Il nuovo sistema prende il posto di quello "verticale" - in vigore da quarant'anni - in cui ciascuna rete si occupa dei propri palinsesti. Le dieci strutture si occuperanno rispettivamente di "intrattenimento prime time", "intrattenimento day time", "cultura ed educational", "documentari", "fiction", "sport", "cinema", "approfondimento", "kids" e "contenuti RaiPlay"
Il Consiglio d’amministrazione della Rai, riunito sotto la presidenza di Marinella Soldi, ha deliberato all’unanimità la transizione al modello organizzativo “orizzontale” per generi al posto di quello “verticale” – in vigore da quarant’anni – in cui ciascuna rete si occupa dei propri palinsesti. Il Cda ha dato mandato all’amministratore delegato Carlo Fuortes di procedere alla sua attuazione. Verranno istituite – comunica l’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo – dieci Direzioni di genere che dovranno produrre contenuti per i canali Rai Uno, Due e Tre, per la piattaforma digitale Rai Play e per i canali specializzati, declinandoli a seconda dei diversi pubblici e dei profili editoriali dei canali e piattaforme digitali. Le dieci strutture si occuperanno rispettivamente di “intrattenimento prime time“, “intrattenimento day time”, “cultura ed educational“, “documentari”, “fiction“, “sport”, “cinema”, “approfondimento“, “kids” e “contenuti RaiPlay”.
Il modello per generi, “già adottato dai principali broadcaster pubblici europei” – comunica la Rai – “costituisce un fondamentale momento di discontinuità e un punto di ripartenza ineludibile per l’azienda, accelerando il processo di trasformazione digitale quale requisito necessario al mantenimento del ruolo centrale di servizio pubblico in un contesto multipiattaforma. L’evoluzione operativa dall’attuale organizzazione verticale a quella per generi si completerà con il varo del palinsesto estivo che sarà interamente programmato dalle Direzioni di genere. L’attuazione del modello per generi – conclude il comunicato – è il primo passo del nuovo piano industriale 2022-2024 che sarà elaborato nei mesi successivi, anche nell’ambito del prossimo contratto di servizio 2023-2027 e in relazione alle risorse economiche disponibili”. La riforma organizzativa – appoggiata, tra gli altri, dalla Fnsi e dall’associazione Articolo21 per la libertà d’informazione – era già stata prevista dal piano industriale sviluppato sotto il mandato dell’ex ad Fabrizio Salini (2018-2021) per poi essere bloccata dal Cda.