Dopo la Brexit Ryanair medita l’addio alla City. Il management della compagnia low cost irlandese sta valutando l’addio alla Borsa di Londra per effetto di una “consistente riduzione degli scambi” nel corso dell’anno e in coerenza con una “tendenza generale delle contrattazioni sulle azioni di società dell’Ue dopo la Brexit“. Lo ha fatto sapere la stessa compagnia in una nota che ha accompagnato la diffusione dei conti del primo semestre 2021-22 in cui viene indicato che “la quotazione primaria nel mercato regolamentato di Euronext Dublino offre agli azionisti il grado di protezione più elevato, incluso il rispetto del codice di corporate governance del Regno Unito”.

Secondo Ryanair la riduzione degli scambi sui titoli di società dell’Ue alla Borsa di Londra “è potenzialmente più acuta per Ryanair a seguito dell’estensione ai cittadini britannici del divieto in corso da tempo per i cittadini extra-Ue di acquistarne le azioni per effetto della Brexit”. Da qui la decisione del cda di Ryanair di “valutare gli effetti del ritiro della quotazione standard dal London Stock Exchange (Lse)“.

Quanto ai conti del semestre, Ryanair ha visto i passeggeri più che raddoppiare (+128%) a quota 39,1 milioni di clienti. In crescita dal 72 al 79% l’indice di riempimento dei voli, mentre i ricavi sono aumentati dell’83% a 2,15 miliardi di euro. In crescita del 63% a 2,2 miliardi i costi operativi, in calo da 411 a 48 milioni la perdita netta.

Se per la compagnia è “difficile fornire una previsione esauriente sull’intero esercizio”, tuttavia ritiene di poter raggiungere “quota 100 milioni di passeggeri, a seconda anche delle tariffe invernali”, con una perdita di esercizio stimata tra “i 100 e i 200 milioni di euro”. Cifre che dipenderanno “dall’andamento della campagna vaccinale, escludendo sviluppi non avversi della pandemia da Covid 19“. Ryanair ha quindi ribadito che si aspetta di tornare alla redditività pre-Covid nell’anno che termina a marzo 2023.

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