Il problema del trasporto scolastico per gli alunni disabili si ripresenta puntuale ogni anno. Confusione, approssimazione, discriminazione e disservizio talmente ripetuti da far parte del pacchetto sopportazione di ogni genitore di figlio disabile. Una sorta di dazio extra. Non basta avere già un mare di problemi di salute, di gestione, di organizzazione, di sopravvivenza e di relazione, no. Ci vuole anche il problema del trasporto.

Partiamo da un presupposto essenziale. Il pulmino, per un alunno fragile e disabile, è autonomia: per lui non è un trasporto ma un momento di crescita, una routine, una rara occasione di entrare in contatto con se stesso e con gli altri senza progetti specifici. Quell’alunno in quel tragitto vive la quotidiana normalità che tutti cercano di vietare e proibire.

Precisiamo anche un luogo comune ulteriore: mentre il figlio disabile va a scuola la sua famiglia non è alle Maldive a fregarsi le mani per la gioia di ricevere servizi gratis. Proprio no. Avete idea di quanto costa una pedana per far salire una sedia a rotelle o un operatore formato a contenere crisi mentre la mamma guida come se nulla fosse? Avete idea del tempo che ci vuole a preparare un alunno non autosufficiente? Non piccolo, non autosufficiente, è diverso.

Qualcuno si è mai reso conto che trovare una tata non è un gioco e che nonni, amici, vicini e parenti possono non sentirsi adatti o adeguati? O non avere voglia di assumere una responsabilità rispetto un bisogno speciale? E sorge a qualcuno l’idea che noi madri e padri magari ci siamo anche un tantino rotti di dover dare sempre mille spiegazioni e giustificazioni per ottenere un banale diritto? Andare a scuola, includere. Parole tanto abusate quanto disattese nella sostanza.

E così mi scrivono in tantissimi:

Sono la mamma di Eleonora, 16 anni, con una malattia genetica rara, la Sindrome di Williams, e in aggiunta diagnosi dello spettro autistico e altre patologie in comorbidità. Insieme ad altri genitori ti raccontiamo un po’ dei guai che stiamo vivendo noi a Roma in merito al mancato servizio del trasporto scolastico. Da qualche anno non funziona come dovrebbe: spesso gli autisti sono in sciopero, i mezzi non passano e questo comporta disagi e situazioni di estrema difficoltà in tante famiglie. Purtroppo, i dipendenti della ditta che ha vinto la gara d’appalto da circa 8 anni non stanno pagando regolarmente i dipendenti. Oltre ad essere un danno recidivo, questa volta il mancato pagamento degli stipendi non avviene da maggio: mesi e mesi in cui padri o madri di famiglie non hanno un accredito. Giustamente ormai al limite, gli autisti sono in sciopero e noi famiglie fruiamo del servizio spesso scoperti e con preavviso minimo.

L’alternativa è non mandare i figli a scuola o non andare noi genitori al lavoro o prendere permessi su permessi. Il comune è assente, poche e scarse comunicazioni e con i soliti tempi biblici delle amministrazioni. Inoltre, oltre ai danni, il pericolo: i mezzi sono obsoleti e non hanno manutenzione. Dipendenti quindi in sciopero non solo per il dio denaro, che dopo mesi di mancata erogazione serve a sfamarsi, ma anche per la tutela loro e dei ragazzi, dei bambini, delle persone! Sarebbe da chiedere a tutti: “Se ci fosse tuo figlio su quel pulmino, cosa faresti?” Sarebbe bello che in tempi rapidi qui a Roma a nessuno venga negato il diritto fondamentale di poter andare a scuola o lavorare. Per il resto noi genitori come sempre, dal giorno della diagnosi (se fortunati) scelte non ne abbiamo. O siamo vittime delle circostanze o decidiamo di diventare padroni della nostra vita cercando di fronteggiare le sfide che il mondo ci propina per tutelare i nostri figli. La sfida questa volta è una ditta che ha vinto un appalto pubblico e che senza vergogna truffa tutti a discapito dei più fragili.

E ancora:

Mi chiamo Denise, mamma di un bimbo diversamente abile di nove anni, Tommaso. Quest’anno dopo molte peripezie siamo riusciti a farlo entrare nell’istituto X di Roma. Purtroppo la nostra gioia si è spenta quasi subito a causa di un gravissimo disservizio nel trasporto pubblico dei pulmini: la mattina i bimbi possono andare a scuola ma il pomeriggio purtroppo non li riportano a casa a causa di un malfunzionamento della ditta per il ritorno! Ogni genitore deve andare con non poche difficoltà a recuperare i propri figli a scuola o sono costretti a non poterli mandare, creando ulteriore disagio, poiché è importante che i nostri figli vadano per effettuare delle terapie importantissime per la loro disabilità. Ci sentiamo da soli e ignorati, io stessa oggi ho dovuto prendere la metropolitana e mio figlio, molto stanco dalla giornata (che inizia alle sei del mattino), non ce la faceva a camminare per un chilometro fino alla metro! Mio marito lavora molto lontano da casa e non può prendere ogni giorno il permesso per potersi recare in auto a scuola.

E poi:

Oltre a essere mamma di un ragazzo autistico di 14 anni, che usufruisce del servizio Trasporto Scolastico Disabile del Comune di Roma in appalto alla Società Tundo Vincenzo Spa, sono anche un’autista di tale servizio; già da anni la Tundo non effettua regolarmente i pagamenti degli stipendi, con ritardi anche superiori a tre mesi: infatti, tuttora, non percepiamo stipendi da giugno 2021. Inoltre i mezzi non sono sanificati, molti con ruote lisce, non frenanti, meccanica danneggiata, pedane non funzionanti, assicurazioni mancanti, estintori scaduti ed altre anomalie che non garantiscono la sicurezza degli utenti e degli autisti stessi, che rischiano anche sanzioni e denunce dalle forze dell’ordine se fermati o in caso di eventuali incidenti. Infatti oggi i servizi non sono stati svolti per evitare ripercussioni verso i lavoratori e tutelare la sicurezza di tutti. Nei giorni scorsi, inoltre, ci sono stati altri disservizi, poiché la Tundo non ha provveduto a sostituire gli autisti in malattia. La prego di prendere in considerazione la divulgazione di tutto ciò. Le famiglie sono disperate, i ragazzi abbandonati a casa senza poter più avere il diritto allo studio e all’integrazione sociale e inoltre i lavoratori sono ridotti allo stremo, senza stipendio e di conseguenza senza sostentamento ormai indebitati per andare avanti. Io inoltre vivo entrambi i disagi e mi trovo inorridita di fronte a tutto ciò.

Potrei copiare decine e decine di mail cosi e raccogliere altre testimonianze su tutto il territorio. Possibile che non siamo in grado di gestire un appalto? Possibile ridursi a questo a danno dei più fragili? Possibile che nessuno offra un ristoro per garantire la diretta organizzazione fintanto che tutto sia risolto? Possibile mai che per i motivi più svariati sempre gli stessi debbano essere violentati e abusati nel loro già difficile quotidiano?

Il comune di Roma cosa aspetta? Ah sì, forse che passi il pulmino…

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