“Ci avevano detto che le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 sarebbero state a costo zero, invece i governi hanno già stanziato un miliardo 340 milioni di euro. E le strutture nella maggioranza dei casi verranno utilizzate solo per 10-15 giorni. La Regione Veneto vuole costruire a proprie spese una pista da bob, contro la volontà del Cio, che ha invitato a spostare le gare a Innsbruck. E già sono arrivati, come avvoltoi, gli speculatori, mentre il partito del mattone si è messo in azione”. Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness parla ad almeno 400 ambientalisti che hanno raggiunto Cortina per la seconda marcia di protesta contro la cementificazione delle montagne e delle Dolomiti. Rappresentanti di 52 associazioni ambientaliste hanno percorso le città del centro turistico, raggiungendo la vecchia pista da bob “Eugenio Monti”, per salire sotto le piste delle Tofane, dove si annunciano pesanti interventi con ricadute ambientali. Numerosi gli interventi che si sono susseguiti nel corso della marcia. Tra gli altri, hanno parlato Carlo Alberto Pinelli, Franco Tessadri e Giancarlo Gazzola di Mountain Wilderness, Giovanna Ceiner di Italia Nostra, Franco Frigo presidente del Cai Veneto, Cristina Guarda consigliere regionale dei Verdi Europa, Roberta De Zanna a nome di associazioni ambientaliste di Cortina e del Cadore.
Casanova ha tenuto il discorso di sintesi della manifestazione dal titolo “Non nel mio nome”. “Dovremmo dire: non nel nostro nome, visto quanti siamo – ha detto – Questi grandi eventi sportivi non si possono organizzare sulle Alpi. Lo sostiene da trent’anni anche Cipra, la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, perché costano un’infinità e distruggono la montagna”. Poi ha citato il caso della pista da bob il cui costo, secondo il presidente del Veneto Luca Zaia, sarebbe stato ridotto a meno di 60 milioni di euro. “Il governatore ha detto che il costo sarà più basso visto che non sarà riutilizzata come parco giochi. Ma l’avevano sbandierata come la soluzione per consentirne il mantenimento. Così tutto il discorso di Zaia fatto in questi anni cade”. Grande preoccupazione c’è per gli interventi diretti sulle piste (come accaduto anche con i mondiali di sci) e per i cosiddetti effetti collaterali. “Stanno progettando tre collegamenti di Cortina con la Val Badia, con il Falzarego e Arabba, con il Passo Giau e Selva di Cadore, tutti con interventi anche pubblici” ha snocciolato Casanova. “Poi spuntano progetti di un grande albergo al Passo Giau e di due villaggi turistici a Federavecchia di Auronzo e a Cortina. Per non parlare del maxiprogetto – vecchio di decenni, ma ora riproposto – per bucare il Gruppo del Sella e collegare la valle di Fodom, la Val Badia, la Valgardena e la Val di Fassa. E la Lombardia ha appena stanziato 95 milioni per un collegamento sciistico che sembrava dimenticato attraverso la Valdidentro per arrivare a Livigno”.
Nel cuore delle Dolomiti c’è anche spazio per un atto d’accusa contro la Fondazione Dolomiti Unesco: “Non ha dato attuazione al piano di gestione Dolomiti 2040 – ha concluso Casanova – che avrebbe dovuto garantire il rispetto della natura e del paesaggio, nel nome della sostenibilità”.