Avrà anche parecchi “tormenti” come titola il Corriere della Sera e di certo è cronaca di tutti i giornali la moltiplicazione di borbottii dentro i gruppi parlamentari dei 5 Stelle. Ma secondo lo stesso Corriere il leader politico più gradito ad oggi è l’ex presidente del Consiglio e attuale capo del Movimento Giuseppe Conte, sia pure in calo rispetto a questa estate. Il dato emerge dal sondaggio Ipsos che viene pubblicato mensilmente dal quotidiano Rcs. L’altro elemento rilevante è che, sia pure di poco, il Partito democratico sarebbe il primo partito. E quasi con un paradosso perché sembra una gara a vinciperdi: frenano tutt’e quattro le principali forze politiche (Pd, Lega, Fratelli d’Italia, M5s) ma da questa corsa all’indietro, appunto, emerge al momento il primato dei democratici. Infine, resta molto alto il gradimento per il presidente del Consiglio Mario Draghi, anche se in calo.
La forza (si fa per dire) dei partiti
Secondo l’istituto diretto da Nando Pagnoncelli il Pd ad oggi potrebbe contare sul 20,7 per cento dei consensi, in lieve calo dello 0,2 (quasi irrilevante) rispetto all’ultima rilevazione di ottobre. I democratici in questi tre mesi hanno sorpassato la Lega che registra la frenata più evidente tra i partiti maggiori (-1,1) e passa dal 21,1 al 20 netto. Rallenta anche Fratelli d’Italia, dopo la grande scalata del primo semestre dell’anno (contraddistinto dalla scelta dell’opposizione quasi solitaria alla mega-maggioranza del governo Draghi): il partito di Giorgia Meloni ad oggi è comunque al 18,8 (contro il 19 del 22 luglio, ultimo precedente di Ipsos). Scala di una marcia anche il M5s che torna sotto la soglia del 17 per cento registrato alle Europee di due anni fa. Si può dire che “l’effetto Conte” può fino a un certo punto: è al 16,5 (-0,6 rispetto a 3 mesi fa).
Sotto la linea del 10 per cento c’è Forza Italia anche se in ripresa (un trend registrato anche da altri istituti di sondaggio a dire la verità). E’ all’8 per cento, contro il 7 di luglio. I berlusconiani allungano su tutto il resto del gruppo di inseguitori che secondo Ipsos sono tutti al 2 per cento, chi in calo e chi in crescita: Azione (in calo), Italia Viva ed Europa Verde (in crescita) e Sinistra Italiana +Europa (stabili entrambi). Fa più fatica Articolo 1 (che comunque non agisce in modo autonomo né alle elezioni né al governo), fermo all’1,2.
Coalizioni più vicine (anche senza Azione e Italia Viva)
Tutto questo produce una situazione che un po’ traspare dai risultati delle amministrative: il centrodestra è più forte, ma non imbattibile. Secondo i calcoli dello stesso Nando Pagnoncelli, illustrati nel suo commento a corredo dei dati, la coalizione Fdi-Lega-Fi sarebbe al 46,8 per cento, in lieve flessione dello 0,7, mentre l’alleanza di centrosinistra e M5s (escluse Azione e Italia Viva) sarebbe al 44,4, in aumento di un punto. Insomma: il risultato finale sarebbe tutto da capire.
Più indecisi, nonostante le Comunali
Pagnoncelli sottolinea anche la “forte crescita dell’area grigia, rappresentata da indecisi e astensionisti”. Attualmente si tratta del 40,9 per cento di chi ha risposto al sondaggio, in aumento del 3,1 rispetto a questa estate. Un dato curioso visto che (in teoria) la campagna elettorale delle Comunali avrebbe dovuto chiarire le idee e invece ha avuto il risultato di confonderle, evidentemente.
Conte cala parecchio, eppure resta primo
Il gradimento di Conte cala di 8 punti in 3 mesi che è frutto di tante cose: le difficoltà del M5s, il pantano che ha preceduto la sua presa della direzione del Movimento, il duello con Grillo, una linea che non sempre è stata marcata e poi il fatto che non ha più un profilo istituzionale che gli conferiva un ruolo più super partes (specie in un momento difficile come la pandemia) e che è diventato leader di una parte, i 5 Stelle. Eppure è ancora in testa tra i capi partito: al 43, 6 punti davanti alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (stabile dopo 3 mesi). Altra illusione ottica – dovuta all’impegno sulla lotta al virus – è quella del ministro della Salute Roberto Speranza: il partito che rappresenta è praticamente ultimo, ma lui è ancora il terzo leader più gradito, sia pure in discesa al 34 (contro il 37 di luglio).
I successi elettorali del Pd spingono il segretario Enrico Letta, anche se non moltissimo: è al 32 e supera Matteo Salvini (in calo di un punto). Riemerge anche Silvio Berlusconi, appaiato al 30 per cento con Salvini dopo un rialzo dal 27. La performance elettorale di Roma ha fatto bene a Carlo Calenda che rispetto a luglio incrementa il suo indice di gradimento personale di 3 punti, dal 25 al 28. Seguono poi il leader di Cambiamo Giovanni Toti al 27, Emma Bonino di +Europa al 25, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni al 19, Maurizio Lupi di Noi con l’Italia al 18 e il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli al 17.
Chiude la classifica, come ormai spesso accade, l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, al 14, anche se in crescita di due punti.
Gradimento per governo e Draghi in calo, ma ancora alto
Il logorìo consueto dell’attività di governo fanno pagare qualche prezzo in termini di popolarità sia all’esecutivo sia al presidente del Consiglio Mario Draghi. Bisogna dire però che entrambi registrano ancora indici di gradimento ben superiori alla metà degli intervistati: 60 per cento per il governo, 63 per Draghi. Entrambi in calo, come si diceva: -5 per l’esecutivo, -7 per il capo del governo.