Dal 19 luglio, il governo inglese ha delegato le sue responsabilità nei confronti della lotta contro il Covid ai cittadini. Infatti, tranne alcune restrizioni sui viaggi e l’obbligo di restare in quarantena se contagiati, le restrizioni in Inghilterra sono più o meno zero.
In un paese dove quasi l’86% della popolazione è vaccinata, c’era la speranza di non ritrovarsi in una situazione dove il numero di contagi si è rialzato dopo un’estate senza molti contagi. Invece, ora, il numero di contagi in Inghilterra è pesantemente più alto rispetto al resto dei paesi europei, con più di 40mila contagi al giorno. Perché?
Certamente, siccome l’Inghilterra è stato uno dei primi paesi a lanciare un programma di vaccinazione di massa, avrebbe dovuto essere tra i primi paesi a garantirsi l’immunità. È da settembre che il paese offre terzi vaccini per gli anziani, per i soggetti vulnerabili e per i ragazzi dai dodici ai diciassette anni. Ma questa volta la vaccinazione procede lentamente, non c’è lo stesso slancio che ha caratterizzato l’inizio del programma. La responsabilità per questi contagi è, soprattutto, di un governo compiaciuto.
Come in quasi tutti i paesi, ci sono gruppi no vax che manifestano contro green pass e vaccinazioni e condividono disinformazione online, ma sono una minoranza. Il popolo inglese è uno tra i popoli meno contrari alle vaccinazioni al mondo. Il ‘green pass’ inglese doveva cominciare ad essere utilizzato a settembre. Però, nonostante il sostegno generale dei cittadini per una forma di ‘green pass’, il governo ha deciso di scartare questo programma all’improvviso. C’è qualche discoteca che, all’ingresso, richiede di esibire un certificato di vaccinazione oppure un test negativo. Però, dopo quasi due anni di inattività economica, c’è pochissimo interesse da parte dei gestori dei locali nell’assicurarsi che i clienti siano negativi al Covid in quanto questo costoso sistema non è richiesto dalla legge.
Anche se ci sono molti morti in meno rispetto all’anno scorso, la cifra dei ricoveri sta aumentando vertiginosamente. Gli ospedali, che si erano riorganizzati per curare l’alto numero di pazienti oncologici (messi da parte per quasi due anni di pandemia), stanno lavorando sotto pressione data la carenza di infermieri.
Da quasi due settimane, gli scienziati indipendenti che consigliano il governo sulla pandemia stanno chiedendo al Ministro della Salute di introdurre le misure chiamate ‘Plan B’. Queste misure prevedono l’uso delle mascherine negli spazi chiusi, delle certificazioni di vaccinazione e lo smart-working per chi può lavorare da casa. Boris Johnson continua a ripetere che il suo governo “segue la scienze”. Ma dal Numero 10 c’è solo noncuranza.
Il Ministro della Salute, Sajid Javid, è tra i ministri che valutano la libertà civile più importante della limitazione dei contagi. Javid ha sostituito Matt Hancock, che si è dovuto dimettere dopo aver scandalosamente intrapreso una storia sessuale con una sua collega, mentre obbligava i cittadini a non socializzare fuori dalla propria famiglia. Lo zelante leader della Camera dei Deputati, Jacob Rees Mogg, ha sostenuto che portare una mascherina non è molto “socievole”, come se portare una mascherina fosse una questione di buone maniere e non una misura di protezione e prevenzione contro un virus. Sembrava che Rees Mogg avesse proprio dimenticato che il Primo Ministro stesso ha lottato per la sua vita contro il Covid soltanto l’anno scorso.
Ma Boris Johnson, nel suo solito stile spensierato, al congresso del partito conservatore a settembre ha ironizzato sul tema della sua morte. Disse che, mentre soffriva in ospedale, attaccato ad un respiratore, guardò fuori alla finestra, vide un buco e pensò che fosse destinato al suo cadavere. Continuò spiegando che per fortuna questo buco è diventato, grazie al “buon lavoro” del suo partito, un nuovo reparto pediatrico.
Questo atteggiamento distaccato del governo inglese verso il Covid non è una storia nuova. Fa parte dell’approccio laissez-faire dei conservatori verso la sanità in generale: dove non si investe nella medicina preventiva, dove la malattia è retribuita così poco che i lavoratori evitano di guarire a casa quando stanno male per paura di perdere soldi, dove non si considerano mai le cause economiche e sociali della cattiva sanità. E così, chiedendo ai cittadini di stare “attenti” senza nessuna regola da seguire, il governo cerca di sottrarsi alla propria responsabilità di proteggere i propri cittadini da un virus spietato.
Il comportamento del governo può essere divertente per il partito conservatore, uno degli unici gruppi nel Regno Unito che trovano l’uso della mascherina ‘fastidiosa’. Invece è solo fastidioso per il popolo inglese, che sembra stare sempre un passo avanti al proprio governo riguardo la pandemia. Comuni e scuole, che hanno dovuto gestire la crisi da soli incoraggiando le persone a mettersi le mascherine e limitando il contatto tra bambini in classi diverse, ormai sanno bene che, per evitare restrizioni estreme come il lockdown, bisogna agire subito appena si vede un aumento sostenuto di contagi.
Il governo inglese ha commesso lo sbaglio di agire troppo tardi già due volte. Se non annuncia una strategia per contrastare l’aumento dei contagiati si potrebbe concludere che Boris Johnson ha subìto quasi due ondate di pandemia e una brutta lotta personale con il Covid, ma non ha imparato proprio niente. E sono le persone residenti nel Regno Unito che pagano per il suo silenzio.