Si apre la settimana più difficile per il ddl Zan e forse una di quelle decisive per il provvedimento contro l’omotransfobia. La cautela è d’obbligo visti i continui rinvii e i tentativi dei partiti di evitare di arrivare al voto finale. Il primo a dare un segnale domenica sera è stato il segretario dem Enrico Letta: “Chiederò ad Alessandro Zan di fare un’esplorazione con le altre forze politiche per capire le condizioni che possano portare a un’approvazione del testo rapida“, ha detto ospite a Che Tempo Che Fa su RaiTre. Ma non solo. Ha ufficializzato l’apertura a delle modifiche, “purché non siano cose fondamentali, sostanziali, ma mi fido di Zan”, ha aggiunto affidandosi al primo firmatario dem del provvedimento. Ma cosa significa nel concreto? Mercoledì 27 ottobre il testo torna in Aula a Palazzo Madama e sarà necessario capire se ha i voti sufficienti per passare. Il tavolo di discussione sulle modifiche con il centrodestra e Italia viva (le forze che si oppongono al ddl), non si prospetta facile e finora non è stato possibile trovare un’intesa senza snaturare il provvedimento. Zan, su Twitter, ha ringraziato “per la fiducia e per l’impegno“. Il primo punto di mediazione, Zan lo ha proposto in serata: “La cosa importante è superare l’ostacolo della tagliola di mercoledì proposta da Fdi e Lega: se passasse la legge morirebbe. Se FdI e Lega volessero partecipare all’interlocuzione dovrebbero cancellare questa” proposta procedurale”, ha detto a RaiNews 24. “Io sentirò tutti non ho pregiudizi di fondo ma certo è che Lega e Fdi hanno fatto di tutto per affossare la legge, non di trovare accordo. Ci batteremo perché questo non accada” ha aggiunto. Mercoledì il Senato è chiamato a votare la proposta dei due partiti di “non passaggio all’esame” degli articoli del Ddl Zan: è una richiesta che verrà votata in Aula e, se la Presidente del Senato lo concederà, anche a scrutinio segreto. Se dovesse passare la proposta di Fdi e Lega l’intera legge finirebbe su un binario morto.
I due tavoli convocati: quello di maggioranza e quello dei capigruppo – Intanto, dopo il mandato ricevuto dal segretario del Pd Enrico Letta per “un’esplorazione con le altre forze politiche” il deputato dem Alessandro Zan – insieme alla capogruppo dem a Palazzo Madama, Simona Malpezzi – sta invitando i gruppi della maggioranza al Senato per incontri da tenere – singolarmente – da oggi ai prossimi giorni. E’ quanto si apprende da fonti parlamentari. Intanto, il presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, il leghista Andrea Ostellari, ha convocato per domani alle 17, al Senato, il tavolo politico con i capigruppo, attorno al quale già in passato sono stati cercati accordi sul Ddl Zan. Quelle di Zan e di Ostellari sono iniziative parallele, indipendenti l’una dall’altra. Nel Pd viene spiegato di nutrire una certa diffidenza per una iniziativa promossa dall’esponente di una forza politica, la Lega, che – sostengono i dem – mercoledì mira ad affossare la Legge, visto che ha chiesto di votare in Aula e a scrutinio segreto il “non passaggio agli articoli”.
M5s: “Non si contratta sull’identità di genere”. Ma Renzi e le destre non vogliono fare passi indietro – Chi ha ribadito quali sono i paletti per l’ex maggioranza giallorossa è stata invece la senatrice M5s Alessandra Maiorino: la parlamentare, anche lei tra le prime firmatarie del testo, ha infatti blindato sia l’estensione dei crimini d’odio alle discriminazioni sulla base di identità di genere e orientamento sessuale, sia il riferimento alle attività di prevenzione nelle scuole. “Il diritto all’identità di genere è stato inserito nella nuova Carta dei principi e dei valori del Movimento 5 stelle guidato da Giuseppe Conte“, ha scritto su Facebook. “Per questo motivo vigileremo affinché l’apertura di Letta non conduca a menomazioni inaccettabili della legge di contrasto all’omolesbobitransfobia. L’identità di genere, così come l’orientamento sessuale, non possono essere oggetto di contrattazione, e sono certa che Alessandro Zan convenga con me su questo. Irrinunciabili sono anche i percorsi di educazione al rispetto nelle scuole, da noi fortemente voluti. Ogni forma di discriminazione deve essere combattuta innanzitutto sul piano culturale, affinché il contrasto all’odio e al pregiudizio sia efficace e fondato su solide basi. La repressione del fenomeno, pur necessaria, non è da sola sufficiente. Detto questo, siamo pronti a trovare un’intesa per dare all’Italia questa legge di civiltà”.
Sia i renziani che il centrodestra vorrebbero proprio che saltasse il riferimento all’identità di genere. Una modifica che però, non permetterebbe di tutelare le persone trans. Senza contare che l’articolo 1, quello che anche Italia viva chiede di modificare in senso restrittivo, è stato sottoscritto proprio dalla deputata renziana Lucia Annibali. L’altro grande argomento usato dal centrodestra per tentare di bloccare la legge, riguarda le iniziative nelle scuole per la giornata contro l’omotransfobia: attività non obbligatorie e che sarebbero concordate con genitori, presidi e insegnanti, ma che sono contestate dalle destre.
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Camera Roberto Fico. “A Montecitorio il ddl Zan è stato approvato, ora è al Senato e il dibattito dev’essere importante, però bisogna arrivare a un’approvazione”, ha dichiarato a margine di un evento a Napoli. “Se poi ci sono aperture da parte del Pd questa è una questione, ma l’importante è che vada a buon fine il provvedimento e vada a buon fine con i contenuti del provvedimento”. Letta su RaiTre ha rivendicato la decisione di non accettare modifiche al testo: “Sono stato molto rigido nei mesi scorsi e questo ci ha consentito di arrivare all’Aula del Senato”. Letta nella sua intervista ha anche aggiunto: “Io non voglio lasciare nulla di intentato, poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità”. Il problema però rimangono i numeri a Palazzo Madama. Innanzitutto, mercoledì ci saranno due voti a scrutinio segreto per decidere il via libera all’esame degli articoli del disegno di legge. E l’ago della bilancia rischiano di essere proprio i 18 voti in mano a Italia Viva. E infatti Matteo Renzi ora esulta: “Hanno capito che senza modifiche rischia davvero di non passare“, ha detto da Cagliari. E ancora: “Ci sono punti dello Zan in cui non c’è consenso. Se si modifica il testo in 15 minuti si porta a casa il risultato, ci si mette d’accordo sui tempi alla Camera”. Al tavolo delle trattative siederà anche Matteo Salvini e già in estate i due Matteo avevano siglato un patto a Palazzo Madama, ma le condizioni poste rischiano di essere inaccettabili per Pd e M5s.