La candidatura di Liliana Segre al Quirinale è un’ottima idea: le migliaia di firma raccolte rapidamente lo dimostrano. Un fatto che deve fare riflettere. Il popolo italiano, che è il sovrano, è più maturo e consapevole di quanto certa narrazione complice del disarmo democratico lo vorrebbe. Come canta De Gregori ne La Storia siamo noi: “E poi la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare”.
I sette anni del Presidente Sergio Mattarella sono stati anni difficili, segnati dalla gravissima crisi che ha investito la magistratura italiana col caso Palamara e dalla sfida tragica rappresentata dalla pandemia, ma sono stati sette anni interpretati dal Presidente con una dedizione istituzionale totale, una dedizione fatta di coraggio e di misura allo stesso tempo, di fermezza e di profonda umanità, e tutto ciò è chiaro alla gran parte degli italiani.
Seguendo il dettato costituzionale siamo soliti dire che il Presidente della Repubblica è il vertice dell’architettura istituzionale, ma credo che non sia improprio, soprattutto alla luce di questi sette anni, rappresentare il Presidente della Repubblica anche come il cuore dell’architettura istituzionale, insieme al Parlamento. Un cuore che batte con regolarità anche quando l’altro va in fibrillazione, un cuore che pompa più sangue proprio quando l’altro pare saltare un giro: come i gruppi elettrogeni di continuità che ci sono nelle strutture critiche tipo gli ospedali e che garantiscono il flusso della corrente elettrica sempre e comunque. A nessuno è sfuggito quanto il “secondo cuore” della Repubblica sia stato decisivo per sostenere la democrazia italiana, come accadde nell’estate del 2019, l’estate del tentato colpo di mano del re del Papeete.
I punti di saldatura tra la presidenza Mattarella e la candidatura Segre sono proprio questi: dedizione repubblicana, credibilità personale, fermezza e coraggio. Ed è a questi punti che gli italiani che stanno firmano la petizione de Il Fatto Quotidiano non intendono rinunciare. Con un punto in più: il prossimo Presidente della Repubblica dovrà essere una donna. I tempi sono maturi: anche questo dice il successo dell’idea Segre.
Infine: il Parlamento eleggerà “la” Presidente della Repubblica in un anno molto particolare perché il 2022 sarà il trentennale delle stragi di Palermo. Trent’anni fa la gente, per tornare alle parole di De Gregori, seppe benissimo cosa fare: riempì le piazze d’Italia, appese migliaia di lenzuola bianche ai balconi per dire “mai più!”. Trent’anni dopo la promessa che ci facemmo in quelle piazze resta in parte da realizzare: le mafie hanno subito duri colpi, ma non fanno ancora parte del passato, anzi!
Mi auguro che il Parlamento italiano, nel raccogliere quanto sta emergendo dal successo della candidatura Segre, tenga in conto anche questo e sappia dare una risposta adeguata.