Sono state individuate trentuno nuove unità grafiche: zoomorfi, motivi geometrici, gruppi di segni lineari e scanalature a dita. Si trova a circa 7 metri sul livello del mare, vicino Castro
In un’insenatura della costa salentina, vicino a Castro in provincia di Lecce, all’interno del Parco Naturale Regionale Litorale Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, a circa 7 metri sul livello del mare, c’é una cavità. Costituita da una camera principale, crollata, e una interna. La grotta Romanelli. Bella e inaccessibile. Un sito chiave per gli studi del Pleistocene mediterraneo, grazie alla sua vasta evidenza archeologica e paleontologica. Soprattutto per l’arte parietale. Che continua a regalare nuove importanti testimonianze. Come rivela uno studio pubblicato da una équipe di studiosi italiani dell’Università degli studi di Ferrara, Milano, Roma sulla rivista scientifica britannica Antiquity. Già perché nonostante la Grotta sia stata individuata nel 1874 e gli scavi al suo interno non furono intrapresi fino al 1900, soltanto nel 2016 é stato avviato un progetto di ricerca multidisciplinare. Per averne una conoscenza più completa. Più dettagliata.
È cosi che é stato possibile identificare ricche concentrazioni di arte finora sconosciuta e non documentata nella camera interna. Trentuno nuove unità grafiche. Zoomorfi, motivi geometrici, gruppi di segni lineari e scanalature a dita. Insomma tracce modeste se paragonate a quelle dei più celebri siti della Francia e della penisola Iberica. Ma fondamentali per la comprensione della Grotta. Figure e motivi “nuovi” che si vanno ad aggiungere a quelle note. Come la figura bovida seminaturalistica, le figure umane e fusiformi e diversi segni lineari. O una silhouette femminile e una figura bovina. Infine, un’ulteriore figura bovida. Attraverso un esame visivo intensivo dell’intero interno della grotta, utilizzando la luce obliqua, é stato possibile riconoscere le “nuove” incisioni, oltre che alcuni danni alle superfici rocciose. Si sono così riconosciuti, in un settore, tre figure zoomorfe, tra le quali certamente un bovide con corna ricurve a forma di S rivolte in avanti, e undici segni lineari: tra questi c’é una figura ornitomorfa. In un altro, quattro gruppi, o unità grafiche, di motivi e figure. Una fusiforme, una serpeggiante sviluppata attorno ad un asse verticale. In un ulteriore settore otto scanalature delle dita.
Una scoperta importante nata da una rivisitazione dell’esistente. Da una più accurata analisi di quanto visibile. “La scoperta delle nuove incisioni non solo amplia la testimonianza figurativa della Grotta Romanelli e più in generale dell’arte paleolitica italiana, ma segna anche un passo importante verso l’inserimento di questo sito nel più ampio e complesso panorama dell’arte paleolitica. Le nuove figure forniscono la prova di un patrimonio visivo condiviso in un’ampia parte dell’Eurasia durante il tardo Paleolitico superiore, aprendo nuove domande sulle dinamiche sociali e sulla diffusione di motivi iconografici comuni nel bacino del Mediterraneo”: le conclusioni dello studio dimostrano come la ricerca continui ad essere fondamentale. Soprattutto se si può sviluppare con il supporto delle Istituzioni, come accaduto in questo caso.