Quattro bambini su cento della scuola primaria hanno già provato a fumare la sigaretta elettronica. Non solo. Il dato alle medie arriva persino al 43,4% dei ragazzi. A suonare il campanello d’allarme è la Società italiana di malattie respiratorie infantili (Simri) sulla base di dati fornite dall’Istituto superiore di sanità. Numeri ufficiali che nemmeno i pediatri e gli esperti si sarebbero mai aspettati. Proprio un’indagine campionaria dell’Iss – presentata dalla Simri – fatta su 2775 studenti (14-17 anni) afferenti alle scuole secondarie di secondo grado spiega che “la percentuale di studenti che ha già utilizzato la sigaretta è pari al il 41,5%, mentre quella di coloro che la usano abitualmente è pari al 1,7%. Inoltre, tra i ragazzi che hanno già avuto un contatto con il tabacco o la nicotina, il 20,1% ha iniziato con la sigaretta elettronica e il 2,3% con la sigaretta a tabacco riscaldato, dimostrando che poco meno di uno studente su quattro sperimenta per la prima volta proprio i prodotti immessi sul mercato nel corso degli ultimi anni, dimostrando come il reale target di riferimento sia rappresentato dai giovani e non dai fumatori di sigarette tradizionali, nell’ottica di ridurre tale dipendenza”.

Il risultato è che questi dispositivi aprono le porte ai prodotti combustibili, generando comunque dipendenza da nicotina dovuta all’uso esclusivo di nuovi prodotti. “Avevamo già avuto segnalazioni preoccupanti dagli Stati Uniti in merito all’uso della sigaretta elettronica tra i bambini e i ragazzi ma non pensavamo che anche in Italia il fenomeno fosse già così diffuso”, spiega il vice presidente Massimo Landi, pediatra di famiglia a Torino e collaboratore dell’ unità di ricerca di epidemiologia clinica e ambientale delle malattie polmonari e allergiche pediatriche, “Tra l’altro per noi pediatri l’adolescenza è una fascia d’ombra perché non fa più parte della nostra filiera di pazienti ma spesso i ragazzi non vanno nemmeno dal medico generico”. Relativamente alla sigaretta elettronica, la percentuale di chi non l’ha mai utilizzata (58,5% sul totale del campione) è inversamente proporzionale all’età dell’intervistato: il 77,9% dei 14enni non l’ha mai utilizzata contro il 44,1% dei diciasettenni.

La sigaretta elettronica, utilizzata complessivamente dal 18,5% dei ragazzi che hanno dichiarato un consumo di sigarette tradizionali o prodotti alternativi ad esse, viene preferita dai maschi (23,8%) rispetto alle femmine (13,3%). “Noi – sottolinea Landi – non vogliamo fare crociate contro nessuno ma prendere atto di una circostanza, di una fotografia. Il nostro è un grido d’allarme ma potrebbe cadere nel vuoto. Serve fare un lavoro di prevenzione e di informazione nelle scuole come veniva fatto anni fa quando tra i banchi si faceva anche educazione sanitaria”.
Le grandi multinazionali investono sempre più in prodotti diversi da quelli tradizionali (sottoposti a severe restrizioni di natura legislativa), promuovendoli come dispositivi potenzialmente in grado di ridurre i danni causati dalle sigarette tradizionali nei fumatori che non riescono o non vogliono smettere. Pertanto questi prodotti sono percepiti come innocui o meno dannosi rispetto alla sigaretta tradizionale attraendo anche quella fascia di popolazione giovanile che si avvicina per la prima volta alla nicotina proprio sperimentando prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale. In aggiunta, soprattutto nella fase iniziale di commercializzazione, questi prodotti sono stati accompagnati da pubblicità, promozioni e sponsorizzazioni chiaramente rivolte ai giovani con l’obiettivo di reclutare nuovi consumatori, e non ai fumatori di mezza età per aiutarli a smettere. “Ancora – sottolinea il pediatra torinese – non conosciamo le conseguenze a lungo termine di questi prodotti ma è chiaro che anche una minima percentuale di nicotina assunta da bambini o ragazzi crea dei danni”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il Fatto dei bambini – Il 24 ottobre è la giornata dedicata all’Organizzazione delle Nazioni Unite: ecco la sua storia e la sua funzione

next
Articolo Successivo

Università, la piramide del personale: al vertice i professori ordinari, età media 58 anni. Saraceno: “E sul gender gap resta il paraocchi”

next