La Fiom ha annunciato un pacchetto di 8 ore di sciopero. Al centro delle contestazioni la legge di Bilancio del governo Draghi e, in particolare, le misure insoddisfacenti sul fronte pensioni: Quota 102 – l’uscita dal lavoro con 64 anni d’età più 38 di contributi – solo per il 2022 non risponde alla richiesta di una riforma complessiva e strutturale del sistema, che superi la legge Fornero. In generale poi la manovra non fa propria l’idea di sviluppo, lavoro e transizione dei sindacati. Nemmeno il giudizio di Cgil, Cisl e Uil era stato positivo, ma le tre sigle guidate da Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri – in attesa di leggere il testo definitivo – si erano date appuntamento a sabato 30 ottobre per fare il punto sulle eventuali mobilitazioni. Le tute blu della Cgil hanno deciso di rompere le righe e anticipare la dimostrazione. Resta solo da decidere come articolare le ore di protesta, se unitariamente o meno.
“È urgente la mobilitazione dei lavoratori per chiedere al Governo e al sistema delle imprese risposte in tema di crisi industriali e occupazionali, riforma degli ammortizzatori sociali – si legge in una nota – precarietà del lavoro, salute e sicurezza, sistema degli appalti e dei subappalti, pensioni e contrasto dell’evasione fiscale”. La crescita – spiegano i metalmeccanici – “non è omogenea nei singoli settori e fra i settori, non colma i divari territoriali preesistenti, non consente di evitare crisi e chiusure di imprese, non impedisce che l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas si scarichi sul potere di acquisto dei salari e delle pensioni. La crisi è stata determinata anche da “scelte speculative e da fondi finanziari, da delocalizzazioni prive di qualsiasi contrasto legislativo, e in parte dalle transizioni strutturali” accusa. Per questo motivo è necessario rilanciare gli investimenti pubblici e privati e definire una politica industriale sostenibile sul piano sociale e ambientale. Occorre anche redistribuire il lavoro e difendere l’occupazione nella transizione energetica e digitale, emanare una legge sulla rappresentanza e ridurre l’età pensionabile introducendo elementi di flessibilità in uscita con particolare attenzione ai mestieri gravosi e usuranti, alle categorie con ridotte capacità lavorative, alle donne, introducendo una pensione di garanzia per le giovani generazioni. Il documento programmatico della legge di Bilancio invece “non va in questa direzione, né dal punto di vista della quantità di risorse messe a disposizione nei capitoli fondamentali che riguardano i lavoratori e le loro prospettive – afferma Fiom – né per quel che riguarda un impianto riformatore, assente, che difenda ed estenda il ruolo pubblico in economia nell’uscita dall’emergenza Covid e affermi un nuovo modello sociale“.
La “fuga in avanti” dei metalmeccanici di Cgil ha sicuramente spiazzato Fim e Uilm: pare che sul tema non ci sia stata nessuna discussione preliminare. Francesca Re David di Fiom, Roberto Benaglia di Fim e Rocco Palombella di Uilm hanno fissato già fissato un incontro su altri temi, ma da cui potrebbe uscire una decisione univoca. Dei tre sindacati confederali invece Cgil e Uil sembrano spingere sulla piazza, mentre la Cisl reè più prudente. I tre segretari si incontreranno sabato in videoconferenza. Sul tavolo anche la questione fisco, con la richiesta unitaria che il taglio delle tasse questa volta riguardi i lavoratori ed i pensionati. “Dovremmo avere la forza – ha ribadito Pierpaolo Bombardieri di Uil – di fare pressione, mobilitazioni per un mese e un giorno in più di quanto duri la discussione, per convincere il Parlamento a cambiare le scelte che ha assunto”. “Noi non aderiamo a nessun pacchetto di scioperi messo a disposizione dalla Fiom, ma ci muoveremo all’interno di un percorso che ha visto Cgil Cisl e Uil convergere su una piattaforma unitaria, dalle pensioni al fisco – ha affermato invece il leader Uilm Rocco Palombella – Qualsiasi fuga in avanti della Fiom, invece, anziché rafforzare questa posizione la indebolisce e crea tensione – ha spiegato poi – Noi siamo invece per rafforzare la posizione della categoria che ci vede impegnati su altre mobilitazioni: in particolare, il 10 novembre con lo sciopero con manifestazione a Roma per Acciaierie d’Italia. Stiamo valutando altre iniziative per Leonardo aerostrutture, per il settore dell’automotive e per le crisi industriali del settore metalmeccanico e manifatturiero – ha concluso – Ci auguriamo quindi che la fuga in avanti della Fiom non produca forzature o divisioni sui territori, perché riaprirebbe una fase di scontro che avevamo superato”.