di Claudio Santini

Mi chiamo Claudio e sono il papà orgoglioso di Marco, ragazzo gay. Ormai da quattro anni, dopo il coming out, sono attivo, perlomeno virtualmente, in varie associazioni Lgbt+: vivendo in una città di provincia è assai difficile trovare momenti di aggregazione su questi temi.

Ho partecipato all’ultimo Pride a Roma e a una manifestazione a Viterbo a sostegno del ddl Zan. Ho partecipato attivamente anche alla raccolta firme perché il prossimo Lazio Pride si faccia a Viterbo e sono iscritto Arcigay Roma e Agedo Roma.

Nell’ultimo anno ho seguito molto i vari passaggi del ddl Zan al Senato: interruzioni, ostacoli, bugie e falsità seminate a piene mani. Ho scritto a qualche sacerdote per spiegare nel dettaglio la proposta di legge, quando il medesimo sacerdote gioiva per la presa di posizione della Congregazione della dottrina della fede.

Ho sofferto. Sì, ho sofferto molto nel leggere quotidianamente le falsità che molti personaggi illustri hanno fatto circolare impunemente, mentendo sapendo di mentire. Ovviamente queste falsità hanno trovato terreno fertile, concimato dall’ignoranza, d’altronde come su altri temi che vedono l’Italia divisa nettamente: la gestione dei migranti, la pandemia, il green pass ecc.

Ovviamente ero pronto all’insuccesso dell’approvazione del ddl Zan… ma non credevo che al momento della visione dei risultati sullo schermo del Senato, avrei avuto per alcuni istanti i battiti del cuore accelerati.

Fare un esame politico di quanto è accaduto è deprimente, veder gioire i vari personaggi del centrodestra è stato assai difficile da sopportare. Sentire la sera, al Tg1, ancora parlare del ddl Zan come di una legge che avrebbe portato l’educazione gender nelle scuole è avvilente. Una valanga quotidiana di falsità ha contribuito a far sì che tutto finisse in uno squallido applauso da stadio al Senato.

Leggere sulle pagine Facebook di personaggi cattolici, anche viterbesi, parole di esultanza e di ringraziamento al Signore per aver impedito che questa malefica legge venisse approvata è veramente difficile da comprendere. Leggere Te Deum Laudamus per ringraziare Dio per questa “vittoria” politica è assai pesante da mandar giù. Aspettare ore per metabolizzare l’avvenimento e poi sentire il proprio figlio, anch’esso demoralizzato e triste, e poi svegliarsi il giorno dopo e pensare che la storia non sarà possibile fermarla.

Perché qualche decennio addietro era impensabile che due persone dello stesso sesso potessero essere unite civilmente, era impensabile che ragazzi e ragazze Lgbt+ potessero vivere la loro sessualità alla luce del sole. Certo la discriminazione è presente e forte, ma altrettanto forte è il desiderio di “uscire dall’armadio”, out of the closet

Abbiamo preso un bel cazzotto nello stomaco, ma possiamo rialzarci e continuare a camminare, anzi a correre, verso un’unica direzione, verso il riconoscimento universale di essere semplicemente se stessi. Figli di Dio, amati, creati unicamente per essere unici e diversi.

Un voto meschino, un voto segreto non potrà impedire per sempre il diritto di esistere. Un Pride al mese, le strade addobbate d’arcobaleno per ogni occasione. L’orgoglio di amare ed essere amati.

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