Si chiude la seconda giornata della Cop 26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. Questi, in sintesi, gli obiettivi posti: stop alla deforestazione della Terra entro il 2030, riduzione delle emissioni di metano del 30%, un piano per rendere la tecnologia verde più economica. Inoltre l’ufficializzazione dell’impegno misto pubblico – privato con 100 miliardi di fondi per arginare il riscaldamento globale, il Global Energy Alliance. Sul fronte dello stop alla deforestazione il premier del Regno Unito Boris Johnson spiega che la dichiarazione è stata sottoscritta da Paesi che ospitano l’85% delle foreste del mondo mentre la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Layen annuncia 1 miliardo di fondi per le foreste e il presidente Usa Biden ne promette 9 da parte di Washington. Un accordo che comprende anche la Russia con Putin, che ricorda che il Paese ha il 20% delle foreste mondiali. Per quanto riguarda le tecnologie arriva la ‘Eu Catalyst Partnership’, programma da 1 miliardo di dollari per incoraggiare gli investimenti in tecnologie per il clima, che vede insieme Ue e Microsoft.
Quanto al metano, sale a oltre 100 (da 80) il numero dei Paesi che alla Cop26 hanno aderito all’impegno di ridurre le emissioni del 30% entro il 2030. Lo fa sapere la Commissione europea in una nota: si tratta di oltre 100 Paesi che rappresentano il 70% dell’economia globale hanno ora aderito all’iniziativa lanciata da Ue e Usa. “L’iniziativa sulla riduzione delle emissioni di metano permetterà di mantenere a portata di mano l’obiettivo di limitare il riscaldamento” globale “a 1,5 gradi. I Paesi che aderiscono al Global Methane Pledge – si spiega nella nota – si impegnano a raggiungere l’obiettivo collettivo di ridurre le emissioni globali di metano di almeno il 30%, rispetto ai livelli del 2020, entro il 2030 e a muoversi verso l’utilizzo delle migliori metodologie disponibili per quantificare le emissioni”. La realizzazione dell’iniziativa ridurrebbe il riscaldamento di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050, fornendo una base fondamentale per gli sforzi globali di mitigazione del cambiamento climatico.
Al gas metano si attribuisce la responsabilità del 30% del riscaldamento globale e dal periodo preindustriale ad oggi le sue emissioni sono più che raddoppiate. Ad oggi rilasciamo ogni anno in atmosfera circa 380 milioni di tonnellate di metano. La maggior parte delle emissioni prodotte dall’attività dell’uomo proviene da tre settori: agricoltura (40%), combustibili fossili (35%) e rifiuti (20%). Ma pur se fortemente responsabile del riscaldamento il metano è più rapido da abbattere rispetto alla C02. Lo dice l’annuale rapporto dell’Unep, l’Agenzia Onu per l’Ambiente a delineare caratteristiche e numeri delle emissioni di metano, che è il secondo più importante gas serra dopo l’anidride carbonica, nel contribuire alle emissioni, ma nell’atmosfera dura solo dodici anni, rispetto alle centinaia di anni della Co2 e quindi per questo ridurre il metano, più della Co2, può rallentare il ritmo del riscaldamento nel breve termine. Secondo l’Agenzia Onu, c’è un forte potenziale di abbattimento di circa il 20% delle emissioni provocate dall’uomo entro il 2030 con misure tecniche disponibili a basso costo o nullo mentre misure aggiuntive, come il passaggio dal gas naturale alle rinnovabili, cambi nelle diete e riduzione degli sprechi alimentari potrebbero aggiungere un 15% al potenziale di mitigazione del 2030. Quindi l’attuazione di tutte le misure, strutturali e comportamentali, potrebbe ridurre le emissioni di metano di di circa il 45% rispetto al 2015. In attesa di Cop 26, finora gli impegni attuali dei Paesi coprivano solo un terzo della riduzione di metano richiesta per raggiungere l’obiettivo dei aumento di 2 gradi e solo il 23% di ciò che occorre per l’obiettivo 1,5 gradi.
A Glasgow è stata anche la giornata degli impegni dei grandi big dell’industria e della finanza. Il primo ad annunciare un fondo di 2 miliardi di dollari per l’Africa è Jeff Bezos e nel pomeriggio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ufficializza l’adesione dell’Italia alla Global Energy Alliance, un maxi fondo pubblico privato che potrebbe arrivare fino a 100 miliardi di dollari con Rockfeller Foundation, Ikea Foundation Bezos e altre istituzioni finanziarie internazionali. “Raggiungere un miliardo di persone con sorgenti di energia affidabile, risparmiare 4 miliardi di tonnellate di CO2, e creare come previsione a regime oltre 150 milioni di posti di lavoro“, ha detto il ministro della Transizione ecologica in una conferenza alla Cop26 a Glasgow, sottolineando che il fondo ha “l’obiettivo di accelerare soluzioni climatiche, creare lavoro verde e accelerare la transizione”. Ha poi proseguito: “Noi parteciperemo come ministero della Transizione con un impegno finanziario di 10 milioni, che è quello dell’istituzione; di certo non possiamo competere e non vogliamo competere sulle cifre anche perché la partita si gioca sul modello che stiamo sviluppando”.
Il premier britannico Boris Johnson ha elogiato i donatori privati entrati in campo nella lotta al surriscaldamento del pianeta nell’ambito della conferenza Onu Cop26 in corso a Glasgow. Mentre ha paragonato il risultato parziale emerso dai due giorni del vertice dei leader a “un pareggio” calcistico strappato “nei tempi supplementari”, sottolineando come la partita di Glasgow non sia finita e la palla sia ora “ai negoziatori” incaricati di proseguire nelle trattative nei prossimi giorni della conferenza, che continuerà fino alla prossima settimana. Il premier britannico ha indicato come una somma importante i 100 miliardi di impegni finanziari messi finora sul piatto – inclusi quelli messi a disposizione dal “grande business” – ma ha ammesso che “serve di più”.