Cultura

Carla Fracci e l’amore con Beppe Menegatti. Lui: “L’ammirazione per lei poi è diventata sentimento e comunione d’intenti”

"Il bene è qualcosa di globale. Se ami una persona ne ami tutte le sfaccettature e la sostieni". Le parole dell'amore della grande ballerina. Una storia durata 70 anni

di Simona Griggio

Una storia d’amore e teatro durata 70 anni. L’incontro fra Carla Fracci e Beppe Menegatti avviene dietro le quinte, nei corridoi che portano alle sale ballo dove il sogno è fatica quotidiana. Odore di pece (ci si strofinano le punte per non scivolare) e sudore. Seduta per terra quel giorno c’era lei, futura stella italiana nel mondo, allora allieva a un passo dal diploma. Si cuciva calze e scarpette. Lui, poco più che ventenne, era il giovane assistente di Luchino Visconti alla Scala.

“Quel primo incontro ha determinato la direzione della nostra vita”, racconta il marito e regista, con la voce a tratti incrinata dall’emozione. “Ci sono coincidenze che segnano un punto di svolta. Una scelta piuttosto che un’altra e cambia tutto. Fra me e Carla è stato così: ammirazione che si è trasformata a poco a poco in sentimento e comunione di intenti. Ho capito che quello era il momento della scelta che avrebbe segnato tutta la mia vita”.

Carla” è il film di Rai Fiction sulla vita della “ballerina assoluta”, con Alessandra Mastronardi e Stefano Rossi Giordani a impersonare la coppia. Nelle sale cinematografiche dall’8 al 10 novembre e su Rai 1 in prima serata il 5 dicembre, è basato sul ricordo dei due artisti. Romanzato, certo, ma fedele a una scansione emozionale e cronologica dei momenti chiave. Che Beppe Menegatti racconta così.

Il retroscena: un’occasione inaspettata
“Studiavo all’Accademia Silvio D’Amico di Roma quando Luchino Visconti (nel film Lorenzo Lavia), alla ricerca di un assistente per la regia, mi chiamò. Doveva dirigere per il Teatro alla Scala “Mario e il mago”, balletto tratto da Thomas Mann per le coreografie di Léonide Massine. Fino al giorno prima però il regista non sapeva nemmeno chi fossi. Era arrivato a me su indicazione di Franco Zeffirelli. “Cerco un giovane assistente che conosca il balletto”, gli aveva detto. Ed ecco spuntare il mio nome. Un’occasione davvero straordinaria che ho colto al volo senza neppure chiedere il permesso all’Accademia. Ricordo che incontrai Visconti a Roma di lunedì e il mercoledì ero già a Milano.

Il primo incontro fra Carla e Beppe
“Lavoravo già alla Scala. Nel corridoio antistante la sala ballo ci eravamo raggruppati per entrare e assistere alle prove della coreografia. Io ero l’ultimo in coda. Davanti a me la scenografa e costumista Lila De Nobili disse, rivolgendosi a tutti: “Non potrebbe essere lei la protagonista del balletto?”. Fu allora che notai quella ragazza seduta per terra, intenta ad aggiustarsi le calze, Carla. Era evidente che la sua leggerezza e talento erano già un fatto”.

Dall’ammirazione artistica al sentimento
“La mia ammirazione per lei cresceva ogni giorno. La prima ballerina all’epoca era Luciana Novaro e Carla non era ancora diventata una stella. Si facevano strada in me affetto, sentimento, unione di intenti, amore. Nel frattempo lo spettacolo “Mario e il mago” era stato rimandato e io ero diventato assistente di Luchino Visconti anche per le opere alla Scala: La Sonnambula, La Traviata, La Vestale. Carla dopo il diploma era entrata nel corpo di ballo e così la vedevo spesso sbucare fra le quinte per guardare estasiata la meraviglia sul palco: Maria Callas“.

Per chi sono i fiori?
“Questa è la scena più divertente. Accaduta realmente. Ho in mano uno splendido mazzo di fiori e Carla sopraggiunge. Sorride pensando che siano per lei. Invece me li aveva dati Visconti da consegnare alla Callas”.

Il vestito su misura offerto dalla Biki.
“La Biki era la stilista più rinomata a Milano in quegli anni. Un deus ex machina per trovare lo stile più adatto a valorizzare una donna e un artista. Fece a Carla, che non aveva abbigliamento adatto all’occasione, un vestito meraviglioso per incontrare la Callas e Visconti. Da quel momento non ci perdemmo più di vista e anzi, io e Carla nei periodi difficili che affrontò Maria la sostenemmo”.

L’abbandono improvviso delle prove.
“Era giunta la notizia di un incidente tranviario sulla linea che guidava il padre di Carla, Luigi (Pietro Ragusa), e lei si era precipitata alla rimessa dei tram per verificare che non fosse rimasto coinvolto. Aveva abbandonato le prove di “Mario e il mago” ma era rientrata sollevata”.

Fracci sceglie Londra
“Da fidanzati, accolse l’invito del coreografo Anton Dolin a Londra e poi la richiesta del ballerino Eric Bruhn di andare negli States. Io rimasi a Milano a lavorare. Era logico che Carla dovesse frequentare un ambiente internazionale per crescere. Proprio a Londra ebbe uno dei più grandi riconoscimenti di pubblico e critica diventando un punto di riferimento internazionale nel balletto. Il bene è qualcosa di globale. Se ami una persona ne ami tutte le sfaccettature e la sostieni”.

Nasce il figlio Francesco.
“Cinque anni dopo il matrimonio, nel ’69, è nato Francesco. Fare un figlio per una ballerina famosa era davvero contro corrente. Considerato dannoso per la carriera. Anche in questo Carla è stata molto forte. Tante persone, dalle quali poi mi sono poi guardato, ci avevano consigliato di perderlo. C’erano molti pregiudizi. Invece fu per noi la grazia di un qualche mondo superiore. Ha riempito ancora di più la nostra vita”.

Oltre a Giselle, Gelsomina.
“Una perfetta Gelsomina. Nel balletto La strada, con le coreografie di Mario Pistoni e le musiche di Nino Rota, Carla era speciale. Federico Fellini ne era rimasto incantato. Anche questo balletto è nato per una strana coincidenza. Rota voleva comporre la musica per una Turandot e ne aveva scritto certi accenni. Poi a Milano ci disse che non si sentiva in grado, dopo aver ascoltato Puccini e Busoni. Cosa pensate di una musica per La strada? E a noi si aprì il cuore. Un genio. Quante belle relazioni abbiamo vissuto insieme fra arte e amicizia”.

“Un bel faccin”, le origini popolari, i dolci alla crema
“Carla non ha mai dimenticato il popolo, il contesto in cui è cresciuta. Quando conosci la differenza fra un chilo e un chilo e mezzo di pane perché durante la guerra sei sfollata in campagna e tua nonna (nel film Elena Cotta) ti ha insegnato la concretezza del vivere, la conservi anche se diventi étoile internazionale. Ogni ostacolo è stato per lei una nuova occasione. Carla amava la vita. E anche il buon cibo e i dolci alla crema”.

Il ricordo che non c’è nel film
“Recentemente le avevo mostrato una foto. Sul palco del Piermarini c’eravamo tutti per l’opera La Vestale con Maria Callas: cast, coristi, macchinisti. Io ero dietro, con il compito di dare il segnale di ingresso al corpo di ballo. Lei mi aveva cercato fra tutti in quell’immagine di qualche millimetro. E’ stato un momento di tenerezza infinito”.

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