Società

In Svizzera per avere il green pass potrebbe bastare un test sierologico positivo

di Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica e Clementina Sasso, astrofisica e Maurizio Matteoli, pediatra

Nella vicina Svizzera, il Consiglio Federale ha proposto di rilasciare il green pass della durata di un anno ai guariti, senza necessità di una dose di vaccino. Fino a ora era limitato a sei mesi. “Un cambiamento – spiega l’epidemiologo Antoine Flahault – in linea con i dati raccolti in ambito scientifico. Chi è guarito ha una protezione dalle forme gravi della malattia molto simile a quella che conferisce il vaccino. Concedere ai guariti il green pass della durata di 12 mesi sembra quindi abbastanza ragionevole“.

Il certificato sarà valido per un anno in Svizzera e 180 giorni all’estero.

Ma continua l’epidemiologo: “Il tasso di anticorpi non è un buon indicatore della protezione. Se si hanno gli anticorpi significa che abbiamo incontrato il virus, ma non si sa quando. Del resto, se non ce lo ricordiamo, probabilmente la malattia era asintomatica o leggera, cosa che, intuitivamente, dovrebbe fornire scarsa protezione”. Nonostante questa ultima considerazione potrebbero ben presto ottenere un green pass anche coloro che scoprono attraverso un test sierologico, effettuato a proprie spese, di essere stati infettati dal coronavirus, con conseguente green pass della validità di tre mesi.

Il processo di consultazione sulle nuove misure si è chiuso il 26 ottobre. La decisione definitiva da parte del governo sarà presa domani, mercoledì 3 novembre.

E invece da noi in Italia?

Il Ministero della Salute con comunicazione del 21 luglio 2021 (Comunicazione Ministero della Salute 0032884-21/07/2021, nda) aggiorna le indicazioni sulla vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da Sars Cov 2: “… si rappresenta che è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2… purché la vaccinazione venga esaurita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre i 12 mesi dalla guarigione”.

Chi ha avuto infezione da Sars-Cov 2 ha un green pass valido sei mesi dalla data del primo tampone positivo, green pass che invece dura 12 mesi in caso di vaccinazione in unica somministrazione effettuata entro 12 mesi dalla guarigione.

Invece, riguardo la sierologia, sia nella nota del 3 marzo che nella nota del 21 luglio di quest’anno il Ministero della Salute specifica che l’evidenza di documentata infezione da Sars-CoV-2 è rappresentata o da positività al tampone o da informazione anamnestica il più possibile completa e dettagliata, mentre l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale.

Nei pazienti che soddisfano i criteri richiesti per la definizione di Covid-19 probabile un test sierologico positivo è il dato che ci permette, a posteriori, non solo di individuare soggetti che si sono contagiati ma anche di inquadrare cronologicamente la loro positività e, di conseguenza, la loro guarigione. Chi ha avuto un contatto stretto, asintomatico o sintomatico, mai sottoposto a tampone (non c’è obbligo di tampone per i contatti stretti), che ha un sierologico positivo, molto probabilmente ha contratto l’infezione contestualmente al caso positivo di cui è stato contatto stretto.

“I sintomi possono essere manifestazioni comuni ad altre patologie… Questa diagnosi potrà, inoltre, essere maggiormente supportata se il paziente riferisce di avere avuto contatto, in famiglia o altrove con casi simili. Se il paziente viene visitato durante una epidemia influenzale è ancora più probabile che l’origine della malattia sia di natura virale e che la diagnosi potrà essere ulteriormente confermata… Una diagnosi definitiva di sindrome influenzale richiede l’isolamento del microrganismo responsabile o l’accertamento sierologico di un aumento degli anticorpi specifici…”. Nel libro Medicina clinica per il medico pratico, il professor J. Willis Hurst, già a metà degli anni 80, dava la definizione di malattia influenzale possibile, probabile e confermata.

Lo stesso ECDC nelle varie pubblicazioni riporta che un test anticorpale positivo indica se la persona è stata infettata da SARS-CoV-2 (Circolare Ministero della Salute 0016106-09/05/2020, nda).