Duecento paesi coinvolti, alcuni grandi assenti: per due settimane la Scozia sarà al centro dei tentativi di alzare l'asticella delle ambizioni sul cambiamento climatico. Ma l'esito è ancora più difficile di quello, deludente, del G20
Poco più di dieci giorni per capire quale sarà il futuro del Pianeta. Dopo la cerimonia inaugurale della Cop 26 di Glasgow, che si è svolta ieri, in concomitanza con la giornata di chiusura del G20 di Roma e il passaggio di consegne tra la presidente della Cop25 in Cile, Carolina Schmidt e il presidente della Cop26, il britannico Alok Sharma, oggi si parte con il World Leaders Summit. E con gli ultimi messaggi dei ‘padroni di casa’. Da un lato le parole del premier britannico Boris Johnson: “Se fallisce Glasgow, fallisce tutto e abbiamo 6 possibilità di successo su 10”. Dall’altro quelle della first minister del governo locale scozzese, Nicola Sturgeon, che condivide “il pessimismo” attribuito a Johnson sull’esito della conferenza internazionale Onu sul clima Cop26 ma, allo stesso tempo, ha sottolineato l’importanza di metterlo da parte per provare a rovesciare il tavolo delle previsioni negative.
OGGI IL SUMMIT DEI LEADER – Alla Cop26, che proseguirà fino al 12 novembre, oggi e domani sono le giornate dei capi di stato e di governo. Il World Leaders Summit sarà aperto alle 12 (ora locale) dal premier britannico Boris Johnson. Dopo di lui parleranno Mario Draghi (l’Italia è partner della Cop) e il primo ministro delle Barbados Mia Amor Mottley che rappresenterà l’urgenza, ossia i Paesi che rischiano di rimanere sommersi dall’innalzamento dei mari. Al summit, oltre al documentarista britannico David Attenborough, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il principe Carlo di Windsor che sostituirà la regina Elisabetta cui i medici hanno vietato di partecipare per motivi di salute. Presidenti e primi ministri annunceranno gli obiettivi dei rispettivi Paesi per la decarbonizzazione. Non tutti hanno presentato impegni nazionali aggiornati (Ndc, National Determined Contributions) per il taglio delle emissioni di gas serra e, anche tra gli Stati che lo hanno fatto, la maggior parte non è davvero in linea con l’obiettivo (dettato dalla scienza) di rimanere sotto la soglia di 1,5° di riscaldamento globale. L’obiettivo principale della Conferenza delle parti è proprio quello di raccogliere impegni più ambiziosi da parte dei singoli Stati. Secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, a maggior ragione in ambito Cop, dove sono coinvolti quasi duecento Stati. E c’è di tutto, dalla potenza mondiale alle nazioni tra le più povere al mondo con aree che rischiano di scomparire da qui ai prossimi decenni.
GLI OBIETTIVI – Si prevede, dunque, un lavoro più complicato rispetto a quanto non sia già Stato il G20 di Roma durante il quale le maggiori potenze della Terra non sono riuscite a trovare un accordo, per esempio, sui tempi necessari per raggiungere la neutralità climatica. Nel documento finale il target è “entro o attorno metà secolo”. Ma non ci si può porre solo l’obiettivo rispetto alla soglia da non superare di riscaldamento globale, perché per centrarlo, occorre mettere in modo una serie di strumenti. Intanto mobilitare la finanza climatica, cioè gli aiuti finanziari dei Paesi più sviluppati nei confronti di quelli più poveri: e consegnare quei 100 miliardi di dollari all’anno prima del 2023 (data prevista dall’Ocse). Un altro tassello fondamentale sarà quello delle regole per misurare le emissioni, insomma tutto quanto stabilito nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Non è solo una questione di obiettivi, ma di trasparenza e, quindi, di concreta efficacia delle misure che verranno prese dai singoli Stati. Perché l’effettiva riduzione dell’inquinamento dipenderà proprio dalle regole sul conteggio delle emissioni e sullo scambio di quote di queste emissioni tra i Paesi, che già più volte hanno fatto fallire altre Cop.
CHI CI SARÀ (E CHI NO) – A Glasgow saranno presenti fra gli altri, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier francese Emmanuel Macron, il premier giapponese Fumio Kishida, il primo ministro indiano Narendra Modi, con cui è aperta da settimane una ‘negoziazione’ fondamentale per la riuscita della Cop, ma anche il primo ministro canadese Justin Trudeau e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Assenti, però, alcuni capi di stato dei principali paesi emettitori di gas serra: il cinese Xi Jinping e il russo Vladimir Putin, ma anche il brasiliano Jair Bolsonaro e il turco Recep Tayyp Erdogan.