Il film è una sorta di semplice, raffinato e commovente incantesimo
C’è un film che consigliamo vivamente in questo weekend. S’intitola Petite Maman ed è diretto dalla francese Celine Sciamma. Ha una durata curiosa, inusuale, di un’ora e dodici minuti. Ed è un film fatto di foglie autunnali e tazze di caffelatte, di bambine in salopette e cravatte e vecchi mobili in legno, di palpabili invisibili lutti e fantasmi che ti sembra di vedere. Ma soprattutto Petite Maman è una sorta di semplice, raffinato, commovente incantesimo.
La casa, il bosco, le stanze, gli oggetti, le bimbe stesse vivono di una doppiezza fatata e di svelatrice che ammalia e sorprende. Perché in fondo questo film è una storia di fantasmi fatta di spazi che si svuotano, di anime che ci lasciano, e di sentimenti che si solidificano. Un dolore mai esibito, ordinato su inquadrature fisse dalla rigorosa distanza rispetto ai soggetti inquadrati, costruito nel fitto e secco dialogo tra Nelly e Marion, artefici di buffonerie fanciullesche (le ricette preparate in cucina, la zuppa schifiltosa sputazzata nel piatto) come di un gioco di recitazione che pone in essere un finale di rara compostezza psicologica e di robusta scorza femminile. Distribuisce Teodora.