La Corte d’appello di Lecce ha condannato nei giorni scorsi a un anno e dieci mesi di reclusione (con pena sospesa) due dirigenti dell’ex Italsider di Taranto per omicidio colposo in relazione alla morte di sei operai che si erano ammalati dopo anni di esposizione all’amianto presente nella fabbrica e per omissione dolosa di cautele. È stata così rideterminata la pena dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio le condanne emesse da un’altra sezione della Corte d’appello. È stato dichiarato il non dover procedere per l’ipotesi di omicidio colposo legata alla morte di altri tre lavoratori.

Sergio Noce, oggi 84enne, fu direttore fra il 1982 e il 1984. Attilio Angelini ricoprì un ruolo dirigenziale fra il 1984 e il 1987. In primo grado furono condannati rispettivamente a 9 anni e mezzo e 9 anni e due mesi. I giudici hanno confermato le statuizioni civili a carico dei due imputati, condannandoli, in solido, alla rifusione delle spese del giudizio di rinvio dinanzi alla corte e di quello dinanzi alla Cassazione in favore delle parti civili, tra cui Fiom Cgil, Associazione Esposti Amianto e Anmil.

“È di evidenza assoluta la pericolosità ed i rischi ai quali i lavoratori sono esposti venendo a contatto con diverse sostanze nocive e di come, nella fattispecie in oggetto, la presenza di amianto rappresenti a tutt’oggi un elemento di alta criticità nella vita lavorativa di tutti i lavoratori coinvolti – sottolinea la Fiom Cgil di Taranto commentando la sentenza -. La Corte d’appello ha riconosciuto in favore della Fiom Cgil di Taranto, assistita dall’avvocato Massimiliano Del Vecchio, la rifusione di spese di giudizio pari a 6mila euro in quanto costituitasi parte civile nel processo contro i due imputati ritenuti responsabili di omicidio colposo“. Oltre alla “innegabile valenza giuridica della sentenza – aggiunge la Fiom – vi è da segnalare altresì come la stessa ponga di assoluta attualità il tema della tutela della salute dei lavoratori (circa 13mila tra diretti ed appalto) che per vivere hanno bisogno di lavorare entrando quotidianamente nello stabilimento siderurgico tarantino. Chiederemo un incontro all’attuale gestione di Acciaierie d’Italia per monitorare il piano di rimozione dell’amianto all’interno della fabbrica”.

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