Gocce d’acqua e altri racconti di Medoruma Shun (traduzione e postfazione di Giuseppe Pappalardo; Atmosphere Libri) è la prima traduzione italiana di un autore di Okinawa. Un testo che permette di avere un quadro più completo della variegata letteratura giapponese contemporanea. In questa raccolta l’autore ci mostra uno spaccato realistico della lussureggiante isola durante gli anni Novanta del secolo scorso. Spaccato che viene stravolto dai ricordi della guerra, un conflitto che segna nella narrazione, e anche nella realtà, la psicologia degli attori coinvolti.
Si tratta di tre racconti straordinari, che rimandano a un certo realismo magico e si muovono in un habitat e in una cultura che Medoruma Shun conosce a menadito. I protagonisti sono persone anziane la cui quotidianità viene stravolta da eventi insoliti. Ecco che il protagonista di Gocce d’acqua, un sopravvissuto della guerra che va in giro per le scuole a raccontare storie inventate sul conflitto, si ritrova con un alluce da cui fuoriesce acqua cristallina e dal quale, ogni notte, si abbeverano fantasmi di soldati giapponesi; ne Mabuigumi – Alla ricerca dell’anima perduta, una donna che ha perso il marito durante la guerra chiede alla sua anima di tornare nel suo corpo; ne Il suono del vento, un uomo sopravvissuto alla battaglia di Okinawa si sente in colpa per aver rubato una penna al cadavere di un pilota kamikaze, mentre gli abitanti del villaggio incoraggiano la produzione di un documentario bellico per incrementare il turismo.
Tokyo – Stazione Ueno (traduzione di Daniela Guarino; 21lettere), delicato e diretto romanzo di Yu Miri (autrice sudcoreana “Zainichi”, ovvero nata e cresciuta in Giappone e che scrive in giapponese), è la storia di Kazu, dai primi lontani ricordi nel periodo post-bellico all’approdo a Tokyo poco prima delle Olimpiadi. Kazu è l’emblema delle diseguaglianze sociali del Giappone: al parco imperiale di Ueno convive con altri senzatetto invisibili con le loro tende precarie e i loro rifiuti. La sua è una storia disperata di accettazione e di sopravvivenza. Una storia che affonda nella tradizione nipponica per esplodere nella smania devastante di chi può permetterselo, il futuro. Un libro scritto in modo semplice, immediato, di grande effetto emotivo.
Dolcemente soffocante, di Kawakami Hiromi (traduzione e postfazione di Stefano Romagnoli; Atmosphere Libri), è una raccolta di cinque racconti (acqua, terra, aer, ignis, mundus), in cui l’elemento fantastico diventa utile a raccontare il reale della condizione umana. Transizioni dall’infanzia all’età adulta, il cambio di città e di scuola, la scoperta della sessualità, il suicidio, un viaggio per elaborare il lutto e riflettere sulla propria relazione con la defunta, la gravidanza, la vita di coppia: sono tanti i temi affrontati dall’autrice edochiana.
In tutti e cinque gli scritti (apparsi per la prima volta, tra il 2008 e il 2012, sulla rivista Shinchō) Kawakami Hiromi si destreggia molto bene tra linee narrative e punti di vista. Focalizzazioni interne, monologhi, intrecci di voci narranti, flashback e flashforward si plasmano costruendo un mosaico di stati d’animo e di situazioni del quotidiano. Un quotidiano che mantiene, attraverso elementi di straniamento, una porta aperta all’irrealtà, alla visione onirica del mondo terreno.