Un sindaco rosso e un programma “marcatamente di sinistra”, come orgogliosamente rivendicano da Rifondazione comunista. Dalla Sicilia e precisamente da Favara, falce e martello battono un inaspettato colpo. E neanche troppo di poco conto. Il sindaco appena eletto, Antonio Palumbo, è di Rifondazione comunista. E ha vinto lì dove il partito più votato è stato quello del presidente regionale Nello Musumeci e il secondo la rinata Dc di Totò Cuffaro. Non esattamente un luogo che al primo turno faceva pensare sarebbe stato eletto un “compagno”, insomma. Un risultato sicuramente che ha quasi del miracoloso e che per questo fa gola a tutti nel centrosinistra. Non a caso tutti lo salutano come proprio.

A spoglio finito, infatti, esulta il Pd, ma anche il M5s. Mentre Rifondazione si affanna a chiarire che Palumbo è “un compagno” e non solo perché ha la tessera ma perché è proprio un dirigente regionale del partito e la lista “Favara per i beni comuni” è chiaramente comunista. Tutto vero. Com’è vero che la vittoria non è aliena dal Pd che ha presentato una lista col suo simbolo a favore di Palumbo. Erano tre le liste, infatti, a sostegno del neo sindaco e nessuna con la falce e il martello, una scelta precisa per non fagocitare il candidato e mantenere un “profilo basso”. Questa la scelta di Rifondazione, mentre il Pd ci metteva il simbolo e Giuseppe Conte saliva sul palco in campagna elettorale.

Ma proprio all’interno del M5s siciliano è scoppiata una polemica per l’intestazione della vittoria di Favara: “Ma la smettete di spacciare la vittoria personale e meritata di Palumbo come se fosse del Movimento? Informate bene chi vi legge”, è questo solo uno dei tanti commenti sulla pagina Fb del Movimento Cinquestelle Sicilia. E non va meglio selle chat interne: “Meno male che a Favara abbiamo vinto… ma come si può essere così… senza dignità?”. Un conflitto interno nato dal fatto che la sindaca grillina uscente, Anna Alba, si è dimessa a due mesi dalla scadenza naturale del mandato e non ha voluto ricandidarsi. E ora il M5s non solo perde lo scranno più alto ma non incassa neanche un consigliere. Fuoco amico che trova una risposta secca nel gruppo M5s all’Assemblea regionale siciliana: “La sindacatura di Alba non è andata bene, il nostro consigliere di Favara è Giovanni Di Caro, lui ha deciso di puntare su Palumbo. Conte è salito sul palco al suo fianco per sostenerlo in campagna elettorale. Palumbo ha vinto: la vittoria è anche del M5s. Non c’è altro da aggiungere”, dice un consigliere regionale grillino.

Insomma, il piccolo comune nell’entroterra agrigentino che conta poco più di 32mila abitanti è diventato centro di una contesa nella coalizione di centrosinistra. Una contesa a tratti infuocata, sulla quale alla fine falce e martello battono inaspettatamente tutti: che Palumbo sia un dirigente regionale di Rifondazione comunista è innegabile. Così che queste amministrative siciliane regalano un’altra sorpresa: hanno già registrato una vittoria del centrosinistra e una bocciatura dei sovranisti, ora perfino raccontano che falce e martello non solo non sono estinte ma governano una città dell’isola dai gusti forse un po’ retrò, dove lo scudo crociato di Cuffaro è tornato come secondo partito, come ci fosse nell’aria, ancora voglia di “Prima Repubblica”.

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