È stata soprannominata “tagliola” ed è la procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato che ha definitivamente affossato il ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia che era già stata approvata alla Camera e ora doveva passare all’esame dell’Aula di Palazzo Madama. Bisogna usare il passato perché i 154 sì alla “tagliola” richiesta da Lega e Fratelli d’Italia mettono la parola fine all’iter del testo, che di conseguenza dovrà ricominciare da zero. Cosa significa? Bisogna aspettare almeno 6 mesi per una proposta di legge che, una volta depositata, dovrà essere nuovamente calendarizzata da uno dei due rami del Parlamento per la discussione.
“Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame“: questo recita l’articolo 96 del regolamento del Senato. I due partiti di destra hanno appunto avanzato la proposta per affossare il ddl Zan ancora prima di discutere nel merito sui vari articoli. In sostanza, la “tagliola” prevede che, conclusa la discussione di un provvedimento, non si proceda all’esame degli articoli e al voto degli emendamenti, come da prassi. Una volta approvata, il disegno di legge si arena perché a quel punto, fermandosi l’iter parlamentare, quella votazione corrisponde a una bocciatura del provvedimento. La “tagliola” infatti non va confusa con la cosiddetta “ghigliottina“, un’altra procedura parlamentare che impone un limite di tempo massimo alla discussione parlamentare, scaduto il quale si passa immediatamente alla votazione finale dell’intera legge (è l’articolo articolo 78 comma 5 del regolamento di palazzo Madama).
Nel caso del ddl Zan, inoltre, Lega e FdI hanno anche chiesto che la votazione della “tagliola” venisse fatta a scrutinio segreto. Quest’ultima è una possibilità prevista dall’articolo 113 del regolamento del Senato e deve essere presentata da almeno 20 senatori. La presidenza può accettare la richiesta, come è avvenuto oggi in Aula da parte della presidente Elisabetta Casellati. Sull’argomento era intervenuto Alessandro Zan, promotore e primo firmatario del Ddl: “Spero che la presidente Casellati non conceda il voto segreto sulla cosiddetta tagliola” perché verrebbe violata “una prassi dell’ex presidente Grasso, che su questo tipo di procedura non ha mai concesso il voto segreto, perché è un voto procedurale non di merito“. Casellati ha invece riteunto ammissibile la richiesta di votazione segreta “in base al regolamento e in base ai precedenti”.