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Afghanistan, autobomba e commando armato fanno strage a Kabul: almeno una ventina di morti e 50 feriti. Isis – K ha rivendicato

Colpito il più grande ospedale militare afghano, Sardar Dawood Khan. La stessa struttura è stata sotto attacco nel 2017: alcuni uomini dell'Isis, vestiti da medici, avevano ucciso 50 persone

La situazione sicurezza in Afghanistan continua a precipitare. Oggi si registra un nuovo sanguinoso attentato che ha colpito la capitale Kabul. Un commando ha attaccato vicino al più grande ospedale militare afghano, Sardar Dawood Khan, provocando almeno una ventina di vittime e 50 feriti. Dopo alcune ore è arrivata la rivendicazione da parte dello Stato Islamico-Khorasan (Is-K), che ha inoltre affermato che all’ingresso dell’ospedale un jihadista ha fatto detonare la cintura esplosiva che indossava, prima che altri miliziani prendessero d’assalto la struttura e aprissero il fuoco.

Secondo al-Jazeera, che cita una fonte del ministero degli Interni del governo talebano, un miliziano delle Bandiere Nere si è fatto esplodere a bordo di una moto-bomba, mentre altri tre membri del commando armato hanno aperto il fuoco uccidendo delle persone. Versione confermata anche da un funzionario talebano: “L’attacco è stato innescato da un attentatore suicida in sella a una motocicletta che si è fatto esplodere all’ingresso dell’ospedale”, ha detto aggiungendo che l’attacco era terminato e che gli assalitori erano stati tutti uccisi. Secondo un tweet di Emergency, si sono udite “esplosioni nel quartiere Pd10” con “nove feriti arrivati finora al nostro ospedale”.

Nell’ospedale, che può ospitare fino a 400 pazienti, il personale si è rifugiato in una stanza di sicurezza, ha raccontato una fonte medica: “Temevano che gli attentatori sarebbero andati da una stanza all’altra per uccidere più persone possibile, come era successo la prima volta che l’ospedale era stato attaccato”, ha riferito un testimone. Nel marzo 2017, infatti, alcuni uomini dell’Isis vestiti da medici avevano fatto irruzione uccidendo 50 persone. Nell’ospedale militare nei giorni scorsi aveva fatto la sua prima apparizione pubblica il ministro della difesa talebano Mohammed Yaqoub, figlio del fondatore del movimento, il mullah Omar, per chiedere agli uomini d’affari afghani di investire nelle strutture sanitarie. Il suo governo, dopo il completo ritiro delle truppe della Nato, aveva assicurato la pacificazione del Paese e garantito la sicurezza di tutti gli afghani. “Si tratta dell’ennesima dimostrazione che la guerra sulla pelle del popolo afghano continua, anche ora che i riflettori sono spenti e le istituzioni internazionali se sono andate”, ha denunciato Emergency, che nel suo ospedale ha accolto decine di feriti dell’attentato di Kabul, tra cui due bambini, colpiti da schegge. Tutto questo, “nel mezzo di una crisi economica, alimentare e umanitaria spaventosa” che coinvolge “più di un afghano su due”.