Tra le misure contenute nella legge di bilancio 2022, licenziata giovedì dal Consiglio dei ministri, c’è anche un provvedimento che ieri ha affossato diversi titoli bancari in Borsa. Banco Bpm ha chiuso a meno 7,3%, Bper a meno 6,4% mentre Mps e Unicredit sono riusciti a contenere la flessione entro l’1%. In sostanza il governo ha annunciato che i bonus fiscali previsti in caso di aggregazioni tra banche (le cosiddette Dta, imposte differite attive) saranno prorogati fino al prossimo 30 giugno. Ma, mentre prima il loro ammontare era stabilito al 2% degli degli asset delle banche protagoniste della fusione, ora viene introdotto un plafond di 500 milioni di euro. Questo sarà insomma il tetto massimo del beneficio in termini di crediti di imposte, anche se il valore del 2% degli asset dovesse superare questa soglia.
Gli scenari per un potenziale risiko bancario, che piace sempre molto agli investitori, si fanno quindi meno invitanti e questo spiega i bruschi arretramenti registrati venerdì sui mercati. Banco Bpm e Bper (insieme a Popolare Sondrio) sono da tempo visti come possibili protagonisti di un futuro matrimonio. Di Banco Bpm si parla anche in relazione ad una possibile unione con Unicredit. Con le nuove regole i benefici fiscali si ridimensionerebbero di circa 2 miliardi di euro.
A differenza di Banco Bpm e Bper, ieri Mps ha retto il colpo calando in borsa di circa l’1%. Eppure la nuova regola “toglie” alla banca senese benefici fiscali a favore di un potenziale acquirente per circa 1,5 miliardi. Ma la banca è comunque in mano al Tesoro che, in una forma o nell’altra, dovrà consegnare a chi accetterà di rilevarla una dote miliardaria. Con un minor esborso dal lato dei benefici fiscali il Mef potrebbe invece rafforzare il premio in termini di dimensioni dell’aumento di capitale, ossia iniezione di denaro fresco nella banca che Unicredit aveva preteso essere di almeno 6 miliardi di euro.