Arrivano i commenti delle associazioni Lgbt sullo stop dato al Ddl Zan dal Senato, che ha votato a favore della tagliola e ha quindi, così, sospeso l’esame della proposta di legge. Uno ‘schiaffo’, un ‘duro colpo’, una ‘grandissima amarezza’. E ancora: “Enorme sconforto, una grande mortificazione“. Definiscono il Parlamento “completamente scollato dalla società civile”, “sconnesso”, “in gran parte omofobo”, un esempio di “fallimento di una intera classe politica”. Pensano già a come reagire: per le prossime ore è stata convocata la prima riunione online. Sono chiamate a partecipare circa 150 associazioni collegate da tutta Italia. Fra queste Arcigay, Circolo Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno, Rete Lenford,- Avvocatura per i diritti Gay, Omphalos – Associazione Lgbt di Perugia, il coordinamento Torino Pride, Associazione Libellula, Agedo ma anche associazioni di studenti, la campagna Dà voce al rispetto, Gaynet, e molte altre ancora perché, spiegano, “il movimento non è stato mai unito come ora”.
Dovranno decidere se riempire le piazze nelle varie città o convogliare tutti insieme in una nei prossimi giorni, magari approfittando della vetrina del G20. Di sicuro, tengono a sottolineare: “Non ci facciamo sconfiggere da quello che è successo oggi: dai giochi parlamentari“. La maggioranza rivendica la scelta “di non aver voluto fare alcun compromesso” perché non si poteva togliere “la parola identità di genere dal testo” visto che “è un diritto fondamentale, inviolabile ed elemento dell’identità personale” ed era “inaccettabile”. Con questa votazione al Senato l’Italia all’interno dei 27 paesi europei – ricordano le associazioni – si è allineata “a paesi come la Bulgaria, la Polonia, la Lituania e la Repubblica Ceca che non hanno una legge contro i crimini d’odio contro le persone Lgbt” e questa sì che la considerano “una vergogna”. Il mondo Lgbt italiano annuncia che “non arretrerà nemmeno di un millimetro” perché “indietro non si torna” e visto che nelle Aule la propria voce non è stata ascoltata la faranno sentire nelle piazze, come fanno ormai da decenni.
“I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba”. Così Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa – aggiunge -, va oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna”, ha chiuso. Il Movimento Trans pubblica una nota in cui sottolinea che “L’Italia è il primo paese in Europa al pari della Turchia per numero di crimini d’odio nei confronti delle persone transgender . Essere una persona transgender oggi in Italia costituisce un motivo di aggressione, significa attraversare a vari livelli violenza e discriminazione come minoranza oppressa”. Il presidente di Gaynet Franco Grillini ha invece commentato: “Il voto sul non passaggio agli articoli relativamente al ddl Zan in Senato ha decretato la fine del provvedimento: si tratta di un esito che segna un’inquietante scollatura tra la nostra classe dirigente e la società italiana”.