Ddl Zan, dignità per gli “invisibili”, lavoro povero, diseguaglianze e salario minimo: di questi temi si è discusso venerdì sera durante l’incontro organizzato dall’associazione Olmo dei Sogni alla biblioteca Archimede di Settimo Torinese. La presentazione del libro di Aboubakar Soumahoro, “Umanità in rivolta”, è stata l’occasione per discutere diversi temi cari al sindacalista, impegnato da anni nella lotta contro lo sfruttamento dei braccianti e il caporalato.

Oltre all’abolizione delle leggi che vincolano il permesso di soggiorno alla firma di un contratto di lavoro e finiscono così per consegnare i migranti ai caporali, per contrastare questo fenomeno Soumahoro propone la “patente del cibo”, un bollino che certifichi la provenienza “etica” dei prodotti agroalimentari e assicuri al consumatore che nella filiera non ci sono lavoratori sfruttati. Nonostante le promesse e la sanatoria voluta dalla ex ministra Teresa Bellanova, tuttavia queste proposte restano ancora sulla carta.

“Braccianti, rider e tutti i lavoratori che si sono sacrificati nella fase iniziale della pandemia oggi sono caduti nel dimenticatoio”, ha dichiarato Soumahoro, che ha anche preso posizione sull’obbligatorietà del Green pass nei luoghi di lavoro: “Non possiamo permettere che sia di nuovo il pretesto per acuire le disuguaglianze. Alcuni lavoratori si sono vaccinati e ne sono comunque esclusi”.

Il sindacalista ha anche commentato la proposta di introdurre un salario minimo, raccomandato dall’Unione Europea e confluito nel testo a firma Nunzia Catalfo (M5s) che la commissione Lavoro del Senato ha iniziato a esaminare nei giorni scorsi. “Non bisogna confondere i discorsi sulla capacità di contrattazione dei sindacati con la necessità di ridare dignità a milioni di lavoratori che percepiscono 6 euro lordi l’ora – ha dichiarato –. La crisi dell’autorevolezza della rappresentanza va affrontata in un’altra sede”.

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