Richiesti voucher per soli 829 milioni sui 2,6 miliardi stanziati dal governo Conte. E su 1,8 milioni di tagliandi emessi, 630mila non sono ancora stati sfruttati. Ivana Jelinic, presidente della Fiavet, l'associazione che rappresenta le imprese di viaggio e turismo: "E' stato chiesto ad un settore in difficoltà di finanziare la misura. E gli albergatori hanno denunciato non solo la scarsa disponibilità delle banche a scontare il bonus, ma anche una difficoltà oggettiva ad ottenere finanziamenti”
Ultimi mesi per dar fondo al bonus vacanze. A fine anno scadrà infatti l’agevolazione introdotta dal decreto rilancio per i nuclei familiari e ai single con Isee fino a 40mila euro che hanno fatto domanda del bonus entro il 31 dicembre 2020. Finora sono stati generati oltre 1,8 milioni di bonus per un controvalore di oltre 829 milioni, meno di un terzo dei 2,6 miliardi stanziati dal governo Conte. Inoltre solo 1,17 milioni del totale tagliandi emessi sono stati poi realmente utilizzati. Mancano all’appello oltre 630mila bonus che potranno essere utilizzati al massimo entro dicembre.
Come fare ad utilizzarli? Il bonus, fino a 500 euro con un figlio a carico (per scendere a 300 euro per le coppie e a 150 per i single) riservato a nuclei con un Isee al di sotto dei 40mila euro, può essere impiegato direttamente in una struttura ricettiva italiana. Esibendo il codice univoco o Qr code ottenuto con l’app Io si riceve subito uno sconto pari all’80% dell’importo del bonus e si può poi portare in detrazione il restante 20 per cento. Per gli operatori del turismo è prevista poi la possibilità di cedere il bonus a banche e fornitori oppure utilizzare la somma come credito d’imposta. In alternativa, il beneficiario si può anche usare il voucher nelle agenzie di viaggio o presso un tour operator per il pagamento di un soggiorno in albergo, campeggio, villaggio o bed & breakfast. Ma non è possibile avvantaggiarsi dello sconto direttamente attraverso piattaforme online di prenotazione. Bisogna infatti verificare con la struttura, prima del pagamento, l’adesione all’iniziativa. Anche di qui non poche critiche da parte dei consumatori.
Per Luigi Gabriele, presidente dell’associazione Consumerismo no profit, il bonus vacanze “non è stata un’iniziativa di successo. Se lo fosse stata i numeri sarebbero stati ben altri. I buoni e i soldi stanziati sarebbero finiti immediatamente”. Il motivo? “La procedura non è stata chiara. Sin dall’inizio sia i beneficiari che le strutture ricettive hanno fatto fatica a capire come utilizzare i voucher. In più non è stato possibile usare i bonus per acquisti online e solo in seconda battuta sono stati tirati dentro i tour operator”. Per giunta quando finalmente il procedimento è diventato chiaro, non è stato più possibile emettere altri buoni. Così ora si possono solo utilizzare solo quelli già in circolazione.
“In realtà questo meccanismo non ha funzionato perché, in sostanza, il governo ha chiesto ad un settore in difficoltà di finanziare la misura – precisa Ivana Jelinic, presidente della Fiavet, l’associazione che rappresenta le imprese di viaggio e turismo – Come se non bastasse, siamo stati inondati di mail di albergatori che hanno denunciato non solo la scarsa disponibilità delle banche a scontare il bonus, ma anche una difficoltà oggettiva ad ottenere finanziamenti”. Per Jelinic meglio sarebbe stato mettere sul piatto direttamente un aiuto diretto al settore che avrebbe poi potuto trasformarsi in una riduzione delle tariffe. Per la numero uno della Fiavet la prova che l’iniziativa non ha funzionato è del resto nei numeri. “Siamo un Paese di piccole imprese, anche nel turismo che vale il 13% del prodotto interno lordo – conclude – se non vogliamo giocare solo a favore delle grandi aziende, allora è necessario immaginare misure più adeguate alle caratteristiche del nostro tessuto produttivo. Del resto, così com’è, il bonus non ha senso. Per una settimana in un villaggio fra luglio e agosto una famiglia di tre persone spende più di duemila euro. I 500 euro del bonus sono certamente un aiuto, ma non incidono sulle decisione di andare o meno in vacanza”. Del resto se è stato utilizzato solo un terzo del plafond stanziato dallo Stato un motivo ci sarà pur stato.