La chiusura fa parte di un più ampio piano che mira a ridurre il costo del lavoro del 25% con incentivi all'esodo e licenziamenti voluto dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Prevista anche l'uscita di 60 giornalisti
La notizia era nell’aria ma ora c’è l’ufficializzazione. Il gruppo Sole 24 Ore chiuderà la stamperia di Carsoli in provincia de L’Aquila con il conseguente trasferimento di funzioni produttive e personale da Roma a Milano. Da tempo le rotative erano ferme, i dipendenti in solidarietà. Ora, se vorranno mantenere il posto di lavoro 73 poligrafici dovranno insomma fare le valigie e spostarsi a Milano o Roma. Stando a quanto rende noto l’azienda, il piano si rende necessario per efficientare le attività e accelerare la trasformazione digitale dei prodotti editoriali. La mossa del gruppo di Confindustria fa parte di un più ampio piano, l’ennesimo, di riduzione dei costi che prevede, tra l’altro, l’uscita di 60 giornalisti su 273 tra quotidiano, Radio24 e agenzia Radiocor e di 80 dipendenti amministrativi.
“Da tempo sosteniamo che il settore dell’editoria ha bisogno di interventi strutturali per accompagnare i cambiamenti in atto, scongiurando catastrofi occupazionali. Il rischio, senza misure di sostegno adeguate, è che le ristrutturazioni consistano solo in tagli e prepensionamenti, ossia in un impoverimento professionale. Il Governo deve intervenire con urgenza attuando una riforma strutturale del settore, finanziata anche da parte delle risorse europee messe a disposizione per il Pnrr. L’obiettivo da conseguire è favorire la trasformazione digitale, tutelando la libertà di informazione, vale a dire: assicurandole la solidità economica necessaria per poter essere corretta e trasparente” scrive la Slc Cgil in una nota a commento della chiusura di Carsoli.
Un piano di tagli che va incontro alle volontà del presidente di Confindustria Carlo Bonomi intenzionato a ridurre del 25% il costo del lavoro, puntualmente messa in atto dall’amministratore delegato Giuseppe Cerbone e dal direttore Fabio Tamburini. Una cura dimagrante che potrebbe far ricorso ai prepensionamenti, finanziati con soldi pubblici, qualora la prossima legge di bilancio dovesse rifinanziare la dotazione per questo tipo di interventi. Il prossimo 30 novembre scadrà il termine per gli esodi volontari per cui il gruppo offre una dote di due annualità di stipendio. Una proposta che non deve aver raccolto sinora grandi adesione visto che i toni si stanno facendo via via più aspri. Dal primo dicembre, in teoria, potrebbero partire le prime lettere di licenziamento.