Nella richiesta di archiviazione emergono i nomi dell’ex direttore generale dell’Usl, dell’assessore alla Sanità Roberto Barmasse e del capogruppo della Lega Andrea Manfrin. La gestione viene descritta come "all’insegna del pressapochismo, del clientelismo e favoritismo, nonché di esigenze di tutela e interessi personalistici" con "poco trasparenti e inopportune invasioni di campo nel funzionamento dell’azienda". Ma non ci sono reati
Non ci sono reati ma per il pm della procura di Aosta, Luca Ceccanti, il quadro che è emerge dalle indagini sulla sanità valdostana è “sconcertante” e descrive “una gestione a base di clientelismo e favoritismo”. Nei mesi scorsi, i magistrati avevano indagato su tre filoni investigativi sviluppati dalla Digos e nella richiesta di archiviazione emergono i nomi dell’ex direttore generale dell’Usl Angelo Pescarmona, dell’assessore alla Sanità Roberto Barmasse e del capogruppo in Consiglio Regionale della Lega, nonché capo dell’opposizione, Andrea Manfrin. Un quadro dal quale si evince anche una stretta collaborazione tra maggioranza e opposizione, fuori da questioni che riguardano il Palazzo Regionale.
La Procura aveva concentrato i suoi approfondimenti sulle assunzioni di personale interinale con ipotesi di illeciti per favorire parenti o persone legate a politici e dirigenti dell’azienda sanitaria locale, sull’intervento chirurgico del padre del consigliere regionale Manfrin, ipotizzando fosse stata riaperta la sala operatoria che era chiusa per via dell’emergenza Covid, e sulla procedura di nomina del Direttore del Dipartimento delle discipline chirurgiche, con l’ipotesi del ritardo nel bando per escludere volutamente un possibile candidato. Nella richiesta di archiviazione, depositata dal pm Ceccanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Aosta, non sono emersi reati ma la gestione della sanità pubblica viene descritta come “all’insegna del pressapochismo, del clientelismo e favoritismo, nonché di esigenze di tutela e interessi personalistici, nella confusione di ruoli tra sfera politica e sfera amministrativa, che non evita poco trasparenti e inopportune invasioni di campo nel funzionamento dell’azienda”.
Nel primo filone riguardante le assunzioni interinali, secondo la procura, l’ex direttore generale dell’Usl Pescarmona ha svolto “reiterate raccomandazioni, finalizzate ad ottenere l’assunzione di soggetti legati sia a lui che all’assessore alla sanità Roberto Barmasse”. Il pm Luca Ceccanti ha poi sottolineato che, sulla base del contratto e delle norme non legislative, è assolutamente vietato che l’Usl, laddove necessiti di alcune figure professionali, indichi all’azienda di lavoro interinale specifici nominativi graditi (o non graditi). Per il pubblico ministero queste regole rispondono a un criterio di “trasparenza” e dovrebbero in tal modo evitare “preferenze e favoritismi”. Ma da quel che si legge nelle carte, “tale meccanismo, doveroso presidio di salvaguardia minima della parità di trattamento, sarebbe stato violato in numerose occasioni in quanto l’Usl ha preventivamente comunicato i nominativi di persone gradite sulla base di criteri esclusivamente personalistici e clientelari”. La procura di Aosta ha poi evidenziato tra le segnalazioni di Perscarmona l’assunzione del fidanzato della figlia dell’assessore Barmasse “attraverso un vero e proprio pizzino” e l’assunzione della fidanzata del proprio figlio, che lavora come medico in servizio all’Usl valdostana.
Per quanto riguarda l’intervento chirurgico al padre del capogruppo della Lega Manfrin, il pm ha sottolineato che “l’assessore Barmasse, previa richiesta da parte dello stesso Manfrin, avrebbe imposto al primario di effettuare l’operazione in un momento in cui l’attività delle sale operatorie era stata sospesa a causa del Covid”. Per il pm Ceccanti questa vicenda è “caratterizzata dalla tendenza ad operare favoritismi”. Sulla vicenda l’ipotesi delle indagini era che l’assessore alla Sanità avesse imposto a un primario dell’ospedale Parini di effettuare l’operazione su richiesta del capogruppo della Lega Manfrin. Non sono però stati raccolti sufficienti elementi per l’ipotesi penale nei confronti dell’assessore o dello stesso consigliere, anche se le presunte ingerenze operate dall’assessorato sull’operato del primario sono finite agli atti. Il pm scrive che il primario in una deposizione ha fornito “indicazioni fortemente sospette di lacunosità e reticenza” e ha confermato di essere stato contattato dalla segretaria particolare dell’assessore Barmasse.
Per gli inquirenti l’entrata in campo della politica ha dato la possibilità di eseguire in anticipo l’intervento del padre di Manfrin. Intervento che, pur se sicuramente delicato, non era qualificato come “salva vita”. L’ultimo filone tratta della nomina del direttore del Dipartimento delle discipline chirurgiche, dove la procura scrive che c’è stata “una pesante e diretta ingerenza dell’assessore Barmasse nelle questioni interne all’azienda, oltre ad un atteggiamento di supina condiscendenza del direttore generale”. All’epoca dei fatti, l’incarico affidato ad un medico reggente era in scadenza, e le norme prevedevano un’età massima di 65 anni per partecipare alla procedura di selezione. Dall’inchiesta è emerso che il medico facente funzione avrebbe compiuto gli anni pochi mesi dopo e avrebbe chiesto a Pescarmona di valutare la possibilità di anticipare la procedura, così da consentirgli di ripresentare la candidatura prima del suo anniversario. La procura scrive che l’assessore Barmasse, dopo essere venuto a conoscenza di tale richiesta “è intervenuto al fine di procrastinare la selezione, per non consentire al medico di ricandidarsi”. Un gesto nel quale per la procura di Aosta “sfuggono le ragioni profonde, con una condotta dell’assessore Barmasse assolutamente anomala”.