di Salvini, menziona le inchieste di Trapani e di Ragusa (questa in fase preliminare), e fa specifico riferimento ai presunti interessi economici delle Ong sui salvataggi. Un modo per rilanciare la palla dall’altro lato del campo, nonostante “non siano indagini che riguardano Open Arms”, ha sottolineato Lo Voi. Ma non solo, di recente la procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per l’indagine che riguardava Mare Jonio (la nave di Mediterranea Saving Humans, sotto indagini dalla procura di Ragusa per un altro episodio), e il gip di Agrigento ha deciso per il proscioglimento della Sea Watch. Ciò nonostante, il processo a Salvini si prospetta come un’occasione per puntare il dito sulle Ong e le operazioni di salvataggio in mare: “Non prendo lezioni da comandanti di navi che si sentono al di sopra delle leggi. Ci sono sicuramente dei motivi economici, in Italia ci sono diverse inchieste sui soldi che le Ong guadagnano con questa loro attività”, ha detto, infatti, il leader del Carroccio al termine dell’udienza. E ha continuato: “Una nave spagnola che rifiuta di andare in Spagna compie un abuso. Una nave italiana che pretendesse di entrare in un porto spagnolo ovviamente creerebbe problemi in Spagna. Io facevo il ministro in Italia, e conto di tornare a fare il ministro in Italia, quindi le navi spagnole vanno in Spagna”.
Ed è qui che si snocciola il dibattimento: secondo la difesa l’Italia non aveva la competenza per assegnare il Place of Safety (il porto sicuro per lo sbarco), c’erano notizie dei servizi segreti su possibili infiltrazioni terroristiche, ovvero argomenti validi per non concedere lo sbarco. È infatti tutto intorno all’assegnazione del Pos che è impostata l’accusa della Procura di Palermo che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Il Place of safety, il luogo sicuro di attracco che Salvini, in qualità di ministro dell’Interno, si rifiutò di concedere, l’accusa della procura di Palermo punta il dito in particolare su questo punto. Un atto amministrativo e non politico, in seguito al quale si configura il secondo reato di sequestro di persona. Un rifiuto andato oltre la pronuncia del Tar del Lazio che aveva dichiarato illegittimo il provvedimento ministeriale che aveva disposto il divieto di accesso per la nave.
I fatti riguardano l’agosto del 2019, quando la nave battente bandiera spagnola, noleggiata dalla Ong ProActiva – Open Arms, ha atteso in mare aperto con 147 migranti a bordo l’indicazione di un Pos dall’1 al 20 agosto. Ma è soprattutto dal 14 che secondo l’accusa sostenuta dal capo della procura Francesco Lo Voi, si configurano i reati contestati: “Solo a partire dal 14 agosto – ha detto Lo Voi durante l’udienza preliminare – si verifica il venir meno della legittimità di quel provvedimento di blocco di accesso nelle acque territoriali italiane della Open Arms (a seguito della decisione del Tar del Lazio che sospese il divieto di accesso, ndr), in conseguenza del quale la Open Arms entra nelle acque territoriali italiane, com’è stato ricordato, legittimamente, aumentando. Che esisteva anche prima ma di sicuro non poteva non esistere a partire dal 14 agosto. A partire da questa data l’obbligo di rilascio del Pos è consacrato, anche per effetto delle condizioni di salute dei migranti che si buttavano a mare vedendo la costa là di fronte”. Lo sblocco avvenne solo dopo che il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo un’ispezione a bordo della nave, dispose il 20 agosto il sequestro dell’imbarcazione, permettendo lo sbarco di tutti i naufraghi. Eventi che saranno adesso ripercorsi in tribunale a Palermo, anche con le testimonianze – richiesta dai legali della Open Arms – dei giornalisti Nancy Porsia e Nello Scavo, che si stavano occupando degli sbarchi in Libia e della attività delle Ong, e per questo sono stati intercettati dalla procura di Trapani per un’indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.