Nessun lockdown, ma restrizioni più dure quando la media dei casi giornalieri supererà quota settemila. La Polonia è preoccupata dall’aumento impetuoso dei casi di Covid-19, che raddoppiano ogni settimana: il ministero della Salute di Varsavia ha iniziato a preparare le contromosse. L’incidenza settimanale, che fino ad alcune settimane fa era la più bassa d’Europa e stabile sotto i 10 casi per 100mila abitanti, è cresciuta fino a raggiungere quota 84 casi. La campagna di vaccinazione – come testimonia il sito dell’Ecdc, l’agenzia europea per il controllo delle malattie infettive – è praticamente ferma, con il 54,6% della popolazione che ha ricevuto almeno una dose e il 52,2% completamente immunizzata: numeri simili a quelli di metà agosto, chiaro segno del fatto che la platea dei favorevoli al vaccino si è esaurita mentre i molti scettici restano sulle proprie posizioni.
La politica: tra campagne pro-vax e flirt con gli scettici – Il governo di Mateusz Morawiecki le ha provate tutte per aumentare i numeri: ha organizzato una lotteria nazionale riservata ai vaccinati, una sfida tra le contee con i più alti tassi di adesione e una campagna educativa nelle scuole. Il problema, però, è che gli incoraggiamenti non sono stati univoci: anzi, si sono scontrati con autorevoli voci discordi, come quella del capo dello Stato Andrzej Duda. L’esponente politico più stimato del Paese ha detto, nel corso della campagna di rielezione, di non essersi vaccinato contro l’influenza. Michał Sutkowski, portavoce del Collegio polacco dei medici di famiglia, ha stigmatizzato il fatto che “molto spesso i politici strizzano l’occhio agli anti vaccinisti”. La Chiesa Cattolica, inizialmente tiepida sul tema, si è fatta coinvolgere nel tempo arrivando ad allestire propri punti di vaccinazione.
Gli elettori: solo il 38% si fida del governo – I polacchi, inoltre, sono tra i popoli europei più critici nei confronti delle azioni del governo nel corso della pandemia. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio realizzato dallo European council on foreign relations (Ecfr) secondo cui solamente il 38% dei cittadini nutre fiducia nell’esecutivo, mentre gli altri ritengono che abbia sfruttato l’epidemia per esercitare un controllo sulla popolazione tramite i lockdown. Inoltre, le vittime economiche del Covid – assai numerose in Polonia – tendono a vedere le restrizioni come troppo dure e ad essere scettiche sulla loro necessità. Una tendenza riscontrabile anche in altri Stati dell’Europa orientale e meridionale, in cui si tende a far ricadere la responsabilità della situazione sui governi, sulla Commissione europea, sulle multinazionali oppure sulla Cina piuttosto che – come accade in Europa occidentale e settentrionale – su chi non rispetta le regole anti-contagio.
Gli ospedali: sistema ancora verso il collasso – Dal canto loro, gli ospedali polacchi segnalano crescenti difficoltà nel gestire l’afflusso di pazienti: la speranza è che non si arrivi di nuovo al tragico quadro dello scorso autunno, quando il Paese sperimentò una delle peggiori ondate d’Europa. Allora il sistema sanitario aveva mostrato chiari segni di affaticamento, causando il più alto eccesso di mortalità dell’Unione Europea nel 2020. La città di Lublino, alcuni giorni fa, ha comunicato la mancanza di posti letto per i pazienti più gravi, che dovranno essere trasportati in altri presidi sanitari della regione. Tredici ospedali provinciali sono completamente pieni e restano liberi solo 150 letti su 865 in tutta la provincia. A Varsavia, invece, sono liberi appena 47 posti letto Covid su 393 e l’Ospedale delle malattie infettive ha dovuto accettare il doppio dei pazienti attesi.
Le misure: finora solo (blandi) limiti sulle capienze – Le restrizioni, tuttavia, sono ancora poche e legate alla capienza delle attività aperte (praticamente tutte). Cinema, teatri e ristoranti sono operativi al 75% e con l’obbligo di mascherina al chiuso. Le discoteche possono accogliere un massimo di 150 clienti non vaccinati più un numero aggiuntivo di vaccinati mentre le palestre ed i fitness club devono garantire uno spazio di dieci metri quadri a cliente. Sui mezzi pubblici si possono occupare il 100% dei posti disponibili, a scuola si va in presenza. In tutti i luoghi chiusi, salvo eccezioni, è obbligatorio coprire naso e bocca e mantenere il distanziamento sociale interpersonale di almeno un metro e mezzo. I contatti stretti dei casi positivi, se vaccinati, possono evitare la quarantena.