I figli di Margherita Agnelli si contendono l’eredità milionaria dell’Avvocato: i quattro de Pahlen – Peter, Anna, Tatiana e Sofia – contro i fratelli Elkann. In una causa civile avviata nel 2020 a Torino, John, Lapo e Ginevra hanno chiesto la condanna per la madre “al risarcimento del danno patrimoniale, reputazionale e non patrimoniale da loro patito”. I tre nipoti sono infatti gli unici ad avere diritto ai lasciti disposti in tre testamenti – visonati dal Corriere della Sera – dei loro nonni, Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (deceduta nel 2019). La 65enne Margherita – figlia della coppia – reclama però 2 miliardi di euro, dei 4 dell’eredità. La battaglia sull’eredità continua ormai da anni. Una prima causa era stata individuata, sempre dal Corriere, in Svizzera. Ora si scopre che la madre aveva tentato già nel 2004 presso il Tribunale del capoluogo piemontese di far invalidare la successione prevista da Marella per tutti i beni di Agnelli. Secondo i tre figli nati da Alain Elkann la donna sta cercando di rimangiarsi gli accordi che aveva sottoscritto liberamente con la madre e grazie ai quali ha ottenuto beni, denaro e opere d’arte, per non meno di 1,2 miliardi di euro.
La figlia degli ex governatori Exor-Fiat, assistita dall’avvocato milanese Dario Trevisan, però grida al complotto e accusa i suoi consulenti dell’epoca di aver “adottato una serie di escamotage preordinati alla totale esclusione dei suoi discendenti – nati dal matrimonio del 1981 con il nobile francese, di origine russa, de Pahlen – dalla successione Caracciolo” per nasconderle il vero ammontare dei beni del padre. I tre testamenti svizzeri di Marella – del 2011, 2012 e 2014 – sono quindi non validi e presentano anche alcuni vizi di forma: il notaio e i testimoni non parlavano l’italiano e l’anziana coniuge dell’Avvocato non parlava il tedesco. Poi è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule e l’ultima è addirittura “irriconoscibile”. Infine Marella – secondo le testimonianze degli investigatori privati assoldati dalla figlia – ha passato più di 108 giorni in Italia, quindi la residenza e la competenza giuridica riguardo agli atti che ha redatto per la sua morte non sono di Zurigo, a causa di una norma del 1868.