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Cos’è il Needle Spiking: “Un pizzico e poi non ricordo più nulla”. Le testimonianze delle giovani vittime

La preoccupazione ha spinto alla promozione di una petizione che chiede che “diventi un requisito legale perquisire chi entra in un locale notturno”. L'approfondimento nel New York Times e le testimonianze dei giovani coinvolti (in gran parte donne, ma non solo): "Siamo sempre stati abituati a controllare il drink, a coprirlo. Ma non possiamo fare lo stesso con tutto il corpo. Non dovremmo avere anche questa responsabilità, è qualcun altro che ci sta colpendo"

di Paolo Aruffo

Oltre 30 atenei hanno aderito alla protesta per il boicottaggio dei locali notturni. Il motivo? Si sta facendo poco per contrastare il Needle Spiking, ovvero la somministrazione di farmaci o droghe tramite siringhe. Siamo in Inghilterra, ma in realtà il fenomeno si sta diffondendo anche in altri Paesi (come l’Irlanda e la Scozia) e sui social piovono denunce. La stampa estera ne sta parlando da giorni, in particolare è il New York Times ad affrontare la vicenda, riportando alcuni esempi. Come quello di Lizzie Wilson, una ragazza di 18 anni che vive a Nottingham. È metà ottobre e Lizzie si trova in un locale con tre amici a divertirsi quando, all’improvviso, sente un pizzico alla schiena. Tempo dieci minuti e fa fatica ad alzarsi. Gli amici la portano in ospedale, lì trascorre diverse ore impaurita e disorientata: “Nessuno dovrebbe mai vivere questo”, dirà lei successivamente, spiegando di aver perso totalmente il controllo di se stessa.

Lizzie potrebbe essere un’altra vittima del nuovo presunto pericolo con cui i giovani (di ambedue i sessi ma in gran parte donne) si stanno trovando a fare i conti: un’iniezione di sonniferi, farmaci o droga dello stupro nei locali della notte. Quella che una volta veniva messa di nascosto nel bicchiere, per intenderci. Ancora più veloce e pericolosa, tanto che Lizzie è stata sottoposta ad una serie di analisi del sangue per assicurarsi che non abbia contratto alcuna malattia. “Siamo sempre stati abituati a controllare il drink, a coprirlo. Ma non possiamo fare lo stesso con tutto il corpo. Non dovremmo avere anche questa responsabilità, è qualcun altro che ci sta colpendo”, ha affermato un’altra giovane inglese intervistata.

C’è anche il caso di Zara Owen, studentessa 19enne dell’Università di Nottingham, altra presunta vittima del Needle Spiking. Il 10 ottobre è in un noto nightclub della città dove studia, quando all’improvviso non ricorda più nulla. La sua coinquilina le ha detto che è stata trovata, da sola, in un ristorante take-away: “Cosa che non faccio mai, specialmente se non sono in compagnia”, racconta in un lungo post pubblicato su Facebook, a corredo dell’immagine della puntura sulla gamba. “Ora sto bene – continua a scrivere – non ho avuto altri effetti, se non la perdita di memoria, ma non sono l’unica a cui è capitato”. Infine conclude: “Questo post è di consapevolezza, non cerca simpatia. Per favore: non allontanarti dal tuo gruppo di amici. Se dovesse capitarti, vai in fondo a questa storia e speriamo che tutto possa terminare presto”.

Al momento gli episodi sono limitati ma le forze dell’ordine stanno indagando per fare chiarezza: “Nessun reato, compresa l’aggressione sessuale, è stato collegato alle iniezioni. Intensificheremo i pattugliamenti e collaboreremo con università e ospedali locali”, ha dichiarato la polizia del Nottinghamshire. La stessa che, secondo Le Figaro, avrebbe fermato due uomini nell’ambito delle indagini sui frequenti incidenti denunciati già dal 12 settembre scorso. I giovani, di 18 e 19 anni, sono sospettati di aver programmato di drogare le persone “con l’intenzione di far loro del male, infastidirle o ferirle”. Priti Patel, ministro dell’Interno britannico, ha chiesto alle forze di polizia di valutare urgentemente la portata del fenomeno. Drink Aware, ente di beneficenza nazionale che lavora per prevenire e ridurre l’abuso di alcol in Irlanda, sostiene che l’assunzione delle cosiddette droghe dello stupro possa portare a perdita dell’equilibrio, problemi alla vista, nausea e vomito. Ma anche confusione e perdita di coscienza.

I giovani, tornati alla spensieratezza e al divertimento notturno dopo mesi di chiusure e restrizioni, vorrebbero vivere le serate in tranquillità. Poiché questo non accade, hanno lanciato una petizione che ha già raggiunto quasi 170.000 firme affinché “il governo del Regno Unito decreti che i locali notturni debbano perquisire gli ospiti all’arrivo per evitare che armi dannose e altri oggetti entrino nelle sale. Potrebbe trattarsi di una perquisizione o di un metal detector, ma deve comportare l’adozione di misure tangibili per garantire la sicurezza del pubblico”. A questa denuncia si aggiunge il boicottaggio dei locali notturni. Ma attenzione, l’obiettivo dev’essere chiaro: “Lo scopo non è far restare le donne a casa ma inviare un messaggio ai proprietari dei club affinché garantiscano la sicurezza dei clienti“, dice Ally Valerio, uno degli studenti che ha organizzato la protesta. E ancora: “Vogliamo uscire di nuovo, ma vogliamo farlo in un ambiente più sicuro”. Come riportato dal Guardian, Athena, una studentessa di musica di 19 anni che vive nella contea di Durham, ha riferito di aver chiamato la polizia e il servizio sanitario nazionale dopo aver avuto il sospetto che il suo drink fosse stato alterato in un bar il mese scorso e le è stato detto di andare al pronto soccorso per ricevere un test antidroga. Dopo aver aspettato tre ore, è stata respinta all’una di notte e le è stato detto che l’ospedale non effettua test antidroga e che non sapevano dove avrebbe potuto trovarne uno.

“Almeno una persona che conosco, conosce a sua volta qualcuno che è stato drogato. Questo è scioccante”, dice Tillie Drapper, una ragazza di 20 anni che ha avviato un forum su Facebook per segnalare in diretta (naturalmente in modo ufficioso) i casi di sospetto Needle Spiking. C’è addirittura qualcuno che cerca di indossare indumenti più robusti per proteggersi da eventuali punture. Ecco il clima di spavento che si sta diffondendo. E ancora una volta sono le vittime a dover costruire una corazza, a dover fare ‘qualcosa di più’, ‘qualcosa di meglio’.

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