Passa attraverso l’allargamento delle competenze dell’Ispettorato del lavoro, che incassa anche un ulteriore ampliamento dell’organico, la “stretta” sulla sicurezza con cui il governo Draghi punta a limitare la strage delle morti bianche. Per garantire standard uniformi in tutto il territorio, il decreto fiscale varato dal governo la settimana scorsa modifica il Testo unico sulla sicurezza del 2008 prevedendo tra il resto che la vigilanza non spetti solo alle Asl, come avviene oggi, ma anche all’Ispettorato. Sbloccando l’impasse in cui si trovava l’agenzia creata con il Jobs Act a causa del fatto che, fallito il referendum costituzionale di Renzi, le competenze sulla materia sono rimaste alle Regioni. Non a caso i governatori, interpellati prima del consiglio dei ministri, hanno espresso dubbi su quella che considerano un’invasione di campo e nel corso dell’iter di conversione potrebbero chiedere modifiche. Arriva inoltre, come chiesto dal direttore dell’Ispettorato Bruno Giordano, la riduzione delle soglie di irregolarità oltre le quali l’attività dell’impresa colta in flagrante viene sospesa. Non solo: la sospensione, che prima era una facoltà degli organi di vigilanza, ora diventa un obbligo.
D’ora in poi Ispettorato e Asl dovranno agire fianco a fianco anche a livello provinciale, promuovendo e coordinando le attività di vigilanza. Per facilitare il compito viene rafforzato il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP), banca dati tenuta dall’Inail con il contributo dei ministri del Lavoro, della Salute e dell’Interno, oltre che delle Regioni, che dovrebbe fornire le informazioni per pianificare la prevenzione e valutarne l’efficacia. Gli enti di vigilanza dovranno alimentare un’apposita sezione dedicata alle sanzioni comminate nell’ambito delle attività di vigilanza e l’Inail dovrà rendere disponibili ai dipartimenti di prevenzione delle Asl e all’Ispettorato i dati su aziende assicurate, infortuni denunciati e malattie professionali.
Altre modifiche chieste dall’Ispettorato e recepite dal governo nel decreto sono quelle riguardanti le sanzioni. Il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale scatterà in tutti i casi di “gravi violazioni di prevenzione” – senza necessità che l’azienda sia recidiva, come avviene oggi – e quando venga riscontrato “almeno il 10%” di lavoratori in nero sul luogo di lavoro, contro il 20% attuale. Sotto la soglia del 10% (comunque troppo alta, ha fatto sapere il presidente di Confindustria Carlo Bonomi) continueranno ovviamente ad applicarsi le sanzioni pecuniarie, crescenti al crescere dell’anzianità lavorativa dei dipendenti in nero. Per tutto il periodo di sospensione l’azienda non potrà contrattare con la pubblica amministrazione.
Il provvedimento sarà revocato solo dopo la regolarizzazione dei lavoratori in nero, il ripristino delle condizioni di sicurezza, il pagamento di una somma aggiuntiva che sale da 2.500 a 5mila euro se i lavoratori irregolari sono più di cinque e ulteriori somme aggiuntive se vengono riscontrate specifiche violazioni, quelle che più di frequente sfociano in incidenti mortali. Per esempio la mancata elaborazione del documento di valutazione dei rischi (2500 euro), la mancata formazione ed addestramento (300 euro a lavoratore), la mancata fornitura del dispositivo di protezione individuale contro le cadute dall’alto (300 euro), la mancanza di protezioni verso il vuoto (3mila euro), l’effettuazione di lavori in prossimità di linee elettriche in assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori (3mila euro) e anche l’omessa vigilanza su rimozione o modifica dei dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo (3mila euro). Dall’elenco, hanno però notato gli addetti ai lavori, è scomparso il riferimento al rischio d’amianto. In tutti questi casi il datore deve anche eliminare le conseguenze pericolose delle violazioni. Tutte le somme aggiuntive sono raddoppiate se nei cinque anni precedenti la stessa impresa è già stata sospesa per violazioni. Gli introiti derivanti dalle sanzioni andranno a integrare un apposito capitolo di bilancio dell’Ispettorato, per finanziare l’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro. Chi non rispetta il provvedimento di sospensione è punito con l’arresto fino a sei mesi se ha violato la normativa su salute e sicurezza e con l’arresto da tre a sei mesi o un‘ammenda da 2.500 a 6.400 euro in caso di lavoro nero.
A fronte dei nuovi poteri l’Ispettorato, che con il Recovery plan ha già incassato l’assunzione di 2mila nuovi ispettori, vedrà l’organico aumentare di altre 1.024 unità che porteranno il totale a quasi 6mila. In aumento anche il personale del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, che passerà dalle attuali 570 a 660 unità dal 2022.