L’ennesima riforma della sanità arriva in aula del Consiglio Regionale della Lombardia il 10 novembre. La proposta di legge avrebbe dovuto colmare due vulnus principali, lasciatici in eredità da Formigoni e Maroni. Invece nulla, e anche peggio.
Pubblico oggi sul blog de ilfattoquotidiano.it la prima di quattro puntate sulla legge Fontana.
I gravi errori di Formigoni e Maroni restano intatti
La principale responsabilità della riforma Formigoni fu di ridicolizzare il ruolo della Regione Lombardia nella programmazione sanitaria. Io non sono un nemico del privato convenzionato di qualità, ma programmare significa partire da una analisi dei bisogni della salute della popolazione (compito dell’osservatorio epidemiologico regionale), e pianificare i servizi di cui ha bisogno il cittadino.
Facciamo un esempio classico che vale per tutti i servizi: di quanti letti di cardiochirurgia necessitiamo oggi e tra cinque anni? Valutato il numero, la Regione decide, nel rispetto del DM70 (legge fondamentale che sancisce il principio per cui la qualità di cura dipende molto dalla quantità di procedure eseguite in un dato reparto), il numero minimo di letti di cardiochirurgia necessari perché un reparto sia quanti/qualitativamente efficace e quindi quanti (e dove) reparti aprire, chiudere, accorpare, potenziare. In questa cornice la Regione decide se e quanti reparti accreditare al privato e quanti al pubblico.
Nei confronti del privato, essendo la specialità che ho scelto come esempio molto remunerativa, se accredito 30 letti chiedo però al privato di aprire anche un reparto da 40 letti di geriatria o 7 ambulatori per la ginnastica del pavimento pelvico, specialità meno remunerative, di cui necessito, come emergerebbe dallo studio dei bisogni della popolazione, se ve ne fosse uno vero e qualcuno lo studiasse.
La conclusione è che programmo-accredito-contratto i servizi con il privato, negoziando un suo giusto e legittimo guadagno, ma partendo dai bisogni di salute della popolazione. Il Celeste, sostanzialmente, per vent’anni ha fatto scegliere al privato su cosa investire liberamente. Fontana nulla cambia, anzi peggiora.
La principale responsabilità della legge Maroni fu di ridicolizzare il ruolo della medicina di territorio e della medicina di prevenzione (che nacque in Lombardia grazie al prof. Carreri) assegnandone la gestione alle ASST, che sono dentro gli ospedali, il cui core business è la gestione degli ospedali, non fosse altro perché la medicina ospedaliera ha un budget incomparabilmente maggiore rispetto alla medicina di territorio. Medicina di ospedale e medicina di territorio hanno la stessa importanza per la nostra salute, ma una costa tanto e una costa poco. Se è responsabile di entrambe la stessa persona (il direttore della ASST), dove egli concentrerà i suoi sforzi?
Secondo Agenas: “L’attuale sistema di finanziamento privilegia la attività erogativa di tipo ospedaliero rispetto all’attività territoriale ed è principalmente orientato al monitoraggio quantitativo, slegato dalla qualità delle prestazioni erogate”. Questo è stato il colpo di grazia che ha portato alla desertificazione della medicina di territorio. Il Covid mostra quanto sangue scorre nelle valli, in pianura e in città se la organizzazione dei servizi sanitari manca di coerenza complessiva. Fontana nulla cambia.
Materiali e metodi
Posso dire che sono tre anni e sei mesi, dall’inizio di questa esperienza politica, che mi preparo per la riforma della legge 23. Questa legge sghemba fu il motivo principale per cui mi candidai. Ho lavorato con una enormità di professionisti sanitari eccezionali e non potevo accettare che fossimo, fosse (la sanità) gestita così male. Ho studiato tutti i provvedimenti legislativi sul tema e mi sono confrontato con i massimi esperti del settore. Delibere sul paziente cronico, studio di Polis su liste d’attesa, le delibere delle regole, i documenti della Agenzia di controllo del sistema sociosanitario, le segnalazioni di ORAC, l’analisi della GSA gestione sanitaria accentrata, la controriforma per le nomine dei direttori generali, i documenti schizofrenici e contradditori delle ATS che gestiscono ognuna a suo modo situazioni uguali.
Tutto ciò che i Governi italiani hanno scritto sul capitolo sanità del Next Generatione Eu, tutto ciò che Regione ha scritto e detto riguardo alla organizzazione delle politiche sanitarie, ho avuto il piacere e sentito il dovere di studiare. Quando, a maggio 2020, Fontana ammise che la legge necessitava correttivi, nominò cinque saggi molto autorevoli che fornissero pareri. Il loro lavoro terminò a settembre, ma i documenti erano segreti perché troppo indipendenti e non graditi. Questo uno dei due motivi per cui mi sono inginocchiato in aula davanti al potere a fine gennaio 2021. Le posizioni del prof. Remuzzi sulla centralità del distretto, e gli spunti dei prof Mantovani e Vago sulla ricerca, sono materiali fondamentali.
A dicembre 2020 giungono anche le cento pagine di Agenas/Scuola superiore sant’Anna di Pisa, in nome e per conto del Ministero della Sanità che doveva dopo cinque anni dare un parere sulla legge 23/Maroni, sperimentale, e che i cittadini hanno sperimentato in Covid sulla propria pelle.
Il metodo del mio lavoro è stato un continuo confronto con i miei colleghi medici, infermieri e OSS, che hanno avuto la fiducia di dialogare con un loro collega, impegnato in una esperienza politica, ma che capiva e aveva vissuto ciò di cui si parlava. Sempre nel metodo ho seguito religiosamente la commissione sanità fino allo scorso aprile, poi ho pubblicamente denunciato lo svilimento di quel luogo di approfondimento e di dibattito e ho smesso di esserne complice. La proposta di legge della giunta non arrivava mai.
Ad aprile hanno presentato delle diapositive e su quello (al solo fine di guadagnare tempo) sono iniziati tre mesi di audizioni. Si invitavano gli esperti sanitari a dare una opinione non su un testo di legge, ma su delle diapositive vaghe e contraddittorie. Il testo di legge viene presentato il 1° agosto, data in cui il consiglio regionale chiude per un mese. Alla riapertura gli spazi in commissione sono sempre contingentati. Il 10 novembre inizia il lavoro di discussione, emendamenti e approvazione in aula.