Si tratta di un telex mandato dall’Ucigos (la struttura antiterrorismo del ministero dell’Interno) al Sisde (il servizio segreto civile) che prova i rapporti di collaborazione tra l'Olp e il nostro ministero degli Esteri: il movimento di Arafat usava addirittura la cortesia di segnalare alla Farnesina i palestinesi che entravano e uscivano dal nostro Paese. Un’ulteriore smentita a chi ancora nega la pista fascista per la strage del 1980
C’è un documento che prova gli ottimi rapporti, all’inizio degli anni Ottanta, tra l’Italia e l’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina guidata da Yasser Arafat. Un’ulteriore smentita a chi ancora nega la pista fascista per la strage di Bologna, sostenendo sia opera di gruppi palestinesi. Il documento è un telex mandato dall’Ucigos (la struttura antiterrorismo del ministero dell’Interno) al Sisde (il servizio segreto civile) datato 10 ottobre 1981 e prova i rapporti di collaborazione tra Olp e il nostro ministero degli Esteri. Il movimento di Arafat usava addirittura la cortesia di segnalare alla Farnesina i palestinesi che entravano e uscivano dal nostro Paese. “Per opportuna conoscenza”, si legge nel telex, “informasi che…”: è in arrivo all’aeroporto di Fiumicino un esponente dell’Olp proveniente dal Kuwait via Parigi; e, dal Libano, nel pomeriggio arriveranno due esponenti del comitato centrale dell’Organizzazione, “accompagnati da sei persone, due dei quali addetti servizi di sicurezza”.
Il documento, che il Fatto ha potuto visionare, è stato tenuto segreto fino a oggi e ora è stato declassificato in attuazione della Direttiva Renzi che toglie il segreto alle carte sulle stragi. È di appena un anno dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980 e conferma il buon andamento delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e i palestinesi, a dispetto dell’insistenza pelosa di chi ancora oggi – dopo una lunga istruttoria giudiziaria durata ben sette anni e infine chiusa con una archiviazione – continua a sostenere che il massacro alla stazione non sia di stampo neofascista, ma frutto di una barbara operazione di gruppi palestinesi.
Dopo la strage, invece, continuarono i buoni rapporti tra le due diplomazie, frutto dell’azione politica del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, che promosse il cosiddetto “Lodo Moro” stretto tra italiani e palestinesi: prevedeva il libero passaggio dei palestinesi in Italia, in cambio della garanzia che nessuna azione violenta sarebbe stata compiuta in territorio italiano. Anche la Francia di François Mitterrand, prendendo esempio dall’esperienza italiana, avviò una analoga collaborazione con la Resistenza palestinese introducendo un accordo ritagliato sul “Lodo Moro”. “Se solo avessimo avuto il vago sentore di una responsabilità palestinese nella tragedia bolognese, non avremmo mai avviato una collaborazione del genere”, ci conferma Frederic Laurant, all’epoca (maggio 1981) assistente di François Grossouvre, consigliere di Mitterrand per la sicurezza nazionale, conosciuto nel nostro Paese per il suo libro L’Orchestre noir, sulla strage di Piazza Fontana.
Il telex del Sisde è parte del primo versamento dei documenti relativi alle stragi previsto dalla Direttiva Renzi: una raccolta di carte piena di fascette nere (omissis) e di ritagli di giornale, nella quale pure non mancano carte interessanti come questa. Questa prima raccolta di documenti a cui è stato tolto il segreto fu probabilmente organizzata prima che l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi stilasse la Direttiva, per iniziativa del Dis, il Dipartimento per la sicurezza (che coordina i due servizi segreti per l’interno e per l’estero, Aisi e Aise). La Direttiva Renzi fu probabilmente “ritagliata” sulle proposte del Dis. Ora quella disposizione è stata allargata dal governo Draghi anche a Gladio e P2. Le prossime raccolte di documenti che saranno versati e desecretati saranno dotate anche di indici, per agevolare la consultazione.